La manovra di bilancio per il 2018 deliberata dal Consiglio dei ministri contiene provvedimenti per un totale di 20,4 miliardi. Come di consueto, la “flessibilità”, ossia il maggior deficit rispetto a quanto precedentemente concordato con la Commissione europea, copre oltre metà dell’importo, ossia 10,9 miliardi. Per il resto le maggiori entrate ancora una volta saranno la parte più cospicua delle coperture (60%).
Pier Carlo Padoan ha comunque affermato che “privatizzazioni e dismissioni sono un capitolo che non è chiuso. Ci saranno decisioni che saranno rese note a tempo debito.”
In realtà ogni ipotesi finora circolata consiste, come in altre circostanze, in un gioco di carte per il quale certi asset escono contabilmente dal perimetro dello Stato salvo rientrarci nella sostanza, dato che l’acquirente sarebbe la (onnipresente) Cassa Depositi e Prestiti, formalmente deconsolidata dal bilancio statale, ma controllata all’80% dal Tesoro.
Nulla di nuovo, quindi. I tagli strutturali di spesa sono per lo più un argomento di conversazione e il maggior deficit rimane l’ingrediente principale della ricetta. Ma ogni maggior deficit oggi prefigura maggiori tasse domani.
Voglio essere dipendente statale anche io. Perché
Essendo un piccolo p.iva devo pagare (tangente) per lavorare? Spero arrivi moltiplicazioni pane e pesci, veri però non su statistiche in carta straccia scritta da gente seduta su un tavolo. Fuori dalla realtà. Preghiamo. Amen
Che dire, i soliti criminali allo sbaraglio, che ci stanno portando nel baratro.
Chi dice.. diminuiamo le tasse odierne facendo debito che verrà pagato domani ha in mente una cosa.. diminunendo le tasse l’economia cresce se l’economia cresce i contribuenti potranno pagare più tasse.. quindi l idea è sempre far pagare più tasse. La crescita economica esiste un funzione delle tasse nella loro testa