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L’istat parla di 100.000 morti in più nel 2020. ma di cosa sono morti?

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di STEFANO SCOGLIO

L’ISTAT ha appena pubblicato il suo ultimo, 5° Rapporto, sulla mortalità nel 2020[1], affermando che l’anno scorso ci sono stati ben 746.146 decessi, 100.526 in più della media 2015-2019, un aumento del 15,6%. Con gioia,  i media e i pandemisti tutti, hanno inneggiato alla buona novella, che sembra finalmente confermare, contro tutti i negazionisti, che insomma, sì, un po’ di pandemia c’è stata, non molta è vero, ma questi sono dettagli.

Non entrerò nei dettagli di questo Rapporto, che riprende molti dei temi e dati già presenti nei precedenti Rapporti, e che ho ampiamente discusso in precedenti scritti (Vedi qui). Mi atterrò dunque ad alcuni temi centrali.

Innanzitutto, perché tutti i media parlano di 100.000 morti di Covid, quando il rapporto stesso esplicita che ci sono stati 100.500 morti in più rispetto alla media dei 5 anni precedenti, e che in parallelo ci sono stati 75.000 morti di Covid? Nella migliore (per loro) delle ipotesi, al massimo la pandemia ha fatto 75.000 morti in eccesso; ma dov’è la prova che i 75.000 morti con Covid facciano parte dei 100.000 morti in eccesso?

Non c’è dubbio che, come tutti i rapporti precedenti, anche questo sia costruito con l’evidente intenzione propagandistica di affermare che l’aumento della mortalità è senza precedenti e che è chiaramente dovuto alla pandemia del Covid 19. Tutti i grafici presentati mettono in rilievo come l’aumento di mortalità vada in parallelo con le “ondate” della pandemia:

Questo grafico si riferisce al Centro Italia, e non si capisce perché l’ISTAT non ha fatto un grafico unitario per tutta Italia, invece di farne 3 separati per le 3 zone d’Italia (forse perché il Sud avrebbe tirato giù la media e il grafico non sarebbe apparso abbastanza tragico?). Come è noto, la statistica può essere manipolata secondo quello che si vuol fare apparire, ed è chiaro che qui si vuol fare apparire come le ondate di aumento della mortalità siano legate all’aumento dei morti con Covid.

Tuttavia, già da qui appaiono le prime crepe: i picchi di mortalità coincidono con gli aumenti di morti con Covid, ma coincidono anche con i periodi di Lockdown. Così, i punti rossi della mortalità in eccesso aumentano in modo significativo intorno al 10 Marzo, giorno di inizio del primo lockdown, e restano in eccesso fin verso la fine di Aprile, cioè esattamente per tutto il periodo del primo lockdown. E la presunta seconda ondata, che inizia verso la metà/fine di Ottobre, e prosegue fino alla fine di Dicembre, coincide con il secondo lockdown, istituito dal governo Conte a partire dal 4 Novembre.

Vero è che tutti si può interpretare come si vuole, e quindi i pandemisti possono affermare che i lockdown sono serviti a impedire che la pandemia continuasse a crescere. Ma si può anche pensare che l’aumento di mortalità sia potenzialmente dovuto anche ai lockdown stessi, e ad altri fattori, come i massicci errori iatrogeni (cure sbagliate) della prima ondata, e le massicce vaccinazioni anti-influenzali della presunta seconda ondata. Per potere scegliere una interpretazione sull’altra occorrerebbero prove, e in particolare bisognerebbe calcolare i dati sulle cause di morte, cosa che però l’ISTAT evita di fare.

