di REDAZIONE
“Se il 100 per cento delle tasse dei cittadini lombardi rimanesse in Lombardia risolveremmo qualsiasi problema, sarebbero 83 miliardi, per questo io non chiedo l’indipendenza come fa il Veneto ma lo statuto speciale si'”. E la dichiarazione di Roberto Maroni, presidente della Regione Lombardia, fatta nel corso di un’intervista pubblica a Brescia: “Stiamo cercando di convincere sei consiglieri d’opposizione a votare per il referendum”. “Nel Cantone dei Grigioni hanno lo stesso bilancio della Lombardia, 23 miliardi, oltre ai costi della sanita’ coperti a parte, per fare tutte le altre cose, e sono 200mila abitanti contro i 9 milioni di abitanti lombardi”, ha aggiunto Maroni. Il problema, tuttavia, è che una riforma del genere è di natura costituzionale e, per andare in porto, richiede la doppia lettura del Parlamento italico, con ben scarse possibilità di essere mai approvata.
“La riforma delle Province e’ una grande cazzata, avrebbe dovuto cancellare le provincie e non l’ha fatto, anzi le ha mantenute in vita, con l’unico risultato di far risparmiare i gettoni dei consiglieri, ma gli 8 miliardi spesi dalla provincie per le loro competenze restano”. L’ha detto sempre Maroni a Brescia nel corso dell’intervista pubblica a “Panorama d’Italia”.
“Con questa riforma”, ha proseguito Maroni, nel corso dell’intervista pubblica a Brescia per ‘Panorama d’Italia’, “si e’ fatto un casino solo per dire di averla fatta, ma e’ una grande riforma che non c’e’, e i cittadini se ne accorgeranno, da lunedi’ i nuovi presidenti delle province sono sindaci che faranno anche i presidenti delle province ma gratis, dovendo cosi’ occuparsi del proprio comune e di tutti gli altri, con consigli provinciali senza maggioranza, con cose da fare ma regole ancora tutte da scrivere, passeranno mesi senza chiarezza e nel frattempo chi fara’ i servizi che dovrebbero fare le province?”.
Secondo il governatore lombardo, quindi, “ci saranno disservizi che dipenderanno da questa strampalata riforma. E’ mio interesse risolvere questi problemi ma non mi faccio carico dei problemi altrui”. “C’e’ poi una questione di competenze di legge: la legge impone alle Regioni di emanare una propria legge per dire quali competenze devono restare alle province riformate e quali tornano alla Regione, ebbene: la Lombardia ha dato oltre 200 competenze alle Province, non vorrei riprendermele indietro, pero’ ci sono due condizioni per lasciargliele, la prima e’ che chi prende la delega sia in grado di esercitarla… saranno in grado di fare politiche attive per lavoro, ad esempio?”, ha detto ancora Maroni, “e poi che abbiano le risorse, noi con le deleghe demmo anche le risorse, ma se le nuove competenze saranno attribuite da una legge nazionale, dovra’ essere lo Stato a erogare anche le risorse”. “Comunque il vero rischio e’ che su temi importanti come la mobilita’ o l’edilizia scolastica si blocchi tutto perche’ le province hanno le competenze ma non i soldi e io come Regione non posso darglieli”, conclude il governatore della Lombardia.
Maroni mi stupisce.
OK non sentirsela di lottare per l’indipendenza che, in tema economico, implicherebbe gli 83 (!) mld annui di residuo fiscale dal Bobo citati rimangano in loco. Ma dire che INVECE ci si batte per lo statuto speciale che ugualmente implica che i suddetti 83 rimangano in Lombardia, pensando che Roma acconsenta, mi sembra veramente ragionamento da… Mi trattengo.
Se credi di poter strappare gli 83 da Roma ottenendo lo statuto speciale, ma allora perchè non andare per il Full Monty e lottare per l’indipendenza.
Se Bobo non l’ha ancora capito, a Sud del Rubicone non interessa tanto che noi abbiamo il loro stesso passaporto, ma bensì che sganciamo gli 83 testoni pronto cassa.
Dategli un cucchiaino di fosforo, per favore.
PS: Governatore, andrebbe già “bene” se Lei riuscisse a raccattare quei 4 euri che servono a finire Pedemontana e completare BreBeMi (sul serio), et similia. Cordialmente…
Si noti che questo signore non parla MAI di abbassare le tasse ai lombardi, ma solo di tenersele tutte lui, onde poterne ridistribuire una parte dall’alto* secondo le sue imperscrutabili e inappellabili priorità.
Nullità assolute. E c’è ancora chi, tra i sedicenti indipendentisti, difende questa gente e ci fa conto.
* parliamo della parte che non finisce in illustri taschini.