di FABRIZIO DAL COL
Dal 2008 ad oggi sono già trascorsi quasi sette anni, mentre due dei tre governi che si sono fin succeduti sono durati poco meno di un anno ciascuno e hanno prodotto solo grandi ‘tempeste di cervelli’, una montagna di tasse e una riduzione di servizi che non ha mai avuto pari negli ultimi decenni. Il premier Renzi, oggi alla guida del terzo governo, arrivato per realizzare un cambiamento totale dell’Italia, sta già pensando al voto anticipato per non rischiare di perdere il 40% dei consensi ottenuti grazie al voto europeo. Altro che cambiamento, chiariamo la cosa e diamogli il suo vero nome : è stata la più grande restaurazione di tutta la storia italiana.
Detto ciò, dopo tre anni buttati alle ortiche, una riduzione del potere d’acquisto degli italiani che si può riscontrare solo nel periodo postbellico e una crescente pressione della Ue sull’adeguamento di altri 13 mld nella manovra finanziaria, ebbene nonostante tutti questi dati siano lì a denunciare una catastrofe economica, i partiti politici continuano invece a parlare di crescita economica, di nuove ricette e, per logica conseguenza, di nuove tasse. L’economista francese Jacques Sapir, conosciuto negli ambienti economici di tutta Europa, ha già espresso il suo parere negativo sul destino dell’Italia, sostenendo che entro la fine della primavera 2015 l’Italia uscirà dalla eurozona e abbandonerà definitivamente l’euro. Un giudizio impietoso che non lascia nessuno spiraglio di dubbio e nemmeno nessuna positiva speranza. Insomma, secondo la sua opinione, l’Italia se la passa proprio male e senza una soluzione radicale ora rischia il default. Insomma, che il bel Paese non se la passi affatto bene lo avevano già capito anche gli italiani, quello che però non si è ancora capito è dove siano finiti i denari provenienti dalla montagna di tasse che hanno pagate in questi sette anni. Se questa emorragia di risorse finanziarie, dovuta molto probabilmente agli sperperi, agli interessi sul debito, alla corruzione, alla politica e alle spese folli di tutto il sistema di potere, è destinata a crescere ancora e contemporaneamente crescesse anche il debito pubblico, l’unica ricetta possibile che rimarrebbe è il congelamento proprio del debito pubblico. Dopo quello avvenuto con Mussolini sarebbe la seconda volta, ma con questi governi, questi partiti e questa politica, il rischio di aumentare ancora di più il debito nazionale appare scontato. Come sappiamo, con la Troika non si scherza, ma oggi non si può più scherzare nemmeno con gli italiani, che ormai sono sull’orlo di una crisi non più controllabile.
Nel frattempo, in assenza di una economia che possa far ripartire il Paese, le entrate dello Stato sono destinate a calare ancora e tra l’altro vanno a finire nel canonico ‘pozzo di San Patrizio’. In sostanza l’Italia si è avvitata su se stessa e nessuna ricetta concreta, fatta con l’utilizzo di tagli draconiani, è mai stata messa in atto da nessun governo. Ora, alla luce di tale situazione, il rischio di dover chiedere oggi aiuti alla Ue è molto vicino, ma una volta chiesti, per l’Italia inizierebbe un calvario senza fine. In un tale contesto, persino l’ex ministro Vincenzo Visco si è lasciato andare ad un commento laconico: “Il rischio di disintegrazione dell’euro riguarda tutti i Paesi del sud e potenzialmente anche la Francia. E se si disintegra l’euro fanno default tutti”. Una previsione, quella sul default di tutti gli stati, che Visco ha rilanciato sulla stampa senza però avventurarsi in una sua analisi precisa. L’Italia rischia grosso, ma a rischiare ancora di più saranno inevitabilmente tutti i comuni italiani che, depredati dai governi succedutisi in questo decennio, sarebbero per primi costretti al default. La politica ha già dimostrato di essere incapace di risolvere la questione, anzi, continuando questa sua opera di morte, rischia di impoverire ancora di più quegli italiani che già sono a rischio di povertà assoluta. Tuttavia, per non finire schiacciati in una spirale senza fine, i tagli allo Stato Italiano, alle sue istituzioni, alla politica, alle pensioni fasulle, a quelle milionarie, agli enti inutili, agli stipendi del mondo politico, alla corruzione e ai capitali mafiosi, se messi in pratica immediatamente potrebbero ancora porre le basi serie per il salvataggio dell’Italia. Tuttavia non potrà mai accadere che un sistema di potere, sopravvissuto dal dopoguerra fino ai giorni nostri, ridisegni e ricostruisca una nuova Italia, perché esso stesso non è mai stato costituito per tali fini, ma solo per far ingrassare se stesso.
Concludendo, se nemmeno in queste condizioni la politica riesce a cambiare passo, la logica vorrebbe che fosse messa in atto la legittima difesa da parte dei comuni che, attraverso la defenestrazione del patto di stabilità, potrebbero costringere la politica a ricostruire l’intero Paese. Quindi, solo dai comuni può venire la madre di tutte le riforme: una proposta di legge di iniziativa comunale approvata dall’assemblea di tutti i Comuni d’Italia, per mettere in atto una nuova costituente per l’Italia. In attesa che si voglia mettere in pratica qualcosa di certo, per evitare il proprio default, i comuni congelino i denari delle tasse dei propri contribuenti e procedano con l’iniziativa ‘basta soldi allo Stato’. Senza la garanzia di una rifondazione del Paese, è meglio essere certi che si salvino gli enti locali, almeno si potrà pensare di mettere in salvo i propri cittadini e le loro famiglie.
Non solo basta soldi allo Stato italiano, BASTA ITALIA, PUNTO E STOP!
BRAVO!!!