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Le pompe di calore e gli eco-talebani del clima

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di MATTEO CORSINI

Pare sia in corso lo sgonfiamento di una sorta di bolla sulle pompe di calore a livello europeo, il che avrebbe indotto diverse imprese del settore a ridurre la manodopera e la produzione.
Così come in altri ambiti della cosiddetta transizione green, anche in questo caso i consumatori dimostrano di essere molto sensibili agli incentivi, il che significa due cose: in primo luogo, che la domanda non è genuina; in secondo luogo, che i sussidi sono a carico dei pagatori di tasse presenti e/o futuri.
Riflette mestamente Chris Bryant, una delle firme ecologiste di Bloomberg Opinion:
  • “E’ scioccante che gli sviluppatori di apparecchiature a basse emissioni debbano ridimensionare la produzione nel mezzo di un peggioramento della crisi climatica, e questo rappresenta un altro momento preoccupante della transizione energetica, che deve già far fronte a un calo della domanda di auto elettriche e alle difficoltà del settore eolico.”
Dopodiché invoca da parte dei governi una modifica della tassazione per penalizzare le caldaie a gas, come se già non si pagassero tasse. Ma tant’è.  Il punto di fondo è che le pompe di calore, oltre al costo notevolmente superiore di acquisto e installazione, hanno poi rese inferiori a basse temperature.
Con buona pace degli eco-talebani, sottoscrivo in pieno quanto dichiarato da Chris O’Shea, capo di Centrica Plc, che possiede British Gas: “Ci sono troppe persone che dicono ai consumatori ciò che è bene per loro. Pompe di calore o caldaie, a noi non importa, importa solo cosa è giusto per il consumatore.”

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