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L’ecologismo è l’ideologia davvero ignobile di persone senza scrupoli

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di NOVELLO PAPAFAVA*

Innanzitutto ringrazio molto l’amico Professor Carlo Lottieri che mi ha invitato qui oggi e tutti gli organizzatori, i relatori e il pubblico presente.

Purtroppo non ho mai avuto la fortuna di conoscere di persona l’avvocato Corrado Sforza Fogliani (a cui è dedicato il Festival di oggi e di cui era l’inventore). L’ho conosciuto solo attraverso le parole di amici comuni. E dato che proprio gli amici di cui ho più stima ne parlavano con grande considerazione, il suo nome mi incuteva un certo timore reverenziale. Sentivo dire di un liberale classico, cioè in sostanza di un difensore della proprietà dalle aggressioni dello Stato, che era al tempo stesso presidente di una banca, e mi chiedevo: com’era possibile far convivere entrambe le identità?

Il fatto che fossero proprio i miei amici più radicali ed anarchici ad amare Corrado Sforza Fogliani confliggeva coi miei sciocchi pregiudizi secondo cui bisogna per forza vivere mestamente ai margini della società per mettersi in opposizione al sistema di potere vigente. E Corrado Sforza Fogliani dimostrava felicemente l’opposto. Ad esempio, mi è stato raccontato di come si è battuto affinché i dipendenti della sua Banca di Piacenza non subissero le varie angherie del periodo del Covid. Questo basterebbe per ammirarlo anche se c’è molto di più ovviamente.

Poi questa conoscenza indiretta si trasformò in amicizia, sempre a distanza purtroppo, quando un’amica, socia di Confedilizia, mi telefonò un giorno per dirmi: “Sai che sul bollettino di Confedilizia pubblicano citazioni di grande effetto tratte da un tuo libro sull’ecologia?” Così ho scoperto che quest’uomo assai stimato pubblicizzava nel notiziario dell’associazione di cui era presidente le frasi più “estreme” di un mio saggio che riguardava questioni ambientali. La qual cosa mi lusingava…

In tal modo collego Corrado Sforza Fogliani alla Liberilibri. Quel testo che citava era la mia tesi di laurea un po’ abbellita che era piaciuta qualche anno prima ad Aldo Canovari che l’aveva pubblicata nella sua Liberilibri. La Liberilibri già allora era la mia casa editrice preferita perché sui suoi libri mi ero formato la mia visione del mondo di ragazzo. E della Liberilibri  parliamo oggi in relazione ai temi ambientali.

Era il 2000 quando conobbi Aldo Canovari, che ricordo con grande affetto perché tra noi nacque una profonda amicizia, basata non solo sulle idee comuni, ma anche su un’intesa di carattere. Aldo concordava con me che l’ecologismo aveva tutte le caratteristiche per diventare il nuovo totalitarismo. Dato che ogni azione ha conseguenze ambientali il “regolatore” si può sbizzarrire a regolarle tutte e poiché, guarda caso, l’ecologismo invoca sempre “soluzioni globali” è perfetto per aumentare il potere di istituzioni sovranazionali se non proprio l’instaurazione di un governo unico mondiale. Per questo a nostro parere era un’ideologia da schiacciare sul nascere. Ma essendo ancora “in erba” non faceva così paura come oggi e non avremmo previsto che sarebbe arrivata al punto di schiacciare noi.

Liberilibri e i primi quattro titoli sull’ecologia

Proprietari di sé e della natura : Papafava, Novello: Amazon.it: LibriQuel mio libro dal titolo “Proprietari di sé e della natura”, a essere sinceri, non aveva molto di mio. Era una raccolta dei migliori argomenti libertari in difesa dell’ambiente che avevo scoperto e tessuto insieme, spero con coerenza. Partiva da “Privatizziamo il chiaro di Luna” di Lottieri e Piombini, edito da Leonardo Facco, che mi aveva illuminato e poi pescava da una ricca letteratura libertaria americana in cui mi ero immerso per due anni.

