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L’«Italiano Medio» ha un solo dio: lo Stato!

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di NICOLA LEONESIO

La questione che io personalmente chiamo “dell’italiano medio” compie dieci anni. Perché 10 anni? Non è importante al momento, anzi non lo è proprio direi.
Sono altresì convinto che anche l’epilogo della storia di questo tipo di italiano avrà qualcosa di “medio”, e temo sarà un dito.

Avendo limitate cultura generale e proprietà di linguaggio, non mi posso permettere di produrre analisi molto accurate e dettagliate. L’unica cosa fatta in questi ultimi anni è provare nel tempo libero a studiarmi quelle quattro nozioni che mi hanno portato a determinate conclusioni sul presente e futuro di questo tipo di italiano.

L’italiano medio (d’ora in poi IM) lo trovi dappertutto quindi è relativamente facile vederlo in azione. Lo trovi al bar, al lavoro, in coda alle poste, sui mezzi pubblici, è per sua natura mediamente presente in ogni luogo. Appena apre bocca lo riconosci istantaneamente. Utilizza la notizia del giorno per attaccare bottone e i suoi discorsi sono pieni zeppi di slogan triti e ritriti, la maggior parte dei quali falsi. Anzi, tutti.

Di solito, dopo massimo 40-60 secondi che parla, già hai capito se è fascista o comunista e spesso lo è a sua insaputa. Perché l’IM è sostanzialmente un essere binario che può assumere soltanto due valori: zero o uno. Certo, capita di trovare quel finto democristiano che rimane mascherato per un po’, ma prima o poi si tradisce e un “quando c’era lui” gli scappa. Hanno però in comune la stessa religione o dio: lo Stato. Lo stato può e deve risolvere tutti i suoi problemi, lo dice la costituzione! Per l’IM non esiste l’iniziativa personale, il merito, la ricerca di soluzioni individuali. No. Esiste lo Stato che ti dà e lo Stato che ti toglie. Fine.

L’IM non ha la più pallida idea di cosa sia la legge della domanda e dell’offerta, il mercato. Secondo lui gli affitti sono alti perché nessuno ancora ha fatto un decreto per abbassarli. Oppure un altro grande classico è che l’Italia va male perché non valorizziamo il turismo. “Il turismo è il nostro petrolio” è una grandissima stronzata che imperversa da decenni ed è talmente facile da smontare che manco mi ci metto. L’Italia non ha mai vissuto e mai vivrà di turismo. Ma l’IM non lo sa e il politico pro tempore cavalca questo slogan sapendo che vale milioni di voti. E l’IM lo vota, ovvio.

L’IM non ha la benché minima idea di cosa sia il debito pubblico, il PIL, gli interessi che paghiamo su questo debito monstre da record mondiale, niente, zero. Secondo lui la colpa di tutto ciò che non funziona è dell’euro, dei poteri forti, delle multinazionali, degli evasori (un altro grande classico). E tutti i politici che si avvicendano (di destra o sinistra non cambia nulla) producono programmi che non fanno altro che aumentare spesa e debito, promettendo l’Eldorado, e l’IM li vota, imperterrito. Chi entra in politica sa benissimo che non ha alternative se non peggiorare i conti pubblici. Se vuoi promettere pasti gratis o aumenti il debito o alzi le tasse. “Io di solito faccio un mix” (cit.).

L’IM crede che esistano i soldi pubblici infiniti da spendere e invece, ahimè, esistono solo i soldi dei contribuenti (M.T.). Un’altra cosa che ho imparato è che l’unico modo per abbassare le tasse è fare una cosa che i politici usano come slogan per terrorizzare l’IM: tagliare la spesa pubblica. Praticamente il politico pro tempore ha scoperto che se dice all’IM che taglierà la spesa pubblica vivrà peggio e non avrà più i servizi essenziali. La conseguenza di tutto ciò è che chiunque vada al potere aumenta le tasse. E quindi la gran parte di ciò che guadagni finisce inesorabilmente nel cesso statale, facendoti mancare pezzi di benessere e felicità.

La grave crisi demografica in atto e la cosiddetta fuga dei cervelli comunque dimostrano che qualcosa di positivo sta succedendo. Sempre più giovani si rendono conto che il loro futuro si gioca fuori dai confini di questo paese e l’italiano medio che fa figli è destinato ad estinguersi. Per concludere, i “miei 2 cents” sono sempre gli stessi: fuggite sciocchi.

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