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L’indipendenza è anche un atto di riconoscimento internazionale

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onudi ENZO TRENTIN

Il riconoscimento di un nuovo Stato o Governo è un atto che solamente altri Stati o Governi possono concedere o negare. L’Organizzazione delle Nazioni Unite non ha il potere di compiere tale riconoscimento, non essendo né uno Stato né un Governo. Parole dell’ONU vedi qui.

É tempo di elezioni (regionali) e al solito si sentono le dichiarazioni più strabilianti. Materiale buono per ingenui militanti in buona fede, e politicanti sulla cui buona fede ogni perplessità appare giustificata.

C’è chi ha fatto plebisciti con risultati mirabolanti, e in conseguenza di ciò ha fatto pubbliche dichiarazioni d’indipendenza, peraltro non riconosciute da alcuno Stato aderente o meno all’ONU. Non paghi, pressappoco gli stessi protagonisti, adesso si prodigano per l’elezione di un Parlamento indipendente per staccarsi dallo Stato italiano. L’iniziativa (affermano costoro) ha una base giuridica innovativa in un’epoca storica di grandi cambiamenti e trasformazioni geopolitiche. È tanto innovativa che appare lecito domandarsi: chi la prenderà in considerazione? Ora, malgrado si siano dichiarati indipendenti, costoro concorrono alle elezioni regionali in Veneto, dichiarando che una volta insediati nel Parlamentino regionale faranno una riunione congiunta con i membri del governo provvisorio che loro hanno proposto per rifare una dichiarazione d’indipendenza. Insomma, siamo alla creatività fantapolitica.

Non da meno altre formazioni sedicenti indipendentiste si cimentano con le elezioni regionali venete. C’è chi concorre perché vuole solo l’indizione di un referendum per l’indipendenza che, malgrado la legge regionale ci sia già, difficilmente troverà una materializzazione. Stanno aspettando la fine d’Aprile quando la Corte costituzionale si esprimerà in merito intuendo che la risposta sarà negativa; poi, sostengono costoro, andranno al giudizio della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Perché dopo, quando potevano andarci già da molto tempo? Si veda qui. E sanno costoro che la CEDU non è esattamente un giudice terzo? Siamo alle solite: ci raccontano mezze verità inframmezzate da fanfaluche!

C’è chi, da navigato frequentatore, fondatore e liquidatore di partiti e partitini autonomisti, federalisti e indipendentisti, agogna a fare alleanze elettorali con Luca Zaia e la Lega Nord, perché altrimenti sa benissimo che non raccoglierà nemmeno le briciole del banchetto elettorale. Persino la candidata del PD Alessandra ladylike Moretti che andava dicendo: «dobbiamo e vogliamo essere belle, brave, intelligenti e eleganti.» cerca cascami indipendentisti per supportare la sua candidatura, ed in una piazza – in un giorno di mercato – da questa frequentata per il suo tour elettorale, abbiamo orecchiato questo commento ad opera di un passante: «Tutti questi politicanti, pseudo indipendentisti e pseudo autonomisti mi ricordano il Principe Myskin descritto da Fëdor Dostoevskij.» 

venetoleoneSperiamo di non dover dare ragione a Seneca: «il vento non soffia mai dalla parte giusta per chi non sa dove andare.» Infatti, occorre fare attenzione: un’entità indipendente (rifiutiamo qui la definizione di Stato) ha tre elementi essenziali: popolo, territorio e potestà d’imperio: la sovranità che noi individuiamo solamente nel popolo, non nei suoi rappresentanti da condirerarsi semplici delegati. È tuttavia vero che il Sovrano Ordine Militare di Malta è uno Stato senza territorio. Domanda: inizialmente si potrebbe configurare un Veneto indipendente in attesa di definizione del suo territorio? Quanto al “riconoscimento” da parte degli altri Stati, non si tratta di un elemento costitutivo dello Stato, bensì della presa d’atto o, se si vuole, della concessione di una “capacità di agire” nell’ambito di una comunità più vasta, costituita da altri Stati Sovrani, e della quale in forza del riconoscimento il Veneto indipendente entrerebbe a far parte. «Nessun uomo è unIsola, intero in se stesso. Ogni uomo è un pezzo del Continente, una parte della Terra. Se una Zolla viene…» (1)

Dopo le elezioni del prossimo Maggio molti dottor Dulcamara oggi pronti ad ammannire L’elisir d’amore. Pardon! L’elisir dell’indipendenza, si ritroveranno – almeno lo speriamo – a fare i conti con la realtà. E questa ci dice che l’Organizzazione delle Nazioni Unite può ammettere un nuovo Stato tra i propri membri, o accettare le credenziali fornite dai rappresentanti di un nuovo Governo, solo attraverso i dettami dell’Articolo 4, Paragrafo 1 della Carta delle Nazioni Unite, che stabilisce: “possono diventare Membri delle Nazioni Unite tutti gli altri Stati amanti della pace che accettino gli obblighi del presente Statuto e che, a giudizio dell’Organizzazione, siano capaci di adempiere tali obblighi e disposti a farlo”. La procedura per l’ammissione è la seguente:

