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L’acqua pubblica e i “fallimenti del mercato”

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di MATTEO CORSINI

Uno dei cavalli di battaglia del M5S va sotto il titolo di “acqua pubblica”. Consiste, in sintesi, nella rimozione, laddove presente, delle concessioni a società non pubbliche relative alla gestione dei servizi idrici. Secondo i pentastellati, se gli acquedotti fanno letteralmente acqua, soprattutto al Sud, è colpa del fatto che la gestione non è in carico completamente allo Stato centrale o alle sue articolazioni territoriali.

Posto che revocare le concessioni comporterebbe un costo da taluni stimato in 15-20 miliardi, pare si stia facendo strada la possibilità di creare una società a controllo pubblico, alla quale potrebbero partecipare anche le attuali concessionarie private. Nello spirito corporativo tipico del Belpaese, da parte di queste ultime tale prospettiva è stata accolta con favore.

Secondo Giordano Colarullo, direttore generale di Utilitalia (società di gestione), questi sono i problemi dei disservizi al Sud:

  • “Ci sono due fallimenti. Uno è il fallimento di mercato. Soggetti adeguati a una gestione industriale sono arrivati in modo sparuto perché evidentemente oggi non esistono condizioni per investire. Il secondo è il fallimento istituzionale e burocratico di Stato e Regioni. In sintesi, non si è riusciti a rimuovere gli ostacoli che impediscono una gestione industriale. Serve un progetto di forte indirizzo pubblico, un impegno diretto di Stato e Regioni, per rimuovere questi ostacoli”.

Se “non esistono condizioni per investire” perché Stato e Regioni non hanno provveduto a “rimuovere gli ostacoli che impediscono una gestione industriale”, significa in realtà che non c’è alcun fallimento del mercato. Se non esistono le condizioni affinché in investimento possa avere senso economico, non ci si deve stupire che non ci siano imprenditori privati disposti a fare tale investimento.

E se si afferma che le condizioni non ci sono per via di un “fallimento istituzionale e burocratico di Stato e Regioni”, occorrerebbe almeno una piccola dose di scetticismo prima di aderire entusiasticamente all’ipotesi di costituzione di una nuova società pubblica incaricata di gestire i servizi idrici. Capisco la necessità di evitare il peggio, ossia una revoca delle concessioni con indennizzi di cui dover discutere in procedimenti giudiziari interminabili, ma almeno si eviti di parlare (a vanvera) di fallimenti del mercato.

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3 COMMENTS

  1. Privatizzare un’autostrada non dovrebbe consistere nel privatizzare il servizio lasciando la proprietà allo Stato (che con i suoi funzionari sciatti e/o corrotti dovrebbe controllare se è stata fatta corretta manutenzione al ponte Morandi). Significa ABBANDONARE LA PROPRIETA’ DELL’AUTOSTRADA vendendola a privati. Se l’autostrada uccide qualcuno, il proprietario ne risponde. Se pensi che non sia sicura, scegli un percorso diverso. Arriverai più tardi, ma non ti sarà richiesto un centesimo di tasse a causa di quella autostrada. E magari nessuno userà i pedaggi come controllo fiscale.E’ il mercato, bellezza!

    • Non sono d’accordo, le autostrade sono un esempio tipico di monopolio naturale che sono state pagate con i nostri soldi. Immaginiamo che la Torino-Milano venga privatizzata e con il ricavato si paghino i forestali calabresi, il reddito di cittadinanza, i soldi ai clandestini, le assunzioni di duosiciliani nell’amministrazione pubblica, sarebbe una beffa per noi. Immaginaimo anche che chi la compera metta il pedaggio per un viaggio a 100 euro, i riccastri per andare a Courmayeur sarebbero felici di avere l’autostrada libera senza traffico e potrebbero pagarsi il biglietto, il resto delle auto e dei tir andrebbero sulla viabilità ordinaria (che essendo pubblica non è detto che sia in miglior stato di manutenzione…) intasandola con un maggior costo per la collettività per inquinamento, tempi di consegna e usura. La concorrenza perfetta, il libero mercato possono esistere solo vigillando e combattendo tutte le anomalie come oligopoli e monopoli

  2. Il problema con l’acqua è che accade come con altri servizi pubblici quando vengono privatizzati, tipo le autostrade: chi subentra non spende un centesimo per migliorare il servizio, le manutenzioni ridotte al lumicino ma la prima cosa che fanno è quella di alzare le tariffe, così paghi più di prima per avere il medesimo servizio (o peggiore come con le autostrade…). non mi pare un gran affare. In compenso la gestione pubblica assicura l’assunzione di amici, parenti e raccomandati assolutamente inutili e talvolta inadatti al lavoro, aumentando le spese inutilmente o strapagando le forniture al di fuori del mercato.
    Sarebbe bello trovare una soluzione “del buon padre di famiglia” la gestione ottimale al prezzo più basso come se fosse una cosa di famiglia, l’unica soluzione è affidarsi ai privati, con controllo sui prezzi e galera garantita a chi sgarra. Finora le patrie galere sono vuote di colletti bianchi quindi la cosa è senza soluzione.

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