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Le radici di Javier Milei affondano lontano: rileggere Juan Bautista Alberdi

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di PAOLO L. BERNARDINI

Il fenomeno Milei sta – forse – cambiando il mondo. Certamente, la sua Argentina. Quel che accade è trascurato, ignorato o svilito da molta della stampa internazionale, ovviamente, composta da servi, sempre attenti a compiacere i loro padroni. Ora, si potrebbe pensare che Milei giunga “out of the blue”, abbia una formazione eminentemente libertaria e liberale-classica non argentina. Sostenere questo significa svilirlo ulteriormente, oltre ad omaggiare, ancora una volta, la Dea Ignoranza, l’idolo pagano che ormai ha sostituito i veri dèi, anzi il vero Dio, che è Verità, in tutto il mondo. La cultura argentina affonda in quella europea, soprattutto italiana, ma anche in generale illuministica.

L’Argentina è fatta di italiani, che magari sono cresciuti fin dalla più tenera infanzia oltre Oceano, e sono stati magari anche protagonisti della cultura, delle scienze, dello sviluppo dell’Argentina ottocentesca. Scrivo da Moneglia, in Liguria: ebbene, monegliese di nascita (come è stato scoperto dallo scrittore Mario Dentone solo nel 2020), è uno dei maggiori naturalisti argentini dell’Ottocento, Florentino Ameghino (1853-1911), autore di sterminate opere di geologia, geografia, e perfino teologia (era un ateo convinto). A lui si deve la nascita della paleontologia e della geologia argentina. Le sue “Obras Completas” sono 24 grossi volumi, ora introvabili nella loro completezza perfino sul mercato antiquario. Nacque a Moneglia, tra l’altro, nell’anno in cui l’Argentina uscita da una delle prime dittature che le toccarono, si diede una costituzione almeno in parte liberale.

L’attenzione che il mondo intellettuale argentino ha sempre riservato al corrispondente italiano è molto inferiore rispetto al contrario. Ed è un male, davvero.

Tuttavia, l’Ottocento argentino ci offre una figura interessantissima, di scrittore e teorico della politica, Juan Bautista Alberdi (1810-1884), che meriterebbe studi approfonditi, soprattutto in Italia, ove è ignorato o quasi. Avverso alla dittatura di Rosas ma in generale all’idea stessa di dittatura, visse gran parte della sua vita all’estero. Da noi ridotto a “romantico”, per fortuna ha in Argentina estimatori che lo vedono per quello che fu, un pensatore liberale classico di prim’ordine. Dopo la caduta di Rosas nel 1852 scrisse il suo capolavoro, Bases y puntos de partida para la organización política de la República Argentina. Il testo alla base della Costituzione argentina del 1853, poi modificata fino al 1994, ove è presente un articolo fondamentale ove la proprietà viene elevata ad un rango quasi sacrale. Si trova scaricabile online gratuitamente, in vari siti: l’edizione migliore per me è questa (clicca qui).

Ora, non mi ritengo certo esperto di Alberdi. Ma noto come in Italia – paese che dovrebbe aver caro il mondo argentino, ovviamente – vi sia un’ignoranza diffusa circa il personaggio. Basti pensare che le traduzioni dei suoi scritti (dopo darò un’idea della loro vastità in una piccola bibliografia), sono veramente esigue. Una selezione dei suoi scritti di viaggio, minimale: Itinerario romantico: viaggio di un americano in Europa e negli Stati Uniti (1843-1858) pubblicata nel 2008 da un piccolo editore di Enna, col titolo poco fantasioso di “itinerario romantico” (che taglia via tutte le considerazioni politiche ed economiche dell’Alberdi, riducendolo ad un “sognatore” che certo non era), e di nuovo una riflessione sulla tappa genovese di un suo viaggio, in un libro di Pierluigi Crovetto di 61 pagine (Approssimazione ad un ‘idearium’ argentino: Veinte dias en Genova di Juan Bautista Alberdi), pubblicato nel 1978 da un piccolo editore genovese.

