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Lo spauracchio americano? russia e cina che adottano il gold standard

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MONETE OROdi ALASDIR MACLEOD

L’ipotesi che segue, se attuata, è certo che avrà un effetto significativo sull’oro e sul rapporto tra oro e tutte le valute cartacee.

La ri-monetizzazione dell’oro da parte di una grande potenza come la Russia, richiamerebbe l’attenzione sui difetti delle valute fiat emesse da quegli stati incapaci o non disposti a fare lo stesso. Sarebbe uno scisma in un ordine monetario mondiale basato sul dollaro.

La Russia ha chiarito il suo preminente obiettivo monetario: farla finita con il dollaro statunitense per quanto riguarda il commercio estero, un’ambizione che condivide con la Cina e i suoi partner asiatici. Inoltre, nel breve termine, la debolezza del rublo sta indebolendo l’economia russa costringendo la Banca Centrale di Russia (BCR) ad imporre tassi di interesse alti per difendere la valuta e ad aumentare il peso del debito in valuta estera. Non c’è dubbio che uno degli obiettivi delle sanzioni economiche della NATO è quello di danneggiare l’economia russa, indebolendone la valuta, e questa politica sta funzionando poiché quest’anno il rublo è sceso del 30% nei confronti del dollaro (con la prospettiva di ulteriori cali).

La Russia si sta confrontando con la realtà: usare i dollari negli scambi esteri la mette in svantaggio nella guerra valutaria contro l’America e i suoi alleati della NATO. C’è una soluzione che è stata suggerita in un recente articolo di John Butler, ed è quella di collegare il rublo all’oro o, più correttamente, inaugurare un gold exchange standard.[1] Il professor Steve Hanke della John Hopkins University ha proposto in alternativa che la Russia stabilisca un comitato valutario per stabilizzare il rublo. Il professor Hanke sottolinea che nel 1918, dopo la rivoluzione bolscevica quando la Gran Bretagna e altre nazioni alleate invasero e controllarono brevemente la regione, la Russia settentrionale legò il rublo alla sterlina inglese. Quello che non ha detto è che all’epoca la sterlina sarebbe stata accettata come sostituto dell’oro, quindi un comitato valutario era l’equivalente di un gold exchange standard ma in terre straniere.

Nel corso degli anni il professor Hanke ha prestato il suo consiglio a diversi governi affinché introducessero un comitato valutario, ma probabilmente possiamo escluderla come opzione per la Russia a causa del suo desiderio di tagliare i ponti col dollaro. Tuttavia l’idea di Butler (Es. legare il rublo all’oro) è sicuramente fattibile. Il debito estero del settore pubblico russo ammonta a soli $378 miliardi in un’economia da $2 bilioni, le sue riserve di valuta estera ammontano a $429 miliardi di cui oltre $45 miliardi sono in oro fisico, e il deficit di bilancio di quest’anno è probabile che sarà di circa $10 miliardi, considerevolmente meno dell’1% del PIL. Questi rapporti suggeriscono che un gold exchange standard potrebbe funzionare fintanto che viene mantenuta una disciplina fiscale e viene moderata l’espansione del credito.

Una volta inaugurato, i russi non verrebbero limitati nell’acquisto e nella vendita di oro per conservare il tasso di cambio del metallo giallo. La BCR ha anche il potere di gestire la liquidità dei rubli, e come sottolinea John Butler, potrebbe emettere obbligazioni a cedola che sarebbero attraenti rispetto al possesso di rubli in contanti. Con l’emissione di questi titoli, al pubblico verrebbe offerto un rendimento superiore ai tassi di leasing con cui l’oro viene commerciato sul mercato di Londra. Pertanto, mentre si tornerebbe ad avere dimestichezza con il denaro sonante, la popolazione regolerebbe i propri affari finanziari ad un tasso di interesse notevolmente inferiore a quello attuale del 9.5%-10%, ma nel contesto di una moneta sonante verrebbe sempre rimborsato. Ovviamente la BCR dovrebbe monitorare l’espansione del credito bancario al fine di garantire che tassi di interesse più bassi non producano un pericoloso aumento dei prestiti bancari compromettendo tale organizzazione.

