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L’euro non è irrevocabile, è semplicemente irreparabile!

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di GERARDO COCO

Le catastrofi non sono eventi ma processi. Si sviluppano nel corso di giorni, anni, decenni. Pensiamo a un terremoto. Placche tettoniche collidono e scorrono lentamente l’una sull’altra accumulando nel tempo forze geologiche immani. Nessuno si accorge della catastrofe in corso sino al momento in cui un evento, il terremoto appunto, le rilascia in pochi istanti. Purtroppo, tempo e luogo preciso di questo evento sono imprevedibili. Se, per assurdo, lo si potesse bloccare, il terremoto accumulerebbe ancora più energia e, come una molla compressa, al momento del rilascio, provocherebbe danni maggiori.

A differenza del terremoto le catastrofi finanziarie si possono bloccare ma non le tensioni che accumulano e che a un certo momento, sempre imprevedibile, vengono rilasciate. Per questo motivo ogni nuova crisi è più violenta delle precedenti.

Si è continuamente affermato che la Banca Centrale Europea abbia salvato l’euro, ma non è affatto vero. Tutto quello che questo istituto ha fatto è “immagazzinare” le turbolenze che le forze naturali del mercato, libere di operare, lo avrebbero fatto saltare in aria da un pezzo. Questa forze latenti, compresse e presenti nel sistema stanno accumulando sempre più energia distruttiva. La catastrofe nell’eurozona è in corso. Si tratta solo di congetturare quando l’inevitabile diventerà imminente.

La crisi del debito sovrano europeo iniziata nel 2010 non si è mai risolta. Tutto si è aggravato: il debito è aumentato, la crescita economica si è arrestata, il contesto politico deteriorato. Cosa sarebbe successo senza gli interventi della Bce? Un diluvio di liquidazione dei titoli di debito sovrani. All’inizio della crisi, un avamposto di creditori fiutando l’insolvenza imminente di alcuni governi si sbarazzava del loro debito in cambio di liquidità immediata. A queste prime svendite sarebbe seguito, come tra animali riuniti in folla, il meccanismo di contagio: il movimento di qualche pecora propagandosi all’intero gregge avrebbe provocato la svendita in massa dei titoli e i tassi di interesse salendo alle stelle avrebbero reso proibitivo l’indebitamento. La liquidazione in massa di titoli è l’evento sismico che caratterizza le crisi finanziarie: il mercato prende definitivamente atto che i debiti su cui ha investito non potranno mai essere ripagati e cerca di disfarsene il più in fretta possibile. La conseguenza è la depressione che, dal punto di vista tecnico, è l’evento di assestamento e di rettifica dell’eccesso di debito. Purtroppo, associata al collasso del credito, comporta una falcidia generale dei valori delle attività economiche e degli standard di vita. Per quanto sia doloroso ammetterlo, tutto questo processo è il presupposto di una vera, sana e legittima ripresa economica. Chi pensa, invece, che questa possa verificarsi senza traumi o crede ai miracoli o alle promesse di una banca centrale, è fuori strada.

Nel luglio del 2012 il presidente della Bce, Mario Draghi, proclamava che l’istituto era pronto a preservare l’euro a qualsiasi costo. Come? Creando dal nulla trilioni di euro per comprare il debito di governi in bancarotta per evitare che il mercato se ne sbarazzasse in massa. La “ripresa finanziaria” nell’eurozona è consistita proprio in questo: continuare a mantenere l’illusione della solvibilità dei governi mantenendo appetibile il loro debito insolvente così da permettere il loro continuo indebitamento. La ripresa economica invece non è avvenuta perché questa avrebbe richiesto interventi strutturali, soprattutto tagli di spesa e di tasse, compito non della banca centrale ma dei governi. Un compito prioritario perché il debito pubblico è sempre deflazionario: non è ripagabile se non estraendo reddito dalla collettività e quindi riducendo gli ingredienti della crescita: risparmi e investimenti.