Ma davvero i lockdown possono fare morti? Se cercate “morti per lockdown” in italiano, troverete solo articoli che spiegano come i lockdown hanno l’unico effetto di salvare vite. Ma se cercate “death by lockdown” in inglese, avrete accesso, almeno per ora, ad articoli e argomenti che sono del tutto proibiti nella dittatura italiana. Ad esempio, troverete un articolo dell’American Institute for Economic Research (AIER) che cita un articolo scientifico importante di due economisti,  Audrey and Thomas Duncan, che avevano predetto un eccesso di mortalità di almeno 100.000 morti a causa del lockdown. Ovviamente, come sottolinea l’AIER, tale articolo, pur avendo solidi fondamenti scientifici, è stato del tutto ignorato dai media mainstream. Ma l’articolo di AIER riporta anche dati ufficiali dello stesso CDC (Center for Disease Control) degli USA, che rivela un’enorme aumento di mortalità non collegato al Covid[2]:

  • Ispanici: 40% morti in eccesso NON collegate al  Covid
  • Neri: 46% NON collegate al  Covid 
  • Bianchi: 38% NON collegate al Covid
  • Età 25-44: 77% morti in eccesso NON collegate al Covid
  • Età 65+: 39% NON collegate al Covid

Questi dati risuonano con quel dato, da me rivelato nel mio primo documento sui dati ISTAT, per cui, per esempio, a Bergamo su un totale di 6.238 morti nel periodo 20 Febbraio-31 Marzo 2020, rispetto a una media di 1.180 morti nel precedenti 5 anni, solo 2.346 erano con Covid, mentre 3.892 morti sono stati dovuti ad altro. In altre parole, mentre i morti con Covid (tralasciamo qui il dato ufficiale secondo cui il 95% dei morti con Covid avevano una media di età di oltre 80 anni e diverse gravi patologie pregresse) costituiscono un aumento del 100% rispetto alla media dei morti dei 5 anni precedenti, i morti per altre cause costituivano un aumento del 333%!

La stessa cosa si ripeteva in tutte le altre città con elevato eccesso di mortalità: a Pesaro, ad esempio, su un totale di 912 morti, nel Febbraio-Marzo,  contro i 454 morti della media dei 5 anni precedenti, solo 157 sono stati attribuiti al Covid, mentre i restanti 755 sono stati causati da altro.[3]

Qui siamo addirittura in una situazione in cui i morti con Covid sono solo il 34% della media dei morti dei 5 anni precedenti, mentre i morti per altro rappresentano il 166% della media dei morti nei 5 anni precedenti. Non sarebbe il caso di cercare di capire di cosa sono effettivamente morti la stragrande maggioranza dei morti in eccesso?

Possiamo ipotizzare, come ho fatto io  in un precedente documento, che tale enorme eccesso di morti per altro da Covid sia dovuto ad un mix di effetti del lockdown (depressione, abuso di sostanze, malati  abbandonati a se stessi, disoccupazione), delle terapie sbagliate (che sono continuate anche dopo le ampie, pubbliche denunce sugli effetti devastanti delle intubazioni), e dei vaccini, tema questo che è tabù, ma che causa ogni anno numerose vittime, e quest’anno più vittime del solito a causa delle massicce campagne propagandistiche sulla necessità di fare il vaccino antinfluenzale per evitare la confusione con il Covid, salvo poi annunciare che grazie al Covid l’influenza era comunque scomparsa. Il principio della botte piena e la moglie ubriaca regna sovrano nella pubblicistica pandemica.

Ora, se l’ISTAT volesse fare veramente il suo mestiere, invece di fare il mero organo di propaganda, prima di lanciarsi in annunci gridati sull’eccesso di morti causati dal Covid, avrebbe dovuto fare l’unica cosa che possa provare l’effettiva incidenza del Covid sull’eccesso di  mortalità, valutare ed esporre l’incidenza delle diverse cause di morte, cosa che evita accuratamente di fare. Evita anche di notare un altro fatto peculiare, ovvero le anomalie della mortalità per fasce di età. ISTAT riporta questa situazione dell’eccesso di mortalità per fasce di età:

La prima cosa che salta agli occhi è che nel 2020, nella fascia di età da 0 a 50 anni, la mortalità si è ridotta dell’8.5% rispetto alla media dei 5 anni precedenti. Già questo dato basterebbe a porre radicali dubbi sull’effettiva esistenza di una pandemia: come è possibile che una pandemia causi una significativa riduzione della mortalità nel 50% della popolazione[4]? Si tratterebbe di una pandemia prevalentemente benefica, dato che per la metà più attiva e lavorativa della popolazione si è rivelata una manna di longevità!

