di MARCO CAPRIA MAMONE
Consideriamo l’ultimo bollettino ISS aggiornato al 24 novembre 2021, e che è la fonte della suddetta affermazione.
Ecco innanzitutto il bilancio: «Dall’inizio dell’epidemia, sono stati segnalati al sistema di sorveglianza 4.954.380 casi [su una popolazione di 60,3 milioni di abitanti, cioè ] confermati di COVID-19 diagnosticati in Italia dai laboratori di riferimento regionali e 132.747 decessi».
Quindi la letalità nel senso del rapporto tra il numero dei deceduti positivi e il numero dei positivi (quella che ho chiamato L3), è 2,6%, minore di quella al 7 aprile 2021, che era 3,0%. Come ho spiegato, il 2,6% coincide essenzialmente con la letalità delle similinfluenze: vale a dire la probabilità di decesso in chi ne sia colpito – quindi non la mortalità, che è meno di 1/12 di L3, cioè circa 0,21%: e anche a proposito di questa percentuale va ripetuto che i decessi tra i positivi non sono uniformemente distribuiti secondo l’età e lo stato di salute.
La suddetta percentuale non aveva mai fatto invocare lo stato di emergenza. Se a un certo punto si deciderà di trattare il covid-19 come una similinfluenza, lo si farà tacitamente e, per citare un recente articolo di Doshi e Anderson, «le televisioni non ne parleranno». Bisogna sottolineare anche che lo 0,21% non è la vera mortalità del covid-19, per le ragioni da me spiegate, e confermate nell’ultimo rapporto covid-19, che avverte: «I soggetti a cui, per qualsiasi motivo, non viene effettuato il test non vengono conteggiati perché non rispondono alla definizione di caso di Covid-19 riportata nella circolare del Ministero della Salute n.705 dell’8 gennaio 2021. Inoltre, si sottolinea che un test sierologico positivo e il conseguente test molecolare o antigenico negativo attesta una pregressa infezione; questi casi pregressi, se non hanno mai effettuato un test molecolare o antigenico con risultato positivo non rientrano nella casistica dei casi positivi».
Quindi, come da me già detto, la mortalità vera del covid-19 è al massimo dell’ordine di quella similinfluenzale, ma molto probabilmente è nettamente inferiore (fino a meno di 1/5 di 0,21% – fino a meno di 0,04%: 40 su 100.000).