Spesso quando si parla delle misure restrittive in atto si dimentica, o si finge di dimenticare, che alla base di esse non c’è alcun fondamento scientifico chiaro e univoco, ma ci sono soltanto decisioni politiche puramente arbitrarie. Decisioni che, infatti, non a caso continuamente contraddicono e smentiscono se stesse.
Se oggi, per esempio, i criteri per attribuire le “fasce” colorate alle regioni fossero gli stessi di novembre scorso, quando furono istituite, tutte le regioni italiane sarebbero “gialle”, salvo la Basilicata. Se oggi molte sono “arancioni” o “rosse” è perché a gennaio il governo ha deciso arbitrariamente di abbassare la soglia dell’indice RT necessaria per rimanere nella categoria più “buona”. E perché altrettanto arbitrariamente ha deciso di interpretare in senso più restrittivo altri dei famosi, esoterici 21 criteri stabiliti allora per la classificazione.
Perché il governo lo ha fatto? A gennaio la situazione sanitaria era peggiorata rispetto a novembre? No, anzi al contrario era decisamente migliorata: meno casi, meno ricoverati, meno TI, meno morti. E allora perché? Perché i criteri considerati validi allora adesso non vanno più bene? Perché sì. Perché a insindacabile giudizio del governo bisognava stringere i freni per evitare che forse, in futuro, mai sia, ci fosse un peggioramento.
D’altra parte lo stesso lockdown natalizio era stato motivato non in base ad un aggravamento dei dati sanitari, ma in base ad un ragionamento preventivo puramente ipotetico: poiché è possibile che a causa degli “assembramenti” nelle feste i dati si aggravano, in partenza impediamo qualsiasi assembramento, così non corriamo rischi e buonanotte. E oggi, con la campagna allarmistica sulla fantomatica “terza ondata” (inesistente nei dati) e sulle varianti (su cui non c’è uno straccio di prova che siano più gravi, anzi), si ripete ancora, per l’ennesima volta, lo stesso folle meccanismo. Come dire: se è inverno ci mettiamo il cappotto, se è estate ce lo mettiamo lo stesso per sicurezza e ce lo teniamo addosso fino all’inverno. Tutto molto “scientifico” e fattuale, per carità…
Stesso discorso per il coprifuoco. Ammesso (ma non concesso) che serva a qualcosa, se oggi i livelli di rischio sanitario sono tornati ai livelli dell’autunno, quando fu istituito, perché mantenerlo ancora in vigore?
La fallacia logica fondamentale nella linea lockdownista cieca del governo vecchio e nuovo – accomunati ahimé dalla continuità del ministro Speranza e dei suoi plumbei “esperti” – è quella di piegare continuamente qualsiasi dato a una visione dogmatica imperniata su una sola certezza: l’unica arma contro il Covid è fermare e chiudere tutto. Se va peggio chiudiamo, se va meglio chiudiamo lo stesso per non farlo andare peggio. E se chiudendo va ancora peggio, chiudiamo ancora di più.
Qui di scientifico, ma anche semplicemente di razionale, non c’è niente. C’è molto invece di patologico. E soprattutto di malafede e circonvenzione d’incapaci.
In fondo lo fanno perché la gente se la fa nelle mutande dalla paura e loro lo sanno.
quando riesco a parlare con qualcuno che non è completamente lobotomizzato riesci a scorgere qualche barlume di comprensione. Poi la solita frase: e io che ci posso fare?
E lì ti cadono le braccia a non solo.