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Le truffe dei rimborsi elettorali e la bizzarra idea che i pasti sono gratis

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di CLAUDIO ROMITI Ampio risalto, come prassi mediatica, viene data dai giornali e dalle tv all'ennesimo tornata di scandali targata rimborsi elettorali. Dopo Lazio e Lombardia, sotto i riflettori finiscono Liguria e Sicilia, con un renziano doc indagato dalla magistratura siciliana, insieme ad altri 83 consiglieri regionali, per uso privato dei finanziamenti pubblici. Sebbene si tratti di briciole sul piano della spesa pubblica complessiva, il tema dei politici che utilizzano i famigerati rimborsi per festini, mutande e massaggi a domicilio fa alzare alti peana di indignazione da parte di una informazione in gran parte statalista e farisaica. La stessa informazione che, ovviamente, non fa una piega quando il governo e il Parlamento di turno approvano con metodo "legale" ogni forma di sperpero e di relativo esproprio fiscale. Sperperi colossali che si nascondono dentro il moloc di una spesa statale che oramai ha raggiunto il 55% del reddito nazionale -in maggioranza prodotto nel N
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