di FABIO CAVALERA
Gli indipendentisti scozzesi si rimettono in marcia. A guidarli c’è una quarantenne (classe 1970) combattiva e popolare, un’avvocatessa che si è unita allo Scottish National Party quando adolescente distribuiva volantini a scuola.
Nicola Sturgeon, da ieri leader del partito al posto del dimissionario Alex Salmond, non è una secessionista affamata di slogan. Ha la virtù del realismo. E nelle elezioni generali di maggio, a Westminster e a Downing Street, i conti con la “Lady di Ferro” degli indipendentisti, saranno costretti a farli. Sia i laburisti sia i conservatori.
E’ quasi scontato che nel prossimo parlamento britannico le due forze storiche del Regno Unito non avranno la maggioranza assoluta e dovranno affidarsi a coalizioni. Le sorti del futuro governo dipenderanno dal Sud inglese, dove incombe il fantasma dello Ukip di Nigel Farage, e dal Nord scozzese, dove Nicola Sturgeon si prepara a raccogliere una bella massa di consensi. Piace a sinistra e piace al centro.
Oggi a Westminster siedono 59 parlamentari espressi dai collegi scozzesi: 41 sono laburisti, 11 sono liberaldemocratici, 6 indipendentisti Snp, uno conservatore. I rapporti di forza si modificheranno. Lo Scottish National Party guadagnerà molti seggi e porterà a Londra una rappresentanza che potrebbe decisiva per le maggioranze.
La nuova leader dei nazionalisti scozzesi è una politica di razza. E ha le idee chiare. Vuole asciugare i laburisti in Scozia perché “votarli in Scozia è senza senso”, ma allearsi con gli stessi laburisti per una maggioranza a Westminster “in cui saremo determinanti e otterremo ciò ci è stato promesso”. E’ un calcolo che non fa un grinza. E non lo fa anche se dovessero ritornare a Downing Street i tory. In tal caso “o mantengono i patti sulla devoluzione o ci sarà un nuovo referendum e lo vinceremo”.
Si parla e si parlerà tanto di Nigel Farage e dell’avanzante antieuropeismo. Ma nel Regno Unito c’è in campo una Lady Ferro scozzese che è pronta a scompaginare gli assetti istituzionali e parlamentari. La questione scozzese non si è chiusa col referendum. E’ apertissima.
FONTE: WWW.CORRIERE.IT