di MATTEO CORSINI
Nella sentenza con la quale la Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile il referendum che mirava a consentire agli individui di farsi aiutare a porre volontariamente fine alla propria vita, si legge, tra le altre cose, che la vittoria del Sì avrebbe decretato la piena disponibilità della vita da parte di chiunque è nelle condizioni di prestare un valido consenso alla propria morte.
Ma secondo la Corte, "quando viene in rilievo il bene della vita umana, la libertà di autodeterminazione non può mai prevalere incondizionatamente sulle ragioni di tutela del medesimo bene, risultando, al contrario, sempre costituzionalmente necessario un bilanciamento che assicuri una sua tutela minima".
Un individuo può ritenere, per esempio per motivi religiosi, che nessuno debba porre fine alla propria vita, men che meno aiutare altri individui capaci di intendere e di volere a farlo, anche in casi di malattie incurabili che costringono una persona immobile a lett