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L’indipendentismo provi a fare senza i partiti politici

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simboli_partiti_rimborsidi ENZO TRENTIN

«Un partito al potere e tutti gli altri in prigione». Questo pensiero formulato da Michail Pavlovič (Pseudonimo del rivoluzionario russo M. P. Efremov) sintetizza le lotte tra fazioni dentro i partiti, e tra i diversi partiti. Così, a partire dalla rivoluzione francese sul continente europeo, il totalitarismo è il peccato originale di tutti partiti.

È la storia dei giorni nostri della Lega Nord, dove il Sindaco di Verona è solo l’ultimo degli epurati di spicco. È la storia del M5S, dove tra scissioni ed espulsioni oramai s’è persa la rappresentatività di un voto che era indirizzato al cambiamento della politica italiana. È la storia della fronda di Forza Italia, con un “padrone” politico oramai braccato dalla senilità. È la storia di Matteo Renzi che non intende affatto dar vita a un bis del Pd. Più semplicemente, e brutalmente, vuole prendersi tutto il partito attuale. Per trasformarlo dapprima in un partito personale e poi in un partito unico e autoritario. Con un solo uomo al comando: se stesso. E senza veri concorrenti. È la storia della continua conflittualità e del frazionismo dei partiti sedicenti indipendentisti. Potremmo continuare con gli esempi, ma i lettori in grado di riflettere oltre la propaganda e gli slogan partitocratici non faranno fatica a prenderne atto. E l’indipendentismo, a nostro parere, se vorrà raggiungere un qualche risultato, dovrà elaborare altre soluzioni organizzative che esulino dalla forma di partito politico.

La conferma, se davvero ce ne fosse bisogno, ce la da’ «Il Giornale di Vicenza» di mercoledì 11 marzo, laddove in un paio d’articoli ci da’ testimonianza dell’insofferenza delle categorie imprenditoriali nei confronti della conferenza dei Sindaci di Bassano del Grappa, Cartigliano, Pove, Pozzoleone, Romano, Shiavon, Tezze sul Brenta, ed altri tutti siti in provincia di Vicenza.

Sandro Venzo, presidente della Confartigianato ha dichiarato: «Stop alle logiche di partito.» Diego Caron di Confindustria ha aggiunto: «Abbiamo molte idee da proporre, ma fuori dalle logiche della politica. […] il problema è proprio la politica. A seconda delle parti, gli amministratori si perdono nel contraddire gli avversari, infischiandosene di quello che serve al benessere pubblico.», e ancora: «I Sindaci non si rendono conto – dichiara William Beozzo presidente di Apindustria – che i tempi sono cambiati e che la politica non può più prescindere dalle categorie economiche […] abbiamo diritto di partecipare. Perché dobbiamo chiedere udienza a 28 Sindaci?» In sostanza sono rilevabili le seguenti questioni: a) gli Statuti dei Comuni sono poco aperti alla partecipazione dei cittadini, malgrado le precise leggi in materia; b) i partiti politici hanno poca voglia di modificare, in senso democratico, i predetti Statuti; c) le categorie imprenditoriali (precedendo in ciò la più vasta opinione pubblica) dicono: basta alle logiche di partito, e vogliono partecipare alle decisioni, non alle ciàcole

Già, le logiche di partito. Per esempio Luca Zaia è considerato un buon amministratore pubblico. In realtà egli è molto bravo a tagliar nastri a inaugurazioni e fiere. Non ne manca una. A fare comunicazione, quasi quotidiana, attraverso i mezzi d’informazione. Non passa giorno che il TG3-Veneto non c’informi delle sue attività extra Consiglio regionale. Con i mass-media eccelle veramente: frasi sintetiche, buon eloquio espresso con cordialità, ironia, sorrisi e continuità nello stare sulla notizia. Lui lo sa, e per questo non ha mai delegato a nessuno la sua comunicazione. Ma a ben vedere i suoi Assessori non li ha scelti lui. Li hanno scelti i partiti della coalizione di governo in funzione dei loro meriti elettoralistici. Un esempio per tutti: chi è l’Assessore alla sanità della Regione Veneto? Luca Coletto, dato per fedelissimo del Sindaco di Verona Flavio Tosi, ora  espulso dalla LN. Che la Sanità spenda circa il 70-80% del bilancio regionale è cosa nota, e da’ la misura del potere politico. Il 17 maggio Luca Coletto sarà ancora a favore di Zaia? Quest’ultimo, insomma, sembra avere più il merito di non essersi impicciato (come fece, per esempio, Giancarlo Galan) dell’amministrazione, lasciando che la stessa operi in maggiore autonomia. Cosa ha fatto Luca Zaia per il referendum sull’indipendenza? Nulla,  come uno “Zio Tom” dell’indipendentismo!

