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Lombardia libera e indipendente? sembra non fregare quasi a nessuno

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di GIANLUCA MARCHIcolor-44

Per una “Lombardia libera e indipendente”: a ieri pomeriggio, nel sito di Color44 (www.color44.org), il Comitato Lombardo Risoluzione 44, risultavano poco più di 5700 firme. Color44 è appunto il Comitato trasversale che si è costituito per riproporre anche in Lombardia la famosa Risoluzione 44, vale a dire la mozione promossa da Indipendenza Veneta nell’autunno del 2012 e che fu votata dal Consiglio regionale del Veneto, dando inizio al processo che ha portatolo lo scorso 13 giugno a votare il progetto di legge 342 che prevede lo svolgimento del referendum per l’indipendenza regionale.

Oltre 5700 firme – raccolte anche online – non rappresentano certo un risultato sconvolgente se si pensa che l’iniziativa è partita mesi e mesi fa. Se consideriamo che una mozione virtuale come quella dell’annessione della Lombardia alla Svizzera raccolse oltre 30mila adesioni in poche settimane, c’è da rimanere perplessi di fronte al numero esibito da Color44. Sia ben chiaro, nessuna critica ai promotori del Comitato, che hanno dato vita a un’operazione lodevole, la cui finalità era quella di costituire un elemento di pressione sulla classe politica lombarda, affinché anche il Consiglio del Pirellone giungesse a discutere e votare una Risoluzione analoga a quella veneta. Con questi numeri, e con il sostanziale oblio dell’iniziativa, è difficile pensare che possa essere conseguito l’obiettivo. A questo punto si color44impongono come ineludibili un paio di domande: sono i cittadini lombardi completamente freddi rispetto al processo di indipendenza, oppure sono iniziative come quella di Color44 che, purtroppo, lasciano il tempo che trovano? E ancora: non è forse la politica, o almeno la sua anima che dovrebbe essere costituzionalmente più attenta e sensibile alle questioni dell’indipendenza e dell’autonomia, che dovrebbe assumersi il ruolo di play-maker di un processo del genere? D’altra parte in Veneto – che pure ha un bollore indipendentista sicuramente più vivo rispetto a quello lombardo – è successo proprio questo: un movimento politico come Indipendenza Veneta, per altro esterno al Consiglio regionale, è stato la miccia che ha innescato il fuoco poi alimentato da forze politiche o spezzoni di esse protagoniste del parlamento veneto, Lega inclusa.

Color44 ha cercato di far scoccare la miccia, ma finora in terra lombarda non si è acceso un bel nulla. E ciò nonostante il partito politico più chiamato in causa, vale a dire la Lega Nord, abbia a parole annunciato – attraverso il suo segretario Matteo Salvini e il governatore Roberto Maroni – che anche in Lombardia si sarebbe arrivati al referendum. A parole, sottolineo, perché nei fatti una parte consistente del Carroccio ha boicottato persino la raccolta firme di Color44 nella sua fase di maggiore spinta, che pure aveva visto l’impegno di non pochi militanti leghisti. In Lombardia si sente invece di nuovo parlare di “autonomia speciale”, che rischia però di essere un diversivo per non pervenire a nulla. Intendiamoci, in termini assoluti lo statuto speciale sarebbe stato meglio della condizione di sudditanza rispetto allo Stato centrale che noi lombardi sopportiamo da sempre e in termini pratici avrebbe voluto dire trattenere sul territorio una buona fetta dei 50-60 miliardi delle nostre tasse che ogni anno vanno a Roma e non tornano più indietro. Ma pensare che il Parlamento italico possa oggi votare una decisione del genere, innescando in pratica la dissoluzione dello Stato, è come credere che gli elefanti possano volare. E’ un processo politico diverso quel che può arrivare al risultato e il caso Catalogna insegna.