  1. Lo Stato candidato presenta una richiesta al Segretario Generale delle Nazioni Unite, insieme a una dichiarazione in cui vengono formalmente accettati gli obblighi riportati nella Carta delle Nazioni Unite.
  2. La richiesta viene esaminata in prima istanza dal Consiglio di Sicurezza. Per conseguire la raccomandazione di ammissione, la candidatura deve ottenere il voto favorevole di almeno nove dei quindici Stati Membri del Consiglio, a patto che nessuno dei Membri Permanenti (Cina, Francia, Federazione Russa, Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, e Stati Uniti d’America) voti contro tale candidatura.
  3. Nel caso in cui la votazione del Consiglio di Sicurezza abbia esito positivo, la raccomandazione di ammissione viene sottoposta al vaglio dell’Assemblea Generale. Per l’ammissione di un nuovo Stato è necessaria una maggioranza di due terzi dell’Assemblea, e tale provvedimento risulta effettivo dal giorno stesso in cui viene adottata la risoluzione di ammissione.

Tutto ciò politicamente tradotto significa la necessità imprescindibile di un consenso popolare ad un nuovo progetto istituzionale, unito ad un consenso internazionale assai ampio, e dopo, solo dopo l’agognata indipendenza. Da questo punto di vista appare fuorviante e distraente, sia per chi vi partecipa, sia per l’elettorato, il concorrere alle elezioni regionali dello Stato italiano, perché non sarà attraverso questa via che si otterrà l’indipendenza. Si prenda atto che prima d’avere il diritto ad essere indipendenti, abbiamo il dovere di mostrare al mondo chi siamo e come oggi vogliamo stare in tale contesto, giacché un diritto che nessuno riconosce non vale niente. Non è esercitabile.

Ai sinceri indipendentisti, infatti, non basterà pregare: «Io ho le ali, tu hai le ali, tutti i figli di Dio hanno le ali, quando arriverò in cielo mi metterò le mie ali, me ne andrò volando per tutto il cielo di Dio. Cielo, cielo, non tutti quelli che parlano del cielo vi andranno…» (2)

* * *

NOTE:

(1) Poesie di John Donne – http://www.pensieriparole.it/poesie/poesie-d-autore/poesia-4783

(2) Preghiere agli Angeli http://www.angelibuoni.it/angeli/figli%20di%20dio.html

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4 COMMENTS

  1. Generalmente non rispondo in questo spazio che considero dei lettori; tuttavia alcune risposte mi sembrano qui doverose e le darò senza un preciso ordine d’importanza:

    1 – Alessandro Guaschino sostiene che non importa, o importa poco il riconoscimento dell’ONU. Tuttavia un riconoscimento internazionale lo da’ per necessario laddove cita Russia, Svizzera ed altri non specificati. E io di questo scrivevo: della necessità di un riconoscimento internazionale che a mio parere e secondo solo alla realizzazione PRIORITARIA di un nuovo progetto istituzionale. Cosa che a mia conoscenza, non è ancora nella fattualità degli indipendentisti. Del resto anche per il libero commercio, è necessario ottenere almeno degli accordi (quindi dei riconoscimenti) bilaterali.

    2 – Longobardia, Insubria etc. sono legittime aspirazioni. Perché non dovrebbero esserlo anche quelle dei Marcheschi che aspirano ad una risorta Repubblica Veneta?

    3 – Fabrizioc è dichiaratamente un sostenitore di Indipendenza Veneta, uno dei partiti o movimenti politici che perorano la causa del referendum CONSULTIVO. Ognuno ha diritto alle proprie opinioni, ed in conseguenza di ciò agire per quello che meglio crede. Tuttavia il referendum difficilmente si farà, e quand’anche si materializzasse non è sicuro il suo successo. Lo Stato italiano, comunque, mai lo riconoscerebbe. Quindi… affermano i promotori: servirebbe a contarci! Beh…! Di conti mirabolanti ne abbiamo già fatti in Veneto con le iniziative di Plebiscito.eu
    Quando si vuole portare qualcuno da qualche parte, prima gli si deve dire DOVE lo si vuole portare, perché ritengo che qui non ci sia nessuno che desideri ritrovarsi con un’organizzazione statuale quale quella che l’Italia oggi ci offre.

    4 – Il conformismo, la sciatteria, la sudditanza culturale, il servilismo ed il carrierismo sono i primi motori di omologazione dei mass-media tradizionali italiani. La critica fa parte della libertà di stampa.
    Nella Venezia di fine Quattrocento era già stato codificato il “privilegio di stampa”, che non corrispondeva affatto a stampare ciò che il potere costituito gradiva.

  2. Sono d’accordo con quanto dice Alessandro, aggiungo di più l’indipendenza deve essere Insubrica perchè il Nord, tutto il Nord,
    deve diventare Insubria e smettiamola di criticare gli indipedentisti cerchiamo invece di aiutarli a capire quale sia la strada migliore per arrivare ad ottenere la nostra Libertà da questa Itaglia maledetta!!!