Insomma, romantico, viaggiatore, sognatore… Le cose non stanno proprio così.

A tacere di altro, i suoi scritti economici occupano 352 pagine, il primo volume degli Escritos Postumos, pubblicati a Buenos Aires, dalla Universidad Nacional de Quilmes, nel 2002. Siamo davanti, tanto per capirci, ai soli scritti postumi, raccolti in ben 16 volumi. E questo personaggio in Italia visto come “romantico”, con la testa fra le nuvole, e via così, su cosa scriveva? Ecco i titoli di alcuni volumi: “El crimen de la guerra”, “Politica exterior de la Republica Argentina”; “Del gobierno en Suramerica”; “Ensayos sobre la sociedad, los hombres y la cosas de Suramerica…”. Insomma, non era proprio un “romantico” puro e semplice.

Un giovane studente di economia argentino, Octavio Bermudez, è intervenuto con spirito critico sul sito del Mises Institute, evidenziando anche alcuni limiti dell’azione di Milei, ad inizio gennaio, e ricordando lo scrittore “romantico”: LEGGI QUI. Il merito del giovane Bermudez è di aver parlato di Alberdi come liberale-classico, e di aver visto nell’azione di Milei un’influenza dello scrittore ottocentesco. In modo più approfondito ne aveva parlato sul medesimo sito nel 2018 José Niño, un giornalista free lance di Austin, Texas:  VEDI QUI.

Se dal Mises passiamo al Cato, ebbene qui è stato ripubblicato un bel saggio di Alberdi, che si dovrebbe tradurre in italiano, sulla “onnipotenza dello Stato e la negazione delle libertà individuali”. Proprio un romanticone, no? (LEGGI QUI).

Riporto qui, in chiusura, alcune frasi dalla parte finale del saggio, saggio che data 1880:

  • “Da dove deriva l’importanza della libertà individuale? Dalla sua azione nel progresso delle nazioni. È una libertà molteplice o multiforme, che si articola e si esercita sotto queste diverse forme:
  • -Libertà di volere, di optare e di scegliere.
  • -Libertà di pensare, parlare, scrivere, esprimere opinioni e pubblicare.
  • -Libertà di agire e di procedere.
  • -Libertà di lavorare, acquisire e disporre dei propri beni.
  • -Libertà di rimanere e di andare, di lasciare e di entrare nel proprio Paese, di viaggiare e di spostarsi.
  • -Libertà di coscienza e di culto.
  • -Libertà di emigrare e di non spostarsi dal proprio Paese.
  • -Libertà di testamento, di contratto, di alienazione, di produzione e di acquisto.
  • Poiché racchiude il cerchio dell’attività umana, la libertà individuale, che è la libertà capitale dell’uomo, è l’artefice principale e immediato di tutti i suoi progressi, di tutti i suoi miglioramenti, di tutte le conquiste della civiltà in ogni nazione. Ma il più terribile rivale di questa fata dei popoli civili è la Patria onnipotente e onnisciente, che vive fatalmente personificato in governi onniscenti e onnipotenti, che non la vogliono perché è il limite sacro della propria onnipotenza”.

Si tratta di uno scritto molto noto negli USA, perché paragona i due movimenti indipendentistici, del Nord e del Sud, riconoscendo i meriti (liberali, individualistici) del primo rispetto al secondo.

I germi liberali crescono ovunque, occorre coglierli. E farli fiorire, come Milei sta facendo. Finalmente. Da noi?

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NELLA RICORRENZA DEL PRIMO ANNO DI GOVERNO DI JAVIER MILEI, LEGGI L’INCHIESTA PUBBLICATA OGGI DA LEONARDO FACCO SUL MIGLIOVERDE.

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3 COMMENTS

  1. Interessante.
    Se avessi 20 anni di meno andrei in Argentina almeno sei mesi a vivere questo periodo epocale-
    Poi, se dura, mi ci trasferirei.

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