Allora viene il sospetto che l’autonomia speciale ma impossibile venga cavalcata da chi dell’indipendenza non gliene frega nulla, ma vuole continuare a illudere la propria base elettorale che resta in buona maggioranza indipendentista. Qualche nome ce l’avrei pure in mente…

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17 COMMENTS

  1. La mia convinzione, è che la secessione, l’indipendenza, o anche solo l’autonomia delle nostre regioni, dei nostri territori e dei nostri popoli dallo stato italiano e dal centralismo romano non arriveranno per via “moderata”, istituzionale o democratica. Non ci si libera da un oppressore sedendosi al tavolo con le regole del gioco che l’oppressore ha imposto. Venti anni e passa di Lega (a Roma e non solo), lo dimostrano. Mi sono convinto (come diceva prima di noi Leonardo Facco), che partecipare alle elezioni italiane non serva. Perchè “se le elezioni servissero davvero a ribaltare un sistema, non ce le farebbero comunque fare, o le invaliderebbero”. Inoltre, se è vero come è vero che il sentimento secessionista in Padania varia da regione a regione (più forte nel nord-est, meno nel nordovest e in Emilia), credo che il sentimento diverrà forte e condiviso se e nel momento in cui si salderà definitivamente alla rabbia e alla non più sopportazione della condizione di schiavismo fiscale e burocratico a cui è sottoposto il ceto medio produttivo degli imprenditori, degli autonomi, delle partite Iva, dei lavoratori veri, vessato dal popolo dei mantenuti di stato e dai lavoratori finti. In definitiva credo che dove non potranno la via politica, democratica, referendaria, istituzionale ed elettorale, forse potrà la crisi socio-economica, il fallimento e il commissariamento del paese. Magari mi illudo, o mi sbaglio, ma forse sarà davvero “tanto peggio, tanto meglio”. Anche perchè, come dice Marchi, è difficile pensare che lo stato italiano sia favorevole alla propria dissoluzione, cosa che avverrebbe concedendo autonomia e indipendenza al Lombado-Veneto. Se ci sarà davvero il default e il commissariamento, saremo di fronte a scenari alternativi. Una gran parte della popolazione, invocherà per reazione (come da costume italico) lo stato forte e l’uomo della provvidenza. Noi invece dovremo costruire (abbiamo il dovere di costruire) qualcosa di nuovo, diverso e alternativo rispetto all’esperimento statuale creato nel 1861. E il modello migliore da prendere d’esempio, lo abbiamo nella Confederazione elvetica.

  2. Direi anche che di Color44 un buon 80% di Lombardi ( mi sento anche troppo ottimista) non sanno pure che esista.
    Direi pure che grazie alla Lega parlare di indipendenza è molto difficile poiché ti bollano a priori di razzismo, Bossi and Family e stupidità ecc.. ecc…

  3. E’ la lampante dimostrazione di come funzionino i Partiti politici. La Lega Nord e’ e rimane innanzitutto un Partito politico italiano e ne incarna tutte le magagne, né piu’ né meno degli altri. Ecco spiegato il perché non abbia appoggiato, se non di facciata (con la firma di Maroni) l’iniziativa di Color 44.
    Poi magari, in Lombardia a differenza del Veneto il tema e’ meno sentito, oppure chi puo’ o chi capisce lo stato delle cose semplicemente se ne e’ andato o vuole andarsene….
    La realta’ e’ che siamo ancora all’anno zero… in veneto ormai si parla (sopratutto tra indipendentisti) solo delle prossime elezioni regionali, di liste e candidati, tutto come qualsiasi altro partito “nazionale”, ma stiamo contenti perché Zaia che non perde occasione per rallentare il processo di istituzione del referendum in Veneto, e’ il piu’ amato Governatore dìItalia. Siamo a posto. A proposito, mi spiace che tutte queste iniziative affondino, non ne godo ma, non credo da anni alla possibilita’ di diventare indipendenti per vie “pacifiche e legali”. ma puo’ essere che mi sbaglio….