Quel libro aveva un’impostazione, come dice il titolo, “proprietarista” ai problema ambientali. L’ecologismo si può criticare in vari modi. La visione conservatrice, ad esempio, afferma un po’ sbrigativamente: “non ci scocciate con l’ecologismo, l’uomo è al centro del nostro universo morale, non la natura”. Oppure: “proteggiamo pure l’ambiente, ma senza perdere il benessere e le conquiste della civiltà”.

Questa linea è sacrosanta, però tralascia il fatto che se i fiumi sono effettivamente inquinati ed esondano spesso, se i pesci spariscono dai mari, se i boschi si incendiano tutte le estati, se la pianificazione urbanistica è disastrosa e se l’aria è talvolta irrespirabile è perché in questi ambiti vige una gestione statale di tipo socialista. Per i libertari l’ambiente è degradato  perché è stato collettivizzato. Se non vi fossero spreco, incuria e inquinamento significherebbe che il socialismo funziona e questo noi non possiamo accettarlo, addirittura a priori. Pertanto i libertari invocano massicce e audaci privatizzazioni e un sistema legale che ruoti tutto attorno al diritto di proprietà.

Dopo il mio libro, Liberilibri nel 2003 pubblicò “Ecoimperialismo”. L’autore, Paul Driessen, era un ambientalista pentito che elencava i vari crimini di cui si era già macchiato l’imperialismo ecologico imposto sui paesi del terzo mondo. Di quel libro ricordo la splendida introduzione di Guglielmo Piombini e, tra i molti temi trattati, la descrizione delle tragiche morti provocate in Africa, Asia e Sud America dalla reinsorgenza di malaria causata dal bando del Ddt negli anni ‘70 da parte dell’EPA, l’agenzia ambientale americana. Si parla di milioni di persone, soprattutto bambini, morti nel totale silenzio dei media come se si trattasse di una fatalità.

Il più recente titolo di Liberilibri, “Dio verde” di Giulio Meotti, documenta ulteriori orrori che sono derivati da questo fanatismo pagano della natura. Sono rimasto molto turbato dal leggere, ad esempio, i numeri delle sterilizzazioni forzate avvenute in India e in Cina per contrastare il cosiddetto problema della sovrappopolazione. Sapevo del folle divieto di avere più di un figlio in Cina, ma non del dettaglio agghiacciante dell’impianto forzato di dispositivi di sterilizzazione su più di 300 milioni di donne. Dispositivi che vanno controllati con radiografie periodiche.

E infine l’ultimo libro uscito, “Follie ecologiste” di Francesco Giubilei che mi ha ancora più convinto di quanto sia ingannevole il confine tra ecologisti cosiddetti “moderati” e “radicali”. Sono più pericolosi gli estremisti che bloccano il traffico sdraiandosi sulla strada o i sindaci regolarmente eletti che il traffico lo bloccano su ampia scala in intere zone delle città? Fanno più danni gli animalisti che vandalizzano industrie di pellicce o i governi democratici, come quello olandese, che intendono espropriare centinaia di allevamenti col pretesto di ridurre l’azoto? È evidente che fanno molti più danni gli ambientalisti perbene integrati nelle istituzioni. I crimini privati, come da sempre dicono i libertari, sono sempre poca cosa se confrontati con quelli governativi regolarizzati.

Un quinto libro che forse manca

Ciò su cui questi quattro libri di Liberilibri concordano totalmente, che siano libertari o conservatori, è che l’ecologismo è un’ideologia davvero ignobile. Le masse continuano ad autoingannarsi con l’idea che gli ambientalisti siano anime gentili che si preoccupano degli alberi e delle foche, anche quando questi dicono loro in faccia che sono “troppi” e che la loro “impronta ecologica” è eccessiva. Le élite ambientaliste ci accusano non di essere borghesi, come nel ‘900, ma proprio di calcare il suolo, di mangiare, di respirare, di viaggiare, di scaldarci d’inverno, di curarci da vecchi e di mettere al mondo bambini.

Non è solo qualche matto, come Schwab, che ci definisce “inutili mangiatori” o il nostro ex-ministro Cingolani che afferma che il pianeta è stato progettato per soli 2 miliardi di persone. Sono dozzine i professori universitari, i politici, gli scienziati e gli influenti imprenditori (ne trovate un’ antologia  in questi tre libri coraggiosi) per i quali siamo “un cancro per il pianeta” e che affermano candidamente la logica criminale dell’ecologismo: o la natura o l’uomo.