In breve, la banca centrale potrebbe facilmente contrastare qualsiasi tendenza al rimborso in oro dei rubli, ritirando questi ultimi dalla circolazione e limitando il credito. Inoltre bisognerebbe prendere in considerazione i rubli all’estero, ma la situazione attuale è favorevole. E’ probabile che gli speculatori nei mercati dei cambi abbiano venduto rubli in cambio di dollari ed euro a causa della situazione ucraina e per sfruttare i prezzi del petrolio più bassi. L’annuncio di un gold-exchange standard potrebbe quindi portare ad una maggiore domanda estera di rubli nei mercati valutari, perché queste posizioni verrebbero chiuse quasi certamente. Poiché oggi vi è un basso appetito per l’oro fisico nei mercati dei capitali occidentali, sarebbe improbabile che i titolari esteri di rubli li possano scambiare per l’oro, preferendo di venderli in cambio di altre valute fiat. Ora potrebbe essere un buon momento per introdurre un gold-exchange standard.

La minaccia più grande ad una parità rublo-oro deriverebbe probabilmente dalle bullion bank di Londra e New York che acquisterebbero rubli da presentare alla BCR in cambio di lingotti, così da coprire le loro posizioni short. Ciò potrebbe essere eliminato da normative a restrizione di tali scambi, ma anche permettendo l’emissione di rubli per accordi non commerciali e non il contrario.

Possiamo constatare che la gestione di un gold-exchange standard è certamente possibile. Stando così le cose, il tasso di cambio potrebbe essere impostato vicino ai prezzi correnti, diciamo 60,000 rubli l’oncia. Invece di un intervento nei mercati valutari, la BCR dovrebbe utilizzare le sue riserve di valuta estera per costruire e conservare oro a sufficienza in modo da gestire comodamente il tasso di cambio rublo-oro.

Una volta stabilita la connessione rublo-oro, è probabile che il prezzo dell’oro si stabilizzerà rispetto alle altre valute, e probabilmente aumenterà qualora venga ri-monetizzato. Dopo tutto, la Russia ha circa $380 miliardi di riserve di valuta estera, la maggior parte delle quali può essere utilizzata per acquistare oro. Tale numero equivale a quasi 10,000 tonnellate di oro ai prezzi correnti, a cui possono essere aggiunti i ricavi futuri dall’esportazione di energia. E se altri Paesi cominciassero a seguire l’esempio della Russia, anch’essi si ritroverebbero a vendere dollari per l’oro.

Il costo della vita della popolazione russa dovrebbe iniziare a scendere non appena il rublo si stabilizzerà, in particolare per quei beni essenziali alla vita. Ciò ha implicazioni politiche fortemente positive rispetto al dolore attuale dell’inflazione dei prezzi alimentari all’11.5%. Nel corso del tempo il risparmio nazionale crescerebbe, stimolato da un welfare state ristretto, da una stabilità monetaria di lungo termine e da tasse basse. Questo è l’ambiente ideale per lo sviluppo di una forte base manifatturiera, come ha chiaramente dimostrato l’esperienza post-bellica della Germania, ma senza i suoi costi sociali e fiscali alti.

Gli economisti occidentali, istruiti nella gestione della domanda, penseranno che sia una follia imporre un gold-exchange standard e rinunciare alla possibilità di espandere la quantità di moneta fiat, ma ignorano l’evidenza empirica di una Gran Bretagna prospera che nel 1844 aveva un gold standard. Non capiscono che l’inflazione monetaria crea incertezza per gli investimenti di capitale e distrugge i risparmi reali necessari per finanziarli. Invece credono alla fallacia che il progresso economico possa essere gestito attraverso la svalutazione della valuta e la distruzione dei risparmi.