  4. Chiederei a tutti di continuare sulla strada intrapresa a Brescia l’8 maggio 2014. Quel giorno si è respirato un buonissimo clima tra tutti gli indipendentisti lombardi. Ripartiamo da lì.

    • serve uno che detti la linea,mi sembra che gli indipendentisti siano un piccolo ma agguerrito esercito, allo sbando senza ordini ne strategie precise da seguire…color44 sopravvive ancora tramite dieci ragazzi che hanno dovuto passare l’anno trascorso a difendersi dai leghisti che non hanno gradito le critiche e dai non leghisti che accusavano color44 di essere contiguo alla lega…eppure basterebbe poco per remare tutti dalla stessa parte.

      • Benissimo, parliamo tra noi e con chiunque ci stia. Magari cerchiamo di non essere contigui solo a chi si dimostra serio e coerente. Collaborare è necessario. continuiamo come l’8 maggio.

        Quanto al leader maximo che detta la via, personalmente ho una avversione profonda per i narcisisti. La storia della Lega ci insegna che possono fare danni irreparabili. La storia d’iTaglia peggio. Non alimentiamo i narcisismi. Agiamo con intelligenza. Il patto del Gruetli nel 1291 è stato siglato da un drappello di persone accomunate dal desiderio di fare il meglio per i propri popoli. È durato 723 anni. Basta con gli uomini della provvidenza. Siamo grandi: camminiamo insieme.

  5. Probabilmente non si accende nulla perché è difficile far capire ad uno di Magenta perché lui dovrebbe diventare indipendente ed uno di Agognate no. E se l’indipendenza di estendesse al novarese sarebbe difficile far capire perché Novara si e Vercelli e Casale invece no.
    La Lombardia, il Veneto indipendenti da soli sono incomprensibili ai più, esiste un unica koiné, un unico popolo, un unica etnia, un unica cultura ed anche un unica lingua da Ventimiglia a Trieste. Divisi non si va da nessuna parte.
    Detto questo partite spiegando che non ci sarà un salto nel buio e che con l’indipendenza ci sarà solo da stare meglio: spiegate che nulla sarà inventato ma si copierà la costituzione e le leggi svizzere, se funzionano la funzioneranno anche da noi. Spiegate che l’italia è fallita, non è salvabile ed al massimo può trascinare anche noi sul fondo.

    • I Piemontesi sono gli autori del disastro a forma di stivale. Non dimenticatelo mai e non finite mai di chiedere scusa per quello che avete combinato. Inoltre i piemontesi, come denunciava Cattaneo, sono degli entisiasti dello stato assoluto che detta le regole ai sudditi, non a caso cavour ha importato lo statalismo e il centralismo francesi in italia. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Lombardia indipendente. Veneto indipendente.

        • Bava Beccaris era di Fassano, Cuneo. Cavour era di Torino. Gran parte dell’intellighentzia torinese del tempo era massonica e pro-unitaria. I Piemontesi di oggi sono a stragrande maggioranza favorevoli a uno stato unitario e, assieme agli emiliani, sono in maggioranza entusiasticamente pro-italiani. Si vedano a tal proposito i risultati del referendum sulla devolution del 2006, con un 56.6% di no, pur migliore di rispetto al no plebiscitario di emiliani e liguri. I piemontesi di oggi sono in maggioranza statalisti, oltre che nazionalisti e centralisti. La stragrande maggioranza dei piemontesi invoca uno stato forte, interventista e decisionista. Onestamente non vedo grandi comunanze tra piemontesi e lombardi, ora come nel 1859. E così dicendo non mi illudo certo circa l’intelligenza politica dei lombardi; mi limito a vedere differenze molto importanti, tutto qua. Che ognuno costruisca il modello che merita e che gli è più consono. Se un domani troveremo più conveniente federarci lo faremo dopo un voto popolare regione per regione. Per adesso la padania non esiste.

          http://www.prolombardia.eu

          • per adesso la padania non esiste, allo stesso modo non esiste neppure la lombardia indipendente. dire che non esiste il sogno degli altri non fa avverare il tuo.
            senza contare che le differenze tra piemontesi e lombardi sono minime, ripeto MINIME.

