“L’impegno del governo nell’approvazione di leggi come il terzo settore, il dopo di noi e contro gli sprechi alimentari dimostrano che questi temi non sono più soltanto questioni etiche ma sono scelte politiche, profondamente politiche”. Mentre Matteo Renzi scrive queste cose ritenendo che siano un vanto della azione del suo governo, io trovo agghiacciante la proliferazione legislativa che rende sempre più pervasiva l’intrusione dello Stato nelle attività umane.
Se si accetta l’idea che il cosa fare della propria vita (e come programmare il dopo) e delle eccedenze/avanzi di generi alimentari debba essere una “scelta politica”, allora si finisce per introdurre la politica in ogn faccenda inerente l’azione umana.
Introdurre vincoli, obblighi, divieti e procedure amministrative anche per donare del cibo a delle associazioni di beneficenza dovrebbe suscitare la reazione negativa di gran parte dei cittadini.
Invece tutto avviene nella quasi indifferenza, sintomo di rassegnazione o, peggio, di condivisione nei confronti della bulimia legislativa dello Stato. Di quello Stato incarnato da persone che, evidentemente, ritengono se stesse onniscienti e che pensano di dover usare tale onniscienza per legiferare su qualsiasi cosa. Perfino su come donare del cibo.
Ci vuole della miseria per accumulare buon senso e risparmio.