Come un fiume carsico, periodicamente riaffiora in Italia la discussione in merito alle cosiddette “trivelle”, termine col quale si finisce per identificare tanto la ricerca di possibili giacimenti di idrocarburi quanto la loro effettiva estrazione.
Per i fondamentalisti dell’ambientalismo nostrano, tutto ciò che riguarda gas e petrolio è da considerare satanico, senza fare distinzioni tra le diverse attività che rientrano nel settore oil&gas e, spesso, senza avere alcuna competenza tecnica in materia. Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, in quota M5S, ha affermato:
- “Da quando sono Ministro non ho mai firmato autorizzazioni a trivellare il nostro Paese e i nostri mari e mai lo farò. Non sono diventato Ministro dell’Ambiente per riportare l’Italia al Medioevo economico e ambientale. Anche se arrivasse un parere positivo della Commissione Via, non sarebbe automaticamente una autorizzazione”.
Si tratta in effetti di autorizzazioni concesse dai governi precedenti, ma credo che il tasso di ipocrisia qui sia abbastanza elevato. Tanto lo Stato quanto gli enti locali traggono benefici economici consistenti dalle società che esplorano ed estraggono gas e petrolio sul territorio o nei mari italiani. Per cui la mia impressione è che, pur abbaiando a favore di giornalisti e telecamere, apprezzino non poco la possibilità di elargire mance ai loro bacini elettorali utilizzando le entrate derivanti da quelle attività sataniche.
D’altro canto non mi risulta che questi ferventi ambientalisti (più o meno dotati di stelle) abbiano pensato al disimpegno dello Stato dal settore, a cominciare, per esempio, dalla effettiva cessione sul mercato di tutte le azioni ancora direttamente e indirettamente possedute in Eni. Al contrario, i dividendi (e le poltrone) che ogni anno generosamente Eni distribuisce al Tesoro e a CDP la fanno rientrare in quelli che Giggino Di Maio ha definito “gioielli di famiglia” che non rientreranno negli asset da privatizzare.
Per non parlare della soddisfazione anche di questi signori quando la stessa Eni scopre giacimenti in acque o territori esteri, come se l’ambientalismo avesse solo valenza nazionale. La coerenza, si sa, non è considerata una virtù in politica. Evidentemente paga di più essere cialtroni.