Sta di fatto che, per dirla in altri termini: il potere politico, il potere economico e il potere religioso sono sempre stati completamente saldati tra loro. Nulla sfugge al controllo del despota: lo Stato italiano, che è padrone assoluto di tutti i beni del “regno”. La proprietà dei sudditi non è sicura, e può essere confiscata in ogni momento. Le élite dominanti si impossessano di qualsiasi surplus di produzione, e ogni accenno di resistenza viene brutalmente represso. La popolazione è sottoposta non solo a una tassazione da confisca, ma al lavoro forzato per la costruzione di immense opere pubbliche (Expo, Mose, TAV/TAC, Pedemontane, Trafori, etc.). Il dispotismo è una forma di dominio capace di stroncare sul nascere la formazione di ogni forza sociale autonoma. Non meraviglia quindi che queste forme di dispotismo condannino la società alla stagnazione e all’arretratezza. Per esempio, nel XX secolo la maggioranza dei contadini cinesi ed egiziani continuavano a usare gli stessi attrezzi e le stesse tecniche che avevano usato per oltre tremila anni.

Si prenda finalmente atto che la partitocrazia non mollerà il suo potere, mentre è importante acquisire la nozione che si può far politica anche con un’organizzazione che non sia un partito politico. A Bolzano «Initiative für mehr Demokratie – Iniziativa per più democrazia», per la  quarta volta in vent’anni propone l’esercizio della sovranità popolare. Nella prima settimana di marzo 2015 il Consiglio provinciale ha cominciato a trattare e dovrà deliberare su quanto ha presentato “Initiative für mehr Demokratie” in forma di proposta di legge di iniziativa popolare per un regolamento dei diritti di partecipazione politica che renda questi ultimi facilmente accessibili ed efficaci. Un numero sempre maggiore di cittadini ha ripetutamente presentato il disegno di legge in Consiglio, arrivando infine a ben 18.000 firme raccolte in tutti i Comuni della provincia. In due votazioni referendarie una grande maggioranza si è espressa a favore della proposta, contro la legge in vigore e infine anche contro un ordinamento del tutto nuovo voluto solo dalla Südtiroler Volkspartei (SVP). Quest’ultimo comprendeva sì delle novità rilevanti (la possibilità di sottoporre al voto atti amministrativi, di coinvolgere il Consiglio con la possibilità di una sua controproposta, l’assenza di quorum e un’informazione istituzionale) rispetto alla legge attuale che nel 2009 aveva ottenuto il consenso di solo il 17% dei votanti, ma avrebbe nello stesso tempo limitato fortemente l’accesso agli strumenti e la loro praticabilità.

L’azione di «Initiative für mehr Demokratie» a partire dal 1995 è confermata dai cittadini con chiare maggioranze in due votazioni referendarie (2009 e 2014) inoltre:

  • Il 6 giugno 2013 la SVP in Consiglio si è votata da sola la propria proposta di regolamentazione della partecipazione civica;
  • il 4 luglio 2013 circa 18.000 aventi diritto con il sostegno di 36 organizzazioni apartitiche hanno presentato la richiesta di referendum su tale legge e contemporaneamente hanno ripresentato in Consiglio la proposta di legge d’iniziativa popolare che nel aprile 2012 era stata respinta dalla maggioranza consigliare;
  • il 9 febbraio 2014 la legge della SVP sulla partecipazione è stata respinta nel primo referendum confermativo provinciale dal 65% dei votanti;
  • in primavera 2014 la Commissione legislativa ha scartato la proposta dell’Iniziativa per più democrazia di insediare una Tavola Rotonda per cercare un consenso sulla base del proprio disegno di legge e ha in seguito praticato un’audizione dei cittadini e delle organizzazioni, al fine di utilizzarla come alibi per il rigetto del disegno di legge popolare e per un disegno di legge nuovamente limitante l’esercizio dei diritti di partecipazione diretta dei cittadini;
  • dalla prima settimana di marzo 2015 è scaduto il termine di legge per la trattazione definitiva del disegno di legge di iniziativa popolare. Vedremo come andrà a finire.
  • Possiamo anche rilevare come determinate caratteristiche degli ordinamenti che disciplinano la democrazia diretta che sono presenti in tutta la Svizzera, sono presenti anche nell’ordinamento italiano degli istituti di democrazia diretta, come per esempio il referendum confermativo, l’assenza di quorum, soglie basse di accesso agli strumenti, il referendum amministrativo ed altro.

«Initiative für mehr Demokratie» colse l’occasione della presenza del Consiglio d’Europa in Trentino per giungere ad un’ulteriore valutazione della sua proposta. Detta Commissione valuterà, infatti, su invito del Consiglio provinciale Trentino la proposta di legge di iniziativa popolare presentata dall’organizzazione sorella «Più Democrazia in Trentino», proposta che in molti punti ed in quelli essenziali corrisponde a quella bolzanina. Insomma, si può fare politica seria anche senza i partiti politici, che anzi – come dimostrano i comportamenti più sopra descritti – sono d’intralcio alla democrazia. 

LE PROMESSE ELETTORALI ALLE ELEZIONI REGIONALI IN VENETO, DEL 2010, DI LUCA ZAIA

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