Negli ultimi giorni è stato presentato da parte dei consiglieri regionali della Lega Nord un progetto di legge in consiglio regionale a favore della salvaguardia della lingua lombarda. Il progetto di legge è consultabile al seguente indirizzo. Come era prevedibile un progetto di questo tipo ha scatenato un vespaio di polemiche. In particolare buona parte dell’opposizione si è schierata contro la salvaguardia di una lingua che, dal loro punto di vista, non esiste.
Mi sembra superfluo iniziare una trattazione sull’effettiva natura di lingua del lombardo, a tal proposito rimando all’articolo di Marco Tamburelli ed alla presa di posizione del Comitato per la Salvaguardia dei Patrimoni Linguistici. Preferisco, da profondo ignorante di linguistica, lasciar parlare gli esperti.
Ciò che mi preme evidenziare è ben altro, ovvero il totale disinteresse dimostrato dalla sinistra lombarda nei confronti della nostra lingua e della nostra identità. Ogni volta che la Lega ha bofonchiato di dialetti, tradizioni, resistenza all’incontro con diverse culture strumentalizzando l’identità territoriale, la sinistra ha prontamente alzato gli scudi contro proposte definite ridicole e demagogiche. Parliamoci chiaro, più di una volta si è trattato di un comportamento corretto.
Troppe volte la Lega Nord ha parlato di “dialetti locali” senza sapere di cosa stava parlando, lanciando slogan solo ad uso e consumo della propria strategia politica. Ha usato la storia e l’identità locale non come un mezzo di inclusione sociale per il futuro delle nostre comunità, ma come strumento per esacerbare la convivenza dei lombardi autoctoni con chi lombardo non è, per ora, e trarne di conseguenza benefici elettorali. In quel caso, anche io avrei represso tutta la mia voglia di veder difesa la mia lingua madre, ed avrei combattuto tali “sparate”. Perché se c’è una cosa di cui sono certo, è che non basta portare avanti iniziative estemporanee e raffazzonate per salvare una lingua, proteggere un’identità, ricostruire un senso di comunità che per me si connatura come nazionale. Serve un impegno serio, concreto, maturo. E tale impegno mai l’abbiamo visto in Lombardia. Fino ad ora.
Già, perché il progetto di legge non si presenta come la solita ridicola trovata pubblicitaria, ma costituisce un serio tentativo di salvaguardia del nostro patrimonio linguistico. Nel progetto di legge si parla di protezione della lingua incentivando le attività artistiche e pubblicistiche nel nostro idioma. Si stipula la creazione di un comitato scientifico creato in collaborazione con tutte le forze politiche. E questo comitato la vera grande sfida nella salvaguardia della lingua lombarda: la formulazione di una grafia unica. Una grafia per dare la possibilità a tutti i lombardi che da anni si impegnano a tenere in vita la nostra lingua di coordinare i propri sforzi usando un sistema grafico che permetta a tutti di mantenere la propria variante locale ed usarla in contesti nuovi, come l’ambito lavorativo, pubblicitario, finanche scientifico.
Se in questi articoli si fosse parlato di tradizione lombarda, di dialetto che ci riporta alle origini della civiltà contadina, dell’uso di milanese, bresciano e bergamasco per difendere l’occidente dall’invasione multiculturale, lo dico con sincerità, avrei dolorosamente cassato il progetto. Ma per quanto io non abbia mai risparmiato feroci critiche a chi ci governa, devo e voglio ammettere quando fanno qualcosa di giusto. Qui desidero rivolgermi direttamente agli esponenti del centrosinistra lombardo: Questa è la VOSTRA occasione. L’occasione per dimostrare che il vostro scetticismo è sempre stato dettato dalla giusta considerazione delle proposte leghiste e non dallo sprezzo verso la nostra cultura. Che ciò che avete contestato negli anni non è la serietà della questione come la protezione di una lingua in pericolo, ma la serietà delle proposte fatte per proteggerla. Potete dare una lezione di correttezza politica e di lungimiranza, partecipando in modo attivo alla discussione e, se possibile, migliorando questa legge regionale che può diventare storica.
In ultimo, voglio rivolgermi a chi non pensa che l’identità e la lingua lombarda vadano preservate. Troppo spesso queste posizioni si fanno largo tra le file della sinistra lombarda. E ciò mi addolora soprattutto perché credo che la protezione dei patrimoni culturali e linguistici delle comunità europee sia un valore assoluto della sinistra. Il lombardo non è la lingua della Lega. Non è il “lumbard” che viene usato sui giornali per sbeffeggiare i politicanti leghisti. È un patrimonio culturale che sta morendo e che noi, se vogliamo, possiamo salvare.
Perché salvare il lombardo in una società globalizzata e tendente al multiculturalismo? Perché in una società di questo tipo l’incontro tra due culture funziona solo se vi è un vero scambio interculturale. Funziona se chi arriva dall’altra parte del mondo può portare con sé le proprie esperienze, la propria lingua e la propria cultura ed in cambio ricevere la cultura e la lingua del posto dove si stabilisce. E funziona se la comunità che accoglie possiede un’eredità linguistica e culturale da condividere con i nuovi venuti, creando un senso di comunità che si basa sullo scambio reciproco. Tutto il contrario rispetto a ciò che viviamo, con stranieri che si auto-ghettizzano e lombardi talmente abituati alla asetticità identitaria e culturale da rifuggire qualunque contatto. Sono convito nel modo più assoluto che se i lombardi avessero un vero senso di identità l’integrazione sarebbe radicalmente più facile. E questo senso di identità lo si può ricostruire solo rivalutando la NOSTRA lingua.
E sono convinto che rivalutare la nostra identità darà ai giovani lombardi uno strumento in più per confrontarsi con il mondo, e per capirlo. Permetterà loro di capire le ritualità delle più disparate culture paragonandole al nostro rito della Giobia, di apprezzare le tradizioni dei popoli conoscendo le proprie, di imparare davvero i versi fraseologici in inglese, dato che il lombardo si basa sullo stesso tipo di verbi.
La lingua lombarda ora è una “vestigia” morente di un passato bistrattato e dimenticato. Può essere la base di un nuovo senso di comunità lombarda che proietti la Lombardia nel futuro. Tutto dipende da noi, dalla nostra capacità di andare oltre le incancrenite posizioni ideologiche della politica lombarda, dalla nostra capacità di riconoscere che anche noi abbiamo una cultura, un’identità, una lingua.
Juri Orsi, portavoce nazionale pro Lombardia
*Il seguente articolo è scritto in lingua italiana, nell’attesa che la codifica della lingua lombarda ne permetta una traduzione.