Come dicevo, non c’è nulla di male ad amare la natura, anzi. Non credo come Leopardi che essa sia una matrigna cattiva. La penso più come Chesterton secondo cui, più che madre, la natura vada vista come una sorella. Dovremmo essere orgogliosi della sua bellezza e difenderla, perché abbiamo lo stesso padre, ma essa non ha alcuna autorità su di noi.

Figuriamoci se l’autorità ce l’hanno degli ecologisti. Ricordate quando a proposito delle utopie dei socialisti parlavamo di  “eterogenesi dei fini”? Espressione che andava di moda per indicare strade lastricate di buone intenzioni, ma che conducono all’inferno? Ecco, a proposito dei verdi è molto più semplice perché essi non hanno alcuna buona intenzione con cui lastricare la strada per l’inferno. Se prendessero il potere ci vorrebbero ridotti drasticamente in numero, ridotti in miseria senza proprietà e sottoposti a un vita grama sotto un controllo assoluto che mai nessun regime ha realizzato finora. Comunismo e nazismo erano delicati a confronto. Sotto Stalin potevi morire scavando canali in Siberia, ma almeno ti considerava forza lavoro, sotto un regime ecologista invece, che ha una visione ancora più materialista, sei considerato come compost, cibo per i pesci o fertilizzante.

E per questa loro gelida mancanza di scrupoli penso che agli ecologisti vada riconosciuto il “merito” di costringerci a ripensare a questioni fondamentali. Un tempo, in un Occidente perlopiù cristiano, il rispetto del prossimo era considerato sacro, almeno a parole, e l’atteggiamento di assoluto disprezzo era un peccato che disturbava la morale comune. Oggi invece col successo degli ambientalisti dobbiamo ripensare proprio alle basi: al perché ledere il prossimo è male. Perché ognuno ha diritto a non essere ucciso, sterilizzato, affamato, espropriato, lasciato senza corrente elettrica o rinchiuso in città da 15 minuti. Questo anche se fossimo, non solo gli attuali 8 miliardi, ma anche se fossimo 800 miliardi; saremmo comunque tutti individui inviolabili, anche vi fosse l’emergenza di “salvare il pianeta”.

Quel che vorrei dire è che siamo attrezzati con splendidi libri per difenderci dalle vecchie teorie socialiste (perfetto anche l’ultimo pamphlet di Lottieri di Liberilibri), ma forse siamo più impreparati contro chi ci accusa proprio di esistere. Non so quanti saprebbero giustificare il nostro stare al mondo senza ricorrere a principi religiosi che condivido totalmente, ma che ormai non hanno gran presa sulle menti contemporanee.

Se dovessi abbozzare su due piedi una risposta un po’ rothbardiana direi che, come ogni concezione autoritaria, anche la morale ecologista è auto-contradittoria. Infatti per gli ecologisti di regime non valgono le loro stesse regole. Loro non sono “troppi”, loro non sono “un cancro per il pianeta”, sono affezionati alla loro esistenza e si attribuiscono tutti i privilegi speciali che gli servono. Ma allora è la solita morale, come Rothbard direbbe, del tipo “tutto il potere agli Hohenzollern”. Troppo facile. E noi sappiamo benissimo che è solo il potere che vogliono; è quella condizione di sovranità sugli altri che interessa loro (delle “emissioni di CO2” agli ecologisti di regime interessa ancora meno di quanto ai comunisti interessasse la “condizione operaia”).

Allora credo che l’impostazione sulla sacralità della vita e della proprietà, che è libertaria e cristiana, si dimostra in quanto l’unica coerente e universale, poiché qualsiasi alternativa porta a contraddizioni logiche e a tragiche conseguenze storiche. Ma mi rendo conto che qui si apre un tema immenso che potrebbe essere oggetto di un quinto titolo della Liberilibri. Per cui concludo e lascio la parola ai prossimi oratori. Grazie.

*Intervento al Festival della Cultura della Libertà di Piacenza

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