Purtroppo la Scozia ha detto No all’Indipendenza dal Regno Unito, perdendo (forse) per sempre la possibilità di tornare ad essere una nazione indipendente . Inutile negare che ci contavamo un po’ anche noi, ci contavano tutti i movimenti indipendentisti, che vedevano nella giornata di ieri la possibilità di un effetto ‘domino’ che potesse riguardare direttamente anche le nostre realtà. Sapevamo da mesi che i ‘no’ erano in lieve vantaggio, ma la rimonta degli ultimi giorni, grazie ad una splendida campagna elettorale, ci faceva sperare in un meraviglioso regalo che avrebbe potuto dare il via ad una primavera dei popoli europei. Ciò non è avvenuto per svariati fattori.
E’ contato, soprattutto, il bullismo dell’Inghilterra che ha minacciato la Scozia indipendente di vere e proprie sanzioni stile Iraq: ripristino dei dazi doganali, il ritiro delle sterline, la chiusura dei conti correnti, trasferimento di banche e aziende dalla Scozia a Londra con conseguenti licenziamenti, fino alla militarizzazione del confine. Si è aggiunta anche l’UE che per voce di alcuni paesi membri ha paventato la possibilità che la Scozia indipendente non sarebbe stata accettata all’interno dell’Unione, ne ora ne mai. Ci mancava la minaccia di un bombardamento nucleare della NATO poi eravamo apposto.
Tutte queste spropositate prove di forza, che mostrano il vero volto canaglia degli stati accentrati, hanno terrorizzato a morte “la casalinga di Voghera” (che visto che siamo in Scozia, chiameremo “la casalinga di Aberdeen”). Il voto per l’indipendenza è infatti stato dato in grande vantaggio fra gli uomini, mentre le donne, abituate a far quadrare i conti familiari, hanno votato in gran parte per il no. Parliamoci chiaro: se esistesse ancora il suffragio universale solo maschile saluteremmo oggi, probabilmente, una nuova nazione indipendente.
L’Inghilterra, infatti, ha utilizzato questa tecnica per far naufragare il referendum, parlando al borsellino delle persone, alla loro vita quotidiana, ossia utilizzando temi meschini e ricattatori, anziché ideali: come farai domani senza moneta? sai che la spesa al mercato ti costerà di più? Sai che tuo marito perderà il posto?
Questa lezione ci dimostra quanto sia importante nell’attività politica di un movimento indipendentista il pragmatismo, la praticità: saper spiegare bene, sapendo cosa si deve fare, tutte le fasi della transizione da Stato accentrato a Stato indipendente, senza lasciare buchi neri e puntini di sospensione, che potrebbero far smarrire i più. Spiegare bene quali sono i vantaggi e quali potrebbero essere le difficoltà iniziali, con onestà e trasparenza, specificando con grande chiarezza che saranno solo transitorie e limitate nel tempo.
Spiegare cosa succede alla propria pensione, ai propri risparmi, al proprio lavoro fintanto che non si è instaurato lo Stato indipendente.
L’indipendenza deve essere votata anche da mogli, mamme e nonne, e anche da quei tanti che lavorando nel pubblico impiego temono di perdere il posto : non solo da giovanotti pieni di testosterone.
Se siamo qui, ad animare, a costruire, il nostro movimento indipendentista è segno che abbiamo cuore da vendere e begli ideali, ma per riuscire nella nostra impresa bisogna ritagliare la nostra proposta sulla massa silenziosa, obnubilata da una storia mistificata e manipolata dai media, che notoriamente è impaurita da ogni flebile cambiamento, figuriamoci se posta di fronte ad una indipendenza ed una secessione.
C’è da dire che, per quanto ci riguarda, siamo piuttosto facilitati: le differenze fra Italia e Regno Unito sono a dir poco colossali e anche questo ha contato sul voto scozzese.
Il Regno Unito è uno stato che funziona bene, moderno, snello ed efficiente . Le tasse sono a livelli bassi e i servizi pubblici sono di alta qualità. L’Inghilterra è una nazione giovane e vivace, sia culturalmente che economicamente, ed è un centro mondiale finanziario; la disoccupazione è ai minimi termini e l’Inghilterra è rispettata in tutto il mondo. Insomma si vive bene. La Scozia invece è una terra depressa, o almeno meno ricca dell’Inghilterra, che introita diversi trasferimenti statali, soprattutto ad appannaggio degli agricoltori.
La differenza con il nostro caso è evidente: lo Stato italiano è ipertassatore, la qualità dei servizi infima, la corruzione, gli sprechi e il malaffare sono dilaganti a tutti i livelli. Lo Stato italiano è uno stato già da tempo finanziariamente fallito tenuto in piedi artificialmente da interessi internazionali e bancari . Lo Stato italiano tiene in condizioni miserevoli chi vi abita : drena mortalmente risorse (fino al 70% di tasse) dai territori produttivi per convogliarle ad un ceto parassitario improduttivo, composto da milioni e milioni di persone, che vive solo e soltanto di spesa pubblica. L’Italia è un paese in forte declino economico ed industriale, con una disoccupazione galoppante, con gravi problemi di criminalità organizzata e immigrazione clandestina. L’Italia ha una pessima reputazione internazionale e gli italiani vengono accolti da roboanti pernacchie in tutti gli angoli del globo. L’Italia senza ombra di dubbio è il peggior stato d’Europa, e in molte classifiche OSCE si ritrova a sgomitare fra il Burkina Fasu e il Bangladesh.
Quindi mentre gli scozzesi non se la sono sentita di lasciare la potente e ricca Inghilterra, da noi anche un bambino di cinque anni capirebbe che lasciare l’Italia è una cosa che conviene a tutti, anche nell’immediato .
Pertanto non abbattiamoci per il risultato della Scozia (che però si porta a casa ulteriore autonomia decisionale), che certo ci avrebbe fatto comodo a livello di propaganda, ma teniamo ben presente che la situazione in cui ci ritroviamo ad operare è molto diversa : noi non abbiamo nulla da perdere a lasciare l’Italia e questo la gente lo capisce molto più facilmente.
L’Italia, in caso di un referendum indipendentista, non potrà mai usare gli argomenti che ha usato, con successo, l’Inghilterra. Ed è per questo che al referendum come in Scozia tenteranno in tutti i modi di non farci arrivare.
*Toscana Stato
Un articolo ben scritto e ben ragionato: complimenti all’autore.
è quello che dico anch’io da noi certe teorie non reggono, li voglio vedere a dire che senza la Calabria la Padania va a gambe all’aria, li voglio vedere a dire che senza le illuminanti intuizioni politiche di Mastella non sappiamo come governarci!!!!!!