di EUGENIO CAPOZZI
Il pianeta Terra ha oggi otto miliardi di abitanti. In mezzo secolo sono raddoppiati, ma la fame e la miseria si sono enormemente ridotte, grazie all’economia di mercato e alle nuove tecnologie.
Basterebbe questo semplice dato a confutare una volta per tutte la stupida tesi secondo cui l’eccesso di popolazione danneggerebbe lo sviluppo economico, e il contenimento delle nascite sarebbe utile a combattere la povertà. Come dimostra la storia è vero esattamente il contrario. Dalla rivoluzione industriale in poi la popolazione mondiale è andata costantemente aumentando, e così pure il suo tenore di vita. E oggi tutti i paesi economicamente in ascesa nel mondo sono tra i più popolosi, giovani e fecondi, mentre quelli in declino sono anziani e sterili.
Per combattere la povertà non serve ridurre le bocche da sfamare o i consumi, ma aumentare i consumatori e rendere più produttive agricoltura, allevamento, industria, più efficienti le reti di comunicazione e distribuzione. Chi ancora ripete le sciocchezze di Malthus, magari incitando a campagne di contraccezione, sterilizzazione e aborti, è in malafede: non vuole far vivere meglio le persone, ma eliminarle. Odia la vita, la gioventù, il futuro. Vorrebbe trasformare il mondo in una fortezza di élites straricche, psicopatiche, ipocondriache, circondate da robot, cloni e qualche raro servo della gleba.
Tutto l’ambientalismo ideologizzato e apocalittico si riduce a questa ossessione: ridurre la popolazione umana sulla terra, “ripulire” il mondo dalla presenza “inquinante” degli esseri umani.
È una pulsione di morte, un desiderio del nulla, che elabora sempre nuovi miti spaventosi per colpevolizzare la crescita, lo sviluppo, l’industrializzazione, e soprattutto la generazione, e per promuovere la penitenza, l’autoannichilimento: dal “buco nell’ozono” al “riscaldamento globale” alla “crisi climatica. Tutte scuse per arrivare sempre allo stesso obiettivo: fate meno figli, consumate di meno, siate più poveri, soffrite il freddo, e toglietevi di mezzo il prima possibile, magari in modo “biodegradabile” e “sostenibile”.
A nulla vale, contro questi posseduti, richiamare il fatto ovvio che oggi 8 miliardi di persone sulla terra vivono molto meglio di quanto vivesse mezzo secolo fa una popolazione inferiore del 50%. A nulla vale ricordare come tutte le previsioni catastrofistiche sul clima si siano sempre regolarmente rivelate sbagliate, e come scientificamente l’influsso dell’intera storia della civiltà umana sul clima sia impercettibile. Loro vogliono punire e punirsi, odiano l’umanità, vogliono vederla scomparire. Loro sono la malattia mortale dell’Occidente all’ultimo stadio.
Non mette al mondo nuovi schiavi, li importa già pronti!!
A parte qualche l’hobby che si trastulla nella sua ricchezza pianificando nelle conventicole un futuro improbabile, non credo che ai “padroni” convenga diminuire la popolazione, a loro occorrono schiavi, più numerosi sono gli schiavi e più i “padroni” si arricchiscono, ogni mezzo è buono purchè le donne siano feconde e nascano bambini, lo spopolamento sarebbe la loro rovina, preferiscono che l’umanità scoppi, l’arrestarsi del movimento, che salverebbe il mondo, avrebbe luogo a loro danno.
In questo caso recitano particolarmente bene. L’occidente comunque si sta spopolando e l’Italia sembra la più propensa a non mettere al mondo nuovi potenziali schiavi.
Esatto dovrebbe essere ovvio, è straordinario e terribile non lo sia!
Però… ci chiediamo a sufficienza il perché ciò che dovrebbe essere ovvio non è avvertito come tale da numerosi strati della popolazione, probabilmente la maggioranza? E soprattutto ci chiediamo quali possano essere gli strumenti adatti al ribaltamento numerico di questa percezione dell’ovvio? Oggi come oggi il ribaltamento del significato terminologico risulta essere… l’ovvio dei popoli.