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Le sanzioni anti-russia hanno affossato le aziende padane

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bilancia-commercialedi ARTURO DOILO

Criticammo da subito la balzana idea di mettere sanzioni alla Russia. Il motivo? Avrebbe solo danneggiato gli imprenditori italiani, i quali – non senza sforzi ed investimenti propri – avevano trovato uno sbocco su un nuovo mercato.

Ovviamente, sia il passaggio della Crimea alla Russia che la propaganda internazionalista anti-siriana (e noi non siamo qui di certo a difendere un regime come quello di Assad) ebbe la meglio, non solo in Italia, ma in tutta la Ue. Risultato? Eccolo qua, almeno secondo la Cgia di Mestre: “Le sanzioni economiche introdotte nel 2014 dall’Unione europea nei confronti della Russia e le reazioni di Mosca sono costate al nostro made in Italy 3,6 miliardi di euro. L’export italiano verso la federazione russa, infatti, è passato dai 10,7 miliardi del 2013 ai 7,1 miliardi di euro del 2015 (-34 per cento)”.

Un vero successo no? Soprattutto per quelle imprese che sono fallite o hanno visto ridotti i loro fatturati anche del 50-60%. Ma che volete che gliene freghi agli euro-parassiti italo-europei? Fatto sta che, stando al report elaborato dall’Ufficio studi della Cgia, la Lombardia (-1,18 miliardi), l’Emilia Romagna (-771 milioni) e il Veneto (-688,2 milioni) sono le regioni che con l’introduzione del blocco alle vendite hanno subito gli effetti negativi più pesanti. Capito? Le regioni più produttive, quelle che vantano un importante residuo fiscale verso l’amministrazione romanocentrica.

“Oltre il 72 per cento del totale del calo dell’export verso la Russia – si legge nel documento – ha interessato questi tre territori”. Dei 3,6 miliardi di minori esportazioni, 3,5 sono ascrivibili al comparto manifatturiero. I macchinari (-648,3 milioni di euro), l’abbigliamento (-539,2 milioni di euro), gli autoveicoli (-399,1 milioni di euro), le calzature/articoli in pelle (-369,4 milioni di euro), i prodotti in metallo (-259,8 milioni di euro), i mobili (-230,2 milioni) e le apparecchiature elettriche (-195,7 milioni) sono stati i settori dove i volumi di affari in termini assoluti hanno registrato le contrazioni più importanti.

Le sanzioni di tipo economico sono state avviate nel luglio del 2014 e rafforzate nel settembre del 2014. Oggi, cominciamo a toccare con mano le conseguenze di quelle scelte assurde. E la Russia non è fallita… ha iniziato a guardare ai vicini cinesi.

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