di GIANLUCA MARCHI
I partiti nazionali, di destra e di sinistra, stanno offrendo uno spettacolo quantomeno sconcertante in vista delle elezioni regionali ormai alle porte. Tutti contro tutti, soprattutto dentro le forze politiche maggiori, a cominciare da Forza Italia, che di maggiore ormai non ha più nulla, se non il record dei casini interni che la stanno decomponendo. Nemmeno la Lega è stata immune da questa deriva, e prima del suo appuntamento più importante, le elezioni venete, ha subito una frattura le cui conseguenze sono ancora tutte da valutare. Nemmeno la vicenda ligure è stata scevra di problemi per Matteo Salvini, in quanto il sacrificio del suo vice Edoardo Rixi, in precedenza già lanciato come candidato presidente, sull’altare dell’accordo con Berlusconi ha diffuso non pochi malumori sul territorio.
Che i partiti italici offrano un tale spettacolo a noi indipendentisti non può certo sorprendere. L’Italia come stato e paese è putrida e la politica che la rappresenta non può che viaggiare di pari passo. Adesso va di moda il “partito verticale” – così lo chiamano – dove il capo è un uomo solo al comando, che tutto decide e dispone. Succede così nel Pd con Matteo Renzi e succede anche nella Lega con Salvini. Ma per la verità il modello non è molto differente da quello berlusconiano, almeno fintanto che l’ex Cavaliere è stato capace di intendere e di volere…
Si potrebbe osservare che anche la Lega di Umberto Bossi non fosse distante da tale modello, con il segretario indiscutibile capo assoluto. Eppure negli anni in cui non era stato ancora colpito dalla malattia, il senatur non si esimeva dal capire cosa succedesse sul territorio e calibrava le proprie decisioni sulla base delle indicazioni che traeva dai contatti, dalle sue spie, dalle chilometriche telefonate notturne, dai pettegolezzi che recepiva e soppesava. Oggi, sia per quanto riguarda Renzi che per Salvini, l’impressione è invece che procedano come dei bulldozer, quasi fossero incuranti degli effetti delle loro decisioni.
E’ un modello che non può certo entusiasmare noi indipendentisti, in quanto appare funzionale a una centralizzazione della politica e delle istituzioni, conseguente a quello che viene venduto come il “fallimento del federalismo”. Si tratta di un discorso che ho già affrontato in altre occasioni: il ragionamento che prevale, a cominciare dai media e dai commentatori, è che il territorio ha dato un pessimo esempio di sè, di conseguenza il federalismo, che sembrava la panacea a tutti i mali dopo che la Lega l’aveva imposto all’agenda politica nazionale, si è rivelato solo un disastro. Ergo, meglio tornare a un sano centralismo.
Il problema, come è stato detto e ripetuto fino alla noia, è che in Italia s’è realizzato di tutto fuorché un reale federalismo. S’è solo realizzata una parvenza di decentramento (ma con la cassaforte strettamente controllata e governata da Roma) e sul territorio s’è dato sfogo alle peggiori pulsioni e agli atteggiamenti più deprecabili della politica nazionale. Il tutto non poteva che tradursi nel fallimento che abbiamo sotto gli occhi. E anche il Carroccio ha le sue pesanti responsabilità in tale contesto, perché spesso ha esaltato come un proprio successo scampoli di decentramento che sono stati spacciati per federalismo al solo scopo di mantenere in piedi l’insegna della propria ditta.
L’Italia è propria tutta sbagliata… a cominciare da ciò che è stato spacciato per federalismo.
Per evitare di subire l’equivoco strumentale messo in campo dalla Romanitas contro il federalismo: cioè che esso non funziona perchè le regioni sono corrotte come e più dello stato centrale (a parte che questo, almeno al Nord andrebbe provato con fatti….), basta dire che non ce ne fotte niente.
Corrotti o meno, noi (Lombardi) vogliamo almeno il 75% del nostro residuo fiscale, se non il 100% (l’agognata indipendenza) lasciato sul nostro territorio. Perchè?… Perchè è la cosa equa da fare in quanto residui fiscali confiscati dal governo centrale nelle proporzioni lombarde non hanno eguali in Europa, se non anche nel mondo. PUNTO.