lunedì, Dicembre 23, 2024
7 C
Milano

Fondatori: Gilberto Oneto, Leonardo Facco, Gianluca Marchi

Lega nord: così roberto maroni da segretario ha messo in bolletta il carroccio

Da leggere

di DAVIDE VECCHI

maroni salvini bilancioI diamanti di Belsito valevano 90mila euro. Per recuperarli e mostrarli a Pontida Roberto Maroni ne ha spesi più in avvocati. Complessivamente allo studio del legale di fiducia Domenico Aiello la Lega ha versato 804mila euro per undici parcelle. Quando l’attuale presidente della Lombardia è diventato segretario della Lega, i costi di via Bellerio hanno registrato un notevole aggravio. Un dato: dal 31 gennaio 2013 da uno dei conti del partito in appena sei mesi sono usciti 5,9 milioni di euro. In cassa rimangono 100mila euro. Si va dai soldi per un cambio gomme (450 euro) agli affitti, dai 50mila euro alla scuola Bosina (della moglie di Bossi) ai 20 di autonoleggi.

Prima il Nord (ora il Sud)
Non ci sono le mutande verdi di Roberto Cota né le canottiere diUmberto Bossi, perché ogni leader ha il proprio pallino. E quello di Maroni sembra essere la comunicazione. Basti dire che in appena tre mesi, da marzo a maggio 2013, dalle casse della Lega escono 414.500 euro solo per Google. Le elezioni si erano appena concluse e Maroni era impegnato nel lancio della sua nuova Lega con lo slogan “Prima il Nord”. Iniziativa miseramente naufragata, considerato che il Carroccio ora punta al sud. Maroni però ci credeva e anche Matteo Salvini. L’attuale segretario fu infatti incoronato leader al Lingotto di Torino durante il congresso che sancì la nascita di “Prima il Nord”. Per il solo affitto del Lingotto per i due giorni dalle casse della Lega sono usciti 48mila euro.

Nulla rispetto alle iniziative volute da Maroni per la sua campagna elettorale. Il 23 e 24 febbraio 2013 si vota per le Politiche e per le Regionali in Lombardia. La sua è una vittoria quasi annunciata, grazie all’accordo raggiunto con Silvio Berlusconi con la benedizione ciellina, dopo numerose resistenze, di Roberto Formigoni. Eppure Maroni non si sente troppo sicuro e investe in comunicazione i soldi della Lega. 150mila se ne vanno per “pulire internet”, compito affidato a una società di “reputation manager”. In appena tre giorni vengono poi distribuiti 250 mila euro, così: 125 mila alla società Opportunity marketing per un “piano media Lega Nord” il 18 febbraio, il giorno successivo 52.550 al gruppo Fma come acconto per “Guerrilla pre evento elettorale” e 22mila a Mailclick per la campagna Lega Nord, mentre il 20 febbraio 53.449 euro vanno alla Manzoni: pubblicità.

A queste spese vanno aggiunte quelle dello staff, la Pubblica Comunicazione di Patrizia Carrarini, ora assunta in Regione con un contratto da 139 mila euro più 41 mila di premio risultato. Per la sola campagna elettorale di Maroni la società di Carrarini incassa 199 mila euro. In due mesi. Poi ci sono i sondaggi. Il leader del Carroccio si affida a Swg a cui versa in sessanta giorni, 155 mila euro. Infine gadget, hostess, marketing. Complessivamente per queste voci se ne vanno dalle casse della Lega altri 500 mila euro.

I documenti del Fatto Quotidiano
Fatture, contratti, ricevute di questi movimenti sono in possesso del Fatto Quotidiano. Tenendo in considerazione esclusivamente il conto corrente acceso presso la Sparkasse Cassa di Risparmio da Stefano Stefani, il segretario amministrativo che sostituì nel 2012 l’ex tesoriere Francesco Belsito, in uscita sono state registrate movimentazioni per 5,9 milioni di euro in appena sei mesi, quelli compresi tra il gennaio e il luglio 2013. Piena era Maroni. Che si prende cura comunque anche del quotidiano La Padania. Nonostante i 60 milioni di euro ricevuti dallo Stato come finanziamenti all’editoria, il giornale del partito naviga in cattive acque. Maroni sovvenziona con tre bonifici da 150mila euro la società che lo edita, inoltre fa sottoscrivere al suo partito ben 20.613 abbonamenti per un costo complessivo a carico delle casse di via Bellerio di 773.193,63 euro. Per essere esatti. Il foglio del Carroccio chiuderà i battenti comunque, finendo nelle macerie che si ritrova a gestire Salvini. Basti pensare che il Matteo cresciuto a Bossi e acqua del Po oltre a chiudere il quotidiano, la tv e la sede, ha licenziato tutti i dipendenti: 71 persone che, da accordi sindacali proposti, sarebbero stati salvati con uno stanziamento di appena un milione di euro da parte del partito. Ma Salvini ha detto no, non ci sono soldi. I delegati Rsa, Francesco Bonora, Franco Quaglia e Roberto Marraccini, confermano. “La Lega ha negato quel milione di euro che avrebbe attivato i contratti di solidarietà per tutto il 2015, niente da fare: negati”.

Obiettivo: azzerare il personale
L’idea di “azzerare il costo del personale” in realtà era già stata messa nero su bianco il 3 aprile 2013 dallo studio commercialisti Pallino interpellato all’epoca da Maroni per capire come gestire i fondi a disposizione e risparmiarne qualcuno anche in vista dell’annunciata riduzione dei contributi elettorali dallo Stato. La relazione conclude con la previsione di “possibili tagli del 35% su tutti i costi”. Personale, parco auto (che ammontava a 1,7 milioni). Quattro paginette. La consulenza viene pagata il 30 giugno 25mila euro. Poi Maroni si affida alla Price Water House.

Quanto costano i noleggi
Ci sono poi le spese vive, la quotidianità. Maroni e la sua portavoce storica, Isabella Votino, hanno un contratto di noleggio con conducente con la società Blue Car Milano. E in auto vanno un po’ ovunque. Ad aprile, ad esempio, per raggiungere il sacro prato di Pontida da dove sventola i noti diamanti di Belsito, fa un giro di appena 218 chilometri: Pontida-Milano-Varese-Pontida. Ma l’autista aspetta per sei ore. A febbraio, mese delle elezioni, è tutto un viaggiare tra studi televisivi e case. Prendi Maroni, prendi Votino, porta a Sky, aspettali a Sky. Riportali a la7. Poi Rai. Insomma, alla società in pochi mesi vengono pagati servizi per oltre 20 mila euro. All’epoca, tesoriere era Stefano Stefani. Contattato telefonicamente per avere delucidazioni in merito alle uscite di 5,9 milioni avvenute proprio l’anno successivo allo scandalo Belsito, spiega molto semplicemente: “L’amministrazione si limita a registrare le spese approvate dal federale”. Stefani ha lasciato l’incarico dopo un anno. Era tra i favorevoli a presentare la Lega parte civile nel processo contro Belsito. E lo è tuttora. Iniziativa che Salvini ha invece ritirato.

FONTE: WWW.ILFATTOQUOTIDIANO.IT

Correlati

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Articoli recenti