Per una volta i nazionalisti scozzesi temono l’indipendenza altrui. Nei giorni scorsi il consiglio comunale delle Isole Shetland, un arcipelago di 20 mila persone a settanta miglia dalla costa scozzese, ha votato a favore dell’autodeterminazione da Edimburgo e posto un dilemma esistenziale per i vertici dello Scottish National Party (Snp). Come fanno i portabandiera dell’autonomia scozzese a negare le ambizioni indipendentiste dei cittadini delle Shetland?
I consiglieri comunali riuniti nell’isola di Lerwick, capoluogo dell’arcipelago, hanno approvato un testo che propone di “esplorare diverse opzioni” attraverso le quali “ottenere l’autodeterminazione politica e finanziaria”. Alcuni fautori del progetto hanno apertamente proposto un referendum popolare per ampliare i poteri autonomi delle Shetland e porre fine al presunto dominio scozzese. Il loro obiettivo non è il divorzio da Edimburgo, che sarebbe infattibile per molte ragioni, ma piuttosto una maggiore autonomia decisionale. Il modello da cui trarre ispirazione sono le vicine Isole Faroe, che formalmente fanno parte della Danimarca ma sono libere di amministrare il proprio territorio.
I sostenitori dell’autonomia usano grosso modo le stesse argomentazioni utilizzate dall’Snp per giustificare la separazione da Londra. Il consigliere Steven Coutts, uno dei firmatari della mozione, si è lamentato che Edimburgo “è troppo distante” – sia letteralmente che metaforicamente. Lerwick si trova a 300 miglia dalla capitale scozzese ed è più vicina alla città norvegese di Bergen. Inoltre molti isolani si sentono lasciati indietro dal governo di Edimburgo, che a loro dire ha contribuito al crescente impoverimento dell’arcipelago. “Temiamo che questa situazione stia seriamente minacciando la prosperità e sostenibilità della comunità delle Shetland”, hanno scritto i firmatari della mozione indicando che il costo della vita sull’isola è più alto del 60 per cento rispetto al resto della Scozia.
Le Isole Shetland usufruiscono di grandi risorse naturali da quando negli anni settanta è stato scoperto un giacimento di petrolio nei mari del Nord, a poche miglia dall’arcipelago. Gli autonomisti sostengono che il pieno controllo di queste risorse porterebbe ricchezza alle isole. I vertici dell’Snp ancora non hanno preso posizione su questa vicenda, ma un’eventuale rifiuto rischierebbe di ritorcersi contro. “Se sono a favore dell’autodeterminazione per la Scozia, come diavolo faccio a oppormi al tentativo di valutare l’autodeterminazione delle Shetland”, ha riconosciuto Robbie McGregor, l’unico rappresentante dell’Snp nel consiglio comunale delle isole.
Gli abitanti dell’arcipelago sostengono di avere delle origini diverse dal resto degli scozzesi, un altro dettaglio che li accomuna agli indipendentisti di Edimburgo. Gli isolani sostengono di avere sangue nordico, dato che sono stati sottoposti al dominio norvegese fino al 1472 quando l’arcipelago è stato ceduto alla Scozia come dote matrimoniale della principessa Margherita di Norvegia. Ma gli autonomisti delle Shetland vogliono rimediare a questa presunta ingiustizia storica. Solo il tempo ci dirà se avranno più fortuna dei loro rivali dell’Snp.
Articolo di Gregorio Sorgi (tratto da qui)
Nulla di male in una indipendenza…a catena