Ma è interessante confrontare il dato di cui sopra con il contributo Covid alla mortalità generale per ogni classe di età:

Il raffronto è rilevante perché se le morti per Covid coprissero il 100% dell’aumento di mortalità, ci dovrebbe essere una corrispondenza totale tra il dato dell’eccesso di mortalità generale, riportato nel grafico precedente, e quello della mortalità Covid, riportato in questo grafico. L’età maggiormente interessata all’aumento della mortalità generale è ovviamente quella degli ultra-80enni.

L’ISTAT spiega che gli ultra-80enni sono responsabili per il 76,3% dell’eccesso di mortalità, con un aumento sulla media 2015-2019 di 76.708 unità; quindi è qui che si è giocato l’impatto dell’aumento di mortalità. L’ISTAT ci dice che l’aumento dei morti in questa categoria di età è stato del 18,7%, quindi i 76.708 casi rappresentano il 18.7% del totale degli ultra-80enni morti, che è di 486.255 morti. Dato che il Covid avrebbe contribuito per il 9.6% alle morti di questo gruppo di età, i morti con Covid ultra 80-enni sarebbero stati dunque il 9.6% di 486.255, che è uguale a 46.680. Già questo ci dice una cosa importante: nel gruppo degli ultra-80enni, ci sono 30.027 morti in eccesso ma non per Covid (un numero che coincide a quanto riportato dall’ADNKronos). Questo significa che dobbiamo sottrarre il numero di 30.037 dal contributo Covid all’eccesso di mortalità, il che significa che solo con questo saremmo già scesi a 100.526 – 30.027 = 70.498.

Questo dimostra come lo stesso numero di 75.000 morti con Covid non contribuisca per intero ai 100.000 morti in eccesso, e che dunque l’idea che i 100.000 morti in più siano dovuti al Covid non regge. Come spiegato, l’unico modo per poter dire con certezza quanti dei 100.000 morti in più siano dovuti al Covid e quanti siano dovuti ad altre patologie sarebbe quello di calcolare l’apporto alla mortalità generale di tutte le cause di morte. Senza questa valutazione, qualsiasi affermazione sul ruolo del Covid è pura propaganda.   

Il Covid è una patologia prevalentemente respiratoria, e dato che i suoi sintomi rientrano nel novero dei sintomi tipici di influenze e polmoniti, è chiaro che se i 75.000 morti con Covid hanno ridotto l’apporto alla mortalità di influenze e polmoniti, la quota di tale riduzione deve essere sottratta dal contributo Covid all’eccesso di mortalità. In concreto, secondo le stime più attendibili, ogni anno per influenza muoiono circa 30.000 persone, soprattutto nel gruppo degli ultra-80enni. Se la morte per influenza si fosse ridotta, per ipotesi,  di 25.000 unità, è chiaro che la mortalità Covid avrebbe preso il posto, per 25.000 unità, dell’influenza, e quindi non potrebbe aver aggiunto quella quota all’eccesso di mortalità. Così, dato che avevamo già tolto circa 5.000 casi dei 75.000 casi di Covid come contributo ai 100.000 morti in eccesso, se ora togliessimo ulteriori 25.000 unità, il contributo Covid all’eccesso di mortalità scenderebbe a 55.000 unità, cioè quasi la metà dell’eccesso di morti dovrebbe essere spiegato con altro dal Covid.

Che questa ipotesi sia magari non precisa nei numeri, ma corrispondente alla realtà, ce lo dice la stessa ISTAT, con una giustificazione molto diffusa ma non per questo meno ridicola:

  • “Nel mese di Gennaio 2021 il valore assoluto dei decessi Covid-19 riportato dalla Sorveglianza è superiore all’eccesso calcolato rispetto alla media degli anni precedenti. Questo fenomeno è probabilmente attribuibile alla riduzione, rispetto agli anni precedenti, della mortalità per cause diverse dal Covid-19, come ad esempio l’influenza che, grazie alla misure di distanziamento, ha avuto una bassa incidenza nell’ultima stagione rispetto agli anni 2015-2019”.