Essi danno per scontato che la Russia abbia bisogno di svalutare i suoi costi per rendere redditizi il settore energetico e minerario. Ancora una volta, questa è una fallacia esposta dall’esperienza del 1800, quando tutti gli interessi britannici oltremare, che fornivano le materie prime all’Impero, erano gestiti in base ad una sterlina d’oro. La Russia, infatti, per non essere gravata dai costi ingestibili dei debiti e del welfare, per mantenere i mercati del lavoro flessibili e poco regolamentati e per avere un bilancio in pareggio, può gettare le basi di un impero eurasiatico duraturo abbracciando un gold-exchange standard; come la Gran Bretagna dopo le guerre napoleoniche, il futuro della Russia giace nelle nuove opportunità e non nelle industrie e nelle istituzioni presenti.

YUAN 7 1 BREAKIn poche parole, è il caso che la Russia prenda in considerazione un passo del genere; se cogliesse questa opportunità di stabilire un gold-exchange standard, non ci saranno conseguenze per i suoi rapporti economici con il resto del mondo, lo stesso vale per le questioni geopolitiche.

Per le nazioni occidentali sarebbe difficile accusare la Russia di voler indebolire il sistema monetario globale basato sul dollaro. Dopo tutto, nel corso della riunione del G20 a Brisbane è stato detto al presidente Putin che la Russia non era la benvenuta come partecipante agli affari internazionali, e la linea ufficiale della FED afferma che l’oro non ha più un ruolo nella politica monetaria.

Tuttavia, se la Russia adottasse un gold-exchange standard è quasi certo che risveglierebbe questioni mai sparite all’interno delle altre nazioni del G20, soprattutto i tentativi di lunga data delle banche centrali di de-monetizzarlo. Potrebbe segnare l’inizio della fine per il sistema monetario internazionale basato sul dollaro, dividendo il mondo in due fazioni: quelli che vorrebbero seguire l’esempio della Russia e quelli che non potrebbero o non vorrebbero. Il discriminante potrebbe essere il livello di spesa pubblica e il livello delle passività di lungo termine del welfare state, perché gli stati che succhiano troppa ricchezza dalle loro popolazioni e devono affrontare costi sociali crescenti non saranno in grado di soddisfare le condizioni necessarie per ancorare le proprie valute all’oro. In questa categoria possiamo metterci quasi tutte le nazioni avanzate, le cui valute sono prevalentemente il dollaro, lo yen, l’euro e la sterlina. Altre nazioni senza questi oneri e che godono di tax rate più bassi, hanno la possibilità di impostare un gold-exchange standard se desiderano isolarsi da una futura crisi monetaria fiat.

Lo scopo di questo articolo è, inoltre, quello di esaminare lo stesso caso ma per altri paesi, come la Cina, la quale sta lavorando ad un obiettivo simile. Naturalmente la Russia potrebbe non contemplare attivamente un gold standard, ma ogni giorno che passa Vladimir Putin sta mostrando il desiderio di consolidare il controllo politico ed economico della Russia sulla regione eurasiatica, mentre si allontana da America ed Europa occidentale. L’istituzione dell’Unione Eurasiatica Economica, il dominio dell’Asia in partenariato con la Cina attraverso lo Shanghai Cooperation Organisation e i piani per istituire un’alternativa alla rete di pagamenti bancari SWIFT, sono tutte testimonianze del suddetto esito. Sarebbe quindi negligente escludere quella cosa che potrebbe mettere fine ai tentativi esteri di indebolire il rublo e l’economia russa: spostare la guerra valutaria lontano dagli scambi con l’estero e nel mercato dell’oro fisico, dove Russia e Cina hanno le carte migliori da giocare.

traduzione di Francesco Simoncelli. TRATTO DA QUI

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1 COMMENT

  1. Riflessioni affascinanti, certo… ma con un piccolo problema: la reintroduzione del gold-standard segnerebbe probabilmente – almeno a medio termine – la fine dell’incontrollata moltiplicazione di pani, pesci e dollari di cui vive la finanza mondiale (ben “rappresentanta” dalla FED). Sarebbe la fine dei vari “quantitative easing”, della “virtualizzazione” della moneta e quindi – di fatto – del dominio del dollaro. C’è qualcuno disposto a credere che gli USA possano accettare una tale eventualità – che distruggerebbe le basi esistenziali del loro “american way of life” – senza muovere un dito?

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