di ALFREDO MOROSETTI
I venti anni che precedettero la Prima Guerra mondiale, furono chiamati la Belle Epoque. Basta leggere Proust per farsi un’idea realistica di che strano periodo fosse stato.
Una sorta di follia compiaciuta collettiva, nella quale il vivere era dedicato ai piaceri più diversi (dello spirito, del corpo, della fantasia) e le dure necessità del mondo dimenticate.
Poi venne la più spaventosa guerra della storia, quella dove per la prima volta tutti (anche i contadini che da duemila anni non combattevano) furono mobilitati e furono mandati a vivere qualche giorno in trincee di fango per poi essere sacrificati alle mitragliatrici e ai cannoni del nemico. Come è noto, fu il suicidio dell’Europa. Da essa non si riprese più.
La cosa interessante è che lo stesso si ebbe nell’Impero romano. Gli anni che precedono la salita al potere di Marco Aurelio, l’imperatore filosofo, sono quelli di Adriano e sono i più languidi e orientati ad ogni forma di piacere per un numero più ampio possibile di cittadini romani. Il pacifismo è l’ideologia dominante e si pensa che sia possibile realizzare una pace perpetua. Quadi, Marcomanni, Alemanni non la pensavano così e nemmeno i Parti. L’imperatore filosofo sarà un imperatore guerriero e passerà la più parte dei suoi anni di capo supremo dell’impero negli accampamenti di Pannonia e del Norico per cercare di arginare la furia germanica. Dopo di lui, “le deluge”. L’impero s’impalla definitivamente ed essere cittadino romano un inferno di oppressioni di ogni genere.
Sarebbe interessante vedere se qualcosa di simile si è verificato, nell’impero cinese durante la sua millenaria storia.
Oggi noi siamo di sicuro nella condizione dell’Europa degli anni che precedettero il primo conflitto mondiale, allora dovremmo vedere se è possibile scoprire una regola generale, o meglio un segno dei tempi. Il canto del cigno prima dell’apocalisse.
Credo, vorrei tanto sbagliarmi, che ci sia poco da vedere o da scoprire. E’ finita, prendiamone atto.