di MATTEO CORSINI
In un lungo articolo in cui descrive le fonti di finanziamento dei talebani, Roberto Bongiorni scrive, tra le altre cose:
- “Il perno di tutto questo business, comunque, restano quelle attività illegali che i Talebani amano definire “tasse”. Ma che non sono altro che estorsioni alla popolazione. Balzelli imposti a ogni genere di merci, attività, servizio nei territori che controllavano. Solitamente l’Ushur, la tassa islamica pari al 10% del valore della merce o del raccolto in oggetto. A cui si aggiunge la tassa religiosa, in teoria destinata ai poveri (2,5% del patrimonio), la Zakat. Anche negli anni in cui controllavano solo il 15% del Paese, i Talebani imponevano balzelli su tutto, anche sui servizi pubblici come l’acqua o l’elettricità, pur non controllando le reti di fornitura. Lo stesso valeva per le telecomunicazioni.”
Bongiorni cita poi Stephen Carter, capo team per l’Afghanistan della Ong investigativa britannica Global Witness, secondo il quale “bisogna ammettere che mentre il sistema di tassazione del Governo era viziato da gravi atti di corruzione, e quindi più dispersivo, i talebani sono molto più organizzati ed efficienti nei loro “prelievi”.”
La “tassazione” praticata dai talebani è certamente illegale, al contrario di quella prevista dal governo prima della ripresa del potere da parte dei talebani. Entrambe le forme di tassazione sono però illegittime, in quanto violazione della proprietà delle persone costrette a pagare.
Come nel caso di altre organizzazioni criminali, i talebani hanno un sistema di riscossione più efficiente di quello del governo, se così si vuol dire. Ma non è forse vero ovunque, dove più dove meno, che i governi impongono balzelli “a ogni genere di merci, attività”?
Non è previsto l’uso della violenza contro chi non paga le tasse anche nei sistemi legali? Indubbiamente con forme diverse e meno cruente rispetto a quelle dei riscossori illegali, ma sempre di violenza trattasi.
Se si passa dalla forma alla sostanza, quindi, la tassazione praticata dai talebani non fa altro che rendere chiara l’essenza stessa della tassazione. Un atto di estorsione ai danni dei pagatori di tasse.