L’unico modo per scongiurare la catastrofe, ora in atto, sarebbe stato, da un lato, attuare un piano di vera ristrutturazione dei debiti sovrani insolventi prevenendo così la falcidia futura del panico del mercato (che si pensa che non si verificherà mai); dall’altro, eliminare la fonte di questi debiti: la spesa ipertrofica dei governi. Due cose impossibili. Quanto alla ristrutturazione, infatti, i paesi creditori, per evitare di accollarsene le perdite, con la copertura della Bce concedevano invece ai paesi debitori ancora più credito per ripagare prestiti già ricevuti e scaduti. Quanto al rubinetto della fonte della spesa incontrollata, è rimasto sempre aperto; nessun governo prenderà mai l’iniziativa di chiuderlo volontariamente. Solo un evento traumatico può forzare a tali iniziative. La storia della crisi greca è eloquente. Sono passati sei anni da quando, per la prima volta, fu coniato il termine Grexit e da allora, la situazione in questo paese è peggiorata proprio perché nessuna vera ristrutturazione ha avuto luogo e la fonte della spesa incontrollata è sempre attiva.

Oggi nell’eurozona si sono aggiunti nuovi e importanti “punti di rottura” come Italia e Francia che ne hanno fatto peggiorare l’attività sismica. Il mercato dei titoli sovrani è già allarmato non solo sul merito del credito di tutti i paesi dell’eurozona ma anche su quello della stessa banca centrale. Infatti non può sfuggire il fatto che la Bce, come maggior creditore dei paesi insolventi, è essa stessa insolvente e l’illusione sulla solvibilità dei governi potrebbe presto trasformarsi nell’insolvibilità valutaria. Infatti,per acquistare debito sovrano la Bce ha dovuto creare sempre più euro stimolando le aspettative inflazionistiche del mercato che ora, in cerca di rendimenti più alti, si sta sbarazzando sia di euro sia del debito espresso in questa valuta. Se la BCE smettesse di acquistare il debito pubblico, i governi scoprirebbero rapidamente che non esiste più una domanda per i loro titoli e i tassi di interesse esploderebbero. Sarebbe il fallimento istantaneo dell’eurozona. L’euro non è affatto irrevocabile come più volte ha detto Mario Draghi. L’euro è irreparabile. Pertanto è irrilevante dibattere se per un paese sia meglio uscirne o restarne, oppure cercare di prevedere l’epicentro della prossima crisi. Data l’instabilità esplosiva che l’area ha accumulato, l’epicentro può essere dovunque. Pertanto, al punto in cui si è arrivati. l’unica cosa che ogni paese deve fare è studiare un piano di emergenza per minimizzare i danni del prossimo terremoto che distruggerà l’eurozona.

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4 COMMENTS

  1. Grazie Gerardo, un bell’articolo.
    Dove esploderà la crisi finale, la distruzione dei questa Unione Sovietica Europea con la sua valuta?
    Per ora stiamo galleggiando sopra una follia.

  2. Si tratta di una analisi precisa e inconfutabile, ma tanto è veritiera,giusta, inoppugnabile e rigorosa che nessuno dei nostri politicanti ne prenderà atto e arriveremo al terremoto finale senza nessuna preparazione ne alcuna cautela; buon divertimento a tutti.

  3. I tassi bassissimi o negativi dei titoli di stato dei vari paesi europei conferma , ove ce ne fosse bisogno, la mano pesante della Bce nell’acquisto.
    Conferma anche che quando la Bce ridurrà o cesserà tali compere i detti titoli avranno rendimenti più elevati ma valore minore.
    Le aste avranno problemi, il timore si materializzerà e inizieranno i saldi di fine trappolone.
    Con buona pace dei bilanci di coloro che li possiedono.
    Famiglie e istituti finanziari.
    Sempre eccellente il Prof. Coco.

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