            da lombardo aggiungo che le colpe dei piemontesi sono quelle medie dei padani, ubbidire e sopportare, così si sono fatti mandare al macello nelle guerre risorgimentali in silenzio, poi la stessa sorte è toccata a tutti gli altri padani nelle due guerre mondiali, ma in definitiva anche i piemontesi ci hanno smenato parecchio, la capitale era a torino, lo stato sabaudo prima delle avventure di conquista era uno stato modello con i conti in ordine, poi si sono trovati in italia anche loro. ci han guadagnato solo i savoia.

            aggiungo poi che garibaldi, mazzini e bixio erano liguri, manin e fogazzaro veneti, battisti trentino e molti dei mille erano lombardi, quindi o devi chiedere scusa anche tu o la smettiamo con queste stronzate da asilo. è colpa tua, no è colpa tua. E chi lo dice alla maestra?

          • Non posso che darle ragione. Il Piemonte – pure l’Emilia, se è per questo – è una causa persa. Comunque, penso che il fervore indipendentista, in Veneto, sia parecchio sopravvalutato. Anch’io, tempo fa, credevo che i Veneti fossero in rampa di lancio, che la Lombardia fosse sì promettente, però parecchio “indietro”.
            Va a finire che il “vero” fuoco indipendentista cova sotto la cenere, in Lombardia.

          • Non ho parole e non voglio neppure commentare gli strafalcioni storici sui piemontesi, mi pare di discutere con un magnagreco come nel sito dell”Indipendenza”. Se penso che anche i piemontesi leggono questo sito penso che le scuse siano il minimo, ma non spetta a me dare lezioni.
            Se questa è la mentalità di strada ne farete poca, non basta dirsi diversi dalla Lega per esserne migliori, loro hanno fatto errori imperdonabili e ne paghiamo ancora le conseguenze e qui vedo tutte le condizioni per ripeterli. Guidare un popolo, organizzarlo, creare un movimento da zero, fare le scelte giuste al momento giusto richiede grandi doti non comuni, se uno non le ha è meglio che faccia il gregario.

          • Quanti dei Mille erano lombardi? Quanti allora erano davvero per una Lombardia indipendente e quanti volevano solo non essere governati da Francesi, Austriaci o altri?
            Inoltre la composizione etnica della provincia di Torino è particolarmente spostata verso allogeni ed il peso della provincia di Torino sul totale del Piemonte è enorme. Infatti nelle province di Cuneo, Novara, Vercelli, Biella, Verbania Cusio Ossola vinse il SI’.
            In quel referendum tra l’altro vinse il NO anche a Milano e Venezia, simboli delle gloriose Lombardia e Veneto.

  6. Niente da fare Marchi, la Lega non gradisce le iniziative e le accelerazioni in direzione autonomista/indipendentista, teme di perdere il controllo della situazione che gli permette di gestire la cosa pubblica.
    Ricordi a Cologno al Serio l’autunno scorso?
    Intorno al banchetto di CoLor44 c’era entusiasmo e tutti firmavano la mozione, in sala le persone presenti erano in buon numero, ricordo anche che l’intervento della serata meno gradito fu dell’esponente leghista un collaboratore di Calderoli, sembrava un perfetto democristiano.
    La lega e la sua dirigenza sono completamente istituzionalizzati e berlusconizzati.
    Il patto del nazareno sta in piedi grazie all’uomo chiave di Berlusconi per trattare sulle riforme, Calderoli appunto.
    Salvini a parte qualche slogan alla Bossi nulla combina, cerca d’imbonire la base leghista (che dorme parecchio) e si prepara a calare al sud in cerca di quei voti che non prende più al nord con un programma da destra nazionale che tanto piace agli elettori del sud.
    “Se non riesci a comandare un popolo, cambia il popolo”
    Ecco cosa sta organizzando il Salvini su mandato dei berluscones.

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