In pratica, nel Gennaio 2021 ci sono stati, secondo una stima approssimativa, 70.583 decessi, 2.000 decessi in più rispetto alla media dei 5 anni precedenti, ma oltre 5.000 in meno dei 75.623 morti del Gennaio 2017. Ora, di questi 70.000 morti di questo Gennaio, ben 12.527 sono attribuiti al Covid. Dato che non c’è stato nessun aumento di mortalità rispetto agli anni precedenti, è chiaro che questi 12.527 morti con Covid sono 12.527 morti in meno per altre patologie, molto presumibilmente polmoniti e influenze, queste ultime soggette ad una “netta diminuzione”.

Come interpretare questo dato allora?  Beh, il senso comune direbbe che si sono semplicemente chiamate Covid-19 le morti che fino a prima di un anno fa venivano classificate come morti per polmonite o per influenza. Ma dato che questo buon senso non è ammissibile per i propagandisti pandemici, ISTAT e ISS (coautore del documento, e suprema autorità medico-scientifica del paese) ricorrono alla ridicola scusa per cui il distanziamento avrebbe ucciso il virus dell’influenza, ma apparentemente avrebbe fatto esplodere quello del Covid-19. Pur non essendoci nessuno studio scientifico che differenzi virus influenzali e coronavirus in rapporto a distanze e mascherine, questa sarebbe la prova provata che distanziamenti e mascherine sono del tutto inutili contro il Covid!

Al di là di questo, per stessa ammissione dell’ISTAT, i morti con Covid del 2020 potrebbero non aver aggiunto nulla all’eccesso di mortalità e semplicemente aver preso il posto di altre patologie, proprio come sarebbe avvenuto nel Gennaio 2021. Ma questo significa che i 100.000 morti in più, salvo prova contraria, potrebbero benissimo essere dovuti ad altre cause, e non al Covid. E dato che le uniche due novità del 2020 sono stati il Covid-19 e i lockdown, se non possono essere attribuiti al Covid, fino a prova contraria, possono essere attribuiti solo a lockdown, con i suoi corollari di terapie sbagliate o, causa lockdown, proprio assenti, e vaccinazioni in forte aumento.  

NOTE

[1] 18f52493-6076-9ec3-7eb2-b39efed8b22f (iss.it)     Interessante notare come l’ISTAT abbia rimosso il documento dal suo sito, che ora si trova solo sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità.

[2] Tucker J., Death by Lockdown, AIER, November 2, 2020. Death by Lockdown – AIER

[3] Rapporto ISTAT su mortalità ai tempi del Covid.pdf

[4] Popolazione per età, sesso e stato civile 2019 – Italia (tuttitalia.it)

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3 COMMENTS

  1. A conferma dell’argomentazione del dott. Scoglio ci sono anche i dati della Svezia: lì, senza lockdown né mascherine, la mortalità è rimasta più o meno in linea con quella degli anni precedenti e persino inferiore a quella di anni precedenti il 2012.

  2. “Tutti si può interpretare come si vuole”? In questo caso no. Perché il virus girava già da settembre 2019 e fino a febbraio, senza chiusure idiote, il tasso di mortalità non era più alto. Si è alzato, guarda caso, solamente dopo. In quelle aree geografiche del pianeta dove non si sono chiuse le attività e la libera circolazione, si sono avute in totale poche decine di decessi. Quando nella cosiddetta prima ondata ci fu la fuga dei meridionali dal nord dell’Italia, il sud non fu colpito da alcuna epidemia. Si può interpretare come si vuole ma l’aritmetica non è interpretabile. Con buona pace dei falsi esegeti televisivi e dei santoni seriali, vero morbo per il quale l’unico antidoto sarebbe l’istruzione se i potenziali diffusori di quest’ultima non si fossero venduti ai sostenitori dell’analfabetismo dilagante. Situazione che oltre ad alimentare l’imbecillità produce anche intolleranza e morte.

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