  3. Daccordo che la strada é ancora lunga, ma andate almeno a sentire quello che Indipendenza Veneta dice prima di fare ilazioni.
    Infatti non trovo molta differenza, se non per il fatto che siamo ben più lontani della Catalunya. Ma sono ben consapevoli del processo e del bisogno della volontà popolare-vedi il mazzo che si fanno organizzando incontri con la popolazione più volte in settimana ovunque nel Veneto-, ma anche di una volontà politica-e lidea infatti é di ripresentare la legge subiosubito dopo la sua bocciatura senza la truffa, unica nel suo genere, dell’auto finanziamento-e ovviamente del riconoscimento internazionale, il quale però non ci sarà mai senza i primi.
    Onestamente trovo in questa testata un eccesso di criticismo per un gruppo che si fa il mazzo sul capo tutti i giorni, leaders inclusi, e che lo fanno da sempre,non solo durante le elezioni, portando un messaggio chiaro-Indipendenza-spiegato e ragionato e che sempre più sta risvegliando la coqcienza della gente. Ci arriviamo. I vari trolls si perderanno pzr strada, faran confusione si, ma alla fine rimarranno indietro.

  4. Non condivido l’articolo per due motivi: il primo è che con miopia limita il discorso al Veneto, quando sappiamo che l’unione fa la forza e divisi non si va da nessuna parte. Si deve sempre parlare di indipendenza della Padania o come preferisco io della Longobardia.
    Il secondo è che pone il tema del riconoscimento internazionale solo nell’ottica dell’Onu, organizzazione che mi pare da almeno due decenni conti come il due di picche.
    Partiamo da questo secondo punto. L’Onu è un organismo fallito negli scopi, le guerre continuano indisturbate e il potere di veto degli Stati membri del Consiglio di sicurezza ne immobilizza le decisioni. Dobbiamo preoccuparci di un organismo fallito? Nel Consiglio di sicurezza siedono Francia (che non ci darà mai il riconoscimento per i suoi problemi con Corsica e Bretagna), Regno Unito (stesso discorso ma con la Scozia) e Stati Uniti, che di differenze europee non ne capiscono nulla (sono uno Stato con la stessa lingua e la stessa cucina ovunque….) e a loro interessa solo il loro imperialismo: l’Italia fa parte della Nato, l’Italia concede le basi militari agli americani ergo se l’Italia non riconosce l’indipendenza della Padania gli Stati Uniti non la riconoscono. Sappiamo bene che senza il residuo fiscale della Padania e tutti gli altri soldi che ci estorte più il lavoro a tutti i suoi emigrati e coloni ,l’Italia senza la Padania fallisce nel giro di 48 ore, quindi il riconoscimento italiano ce lo possiamo scordare.
    Quindi anche il riconoscimento dell’Onu non è prevedibile. Per questo dobbiamo continuare ad essere schiavi e colonia degli occupanti italiani? Certo che no. A mio parere ben presto la Russia (per le vicende dell’Ucraina) riconoscerà la nostra indipendenza, poi la vicina Svizzera, ben felice di avere un vicino affidabile e che faccia da tappo a tutti gli immigrati clandestini che invece l’Italia va a prendere fino in Libia. Altri Stati seguiranno, alla fine il riconoscimento sarà internazionale, specie facendo vedere che non molliamo.
    Sul primo punto non so cosa più cosa dire ormai. Esiste una terra con confini naturali e con una storia, cultura, etnia omogenea ed è la Padania. Prima la Gallia Cisalpina, poi il Regno di Longobardia ed è così che ci chiamano in Europa: Lombards (che vuole dire Longobardi). Quindi chiamiamo la Lombardia (l’unica che mantiene nel nome il ricordo del nostro Regno) Insubria e chiamiamo la Padania (benché ne sia sinonimo) Longobardia.
    Poi torniamo al Congresso di Vienna, quello che ha ristabilito i Regni prenapoleonici, guardiamo alla Germania, anch’essa un popolo con una lingua ed una cultura comune ma divisa in Stati, Vescovati, città-stato. La Germania raggiunge l’unità nel 1871. Se non ci fossero stati quei disgraziati dei Savoia-Carignano oggi la Longobardia avrebbe seguito un percorso uguale a quello tedesco, avrebbe trovato l’unità, fondato uno Stato e non ci troveremmo invece accomunati a gente che ha in comune con noi più o meno quanto hanno i masai del Kenia: gli italiani.
    Quindi l’indipendenza deve essere Longobarda così come il problema del riconoscimento internazionale, che a mio parere se ci si muove bene e per tempo non sussisterà, perché averci come rivali economici ed arrabbiati, liberi dalla burocrazia e dalle tasse e dal debito pubblico italiano non conviene a nessuno Stato europeo, gli conviene averci indipendenti ma collaborativi.

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