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Lombardia “società aperta”, ovvero indipendenti e prosperi

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Più di una volta abbiamo dovuto constatare i danni provocati all’indipendentismo dalla becera propaganda di un partito qualunquista esponente dell’estrema destra italiana. In particolare oggi mi preme concentrarmi sul collegamento ormai automatico nell’opinione pubblica tra indipendenza e chiusura. Anni e anni di propaganda xenofoba hanno accostato il progetto indipendentista alla chiusura dei confini contro l’invasione straniera, alla chiusura ermetica della società per prevenire l’invasione culturale, finanche ad un ideale di autarchia economica, con il rifiuto di scambi internazionali. Insomma, indipendenza significherebbe erigere un muro intorno ai confini, isolando, o per meglio dire intrappolando, il nascente stato.

È davvero così? No! Non solo tale collegamento non esiste, ma esiste una tendenza contraria, che vedrebbe una Lombardia Indipendente come stato maggiormente aperto verso il mondo sia da un punto di vista economico sia politico sia culturale.

Analizziamo dapprima l’aspetto economico. L’Indice di Apertura dei Mercati redatto nel 2013 dalla Camera di Commercio Internazionale presenta come stati più aperti economicamente Hong Kong e Singapore. Non è una novità, le due città sono da anni simbolo di libertà ed apertura economica. È interessante tuttavia notare come viene analizzata dall’indice la natura degli stati più aperti economicamente: “The highest scores within the group are recorded by the smaller European economies (with a population less than 15 million) and the United Arab Emirates. The smaller European countries combine an above average score in trade policy with higher scores in trade and FDI openness than those countries found with lower rankings in this group”. Insomma, una definizione della Lombardia, che ha una popolazione di ca. 10 milioni di abitanti. Il motivo per questo legame tra limitate dimensioni di uno stato ed apertura economica è piuttosto intuitivo. Uno stato piccolo non può basarsi, per limiti di basilare scarsità, su politiche autarchiche. Il segreto per il successo di uno stato come la Lombardia sarebbe aprirsi agli scambi internazionali, sfruttando il proprio know-how e la propria competitività.

Da un punto di vista politico, per analizzare il legame tra indipendenza e apertura, possiamo rivolgerci alle esperienze indipendentiste catalana e scozzese. Entrambe le campagne a favore dell’indipendenza non parlano affatto di chiusura politica una volta ottenuta la libertà, tutt’altro. I movimenti indipendentisti parlano di nuovi stati ancora più legati all’Europa. A prescindere da quale sia l’opinione che si ha dell’Unione Europea, la ferma volontà di far sentire la propria voce nella comunità internazionale confuta la teoria “isolazionista”. L’indipendenza è vista come il modo migliore per offrire alle proprie comunità una maggiore libertà d’azione in ambito internazionale, per diventare davvero protagonisti della comunità europea. Chiusura? No, una nuova apertura verso il mondo, che solo l’indipendenza può offrire.

In ultimo, mi piacerebbe concentrarmi sulla presunta chiusura culturale che l’indipendenza porterebbe alla Lombardia. Una nuova riscoperta identitaria da parte della Lombardia porterebbe ad un rifiuto verso le altre culture, ad un uso esclusivista del patrimonio culturale ed identitario. Sarebbe davvero così? Ancora una volta tale collegamento non sussiste. In questo caso gli esempi che apporto sono ancora una volta gli indipendentisti catalani. L’indipendenza e l’identità vengono considerate come mezzi per accettare la propria diversità, di modo da accettare ed apprezzare quella altrui. Gli indipendentisti catalani parlano di una diversità in questi termini: “La identitat catalana és oberta i plenament compatible amb les identitats dels llocs d’origen de cadascú. La República Catalana és un projecte de futur, on hi cabem tots i on tots hi som necessaris. La República Catalana és un espai comú, un punt de trobada i la millor garantia del respecte a la diversitat.” L’identità catalana si basa sull’accettazione delle diversità, e si presenta come un progetto rivolto al futuro. Fantascienza? No, solo un normale approccio ad un progetto moderno, aperto ed inclusivo quale è l’indipendenza.

Indipendenza non significa chiudersi all’interno dei propri confini, ma al contrario proporsi al mondo con nuovo vigore, nuove possibilità di contare nella comunità internazionale, nuovo spirito di inclusione verso le diverse culture all’interno della rediviva identità lombarda

Juri Orsi, portavoce nazionale di pro Lombardia Indipendenza

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2 COMMENTS

  1. Speriamo che l’Italia esploda al più presto, sono troppi anni che aspetto di essere diviso da gente con cui non
    condivido modi di fare e mentalità, mi sento profondamente diverso, non voglio più avere a che fare con loro.

  2. quando un popolo, che si sente tale perché consapevole della propria storia e delle proprie peculiarità, viene forzato ad appartenere ad un coacervo strutturato artatamente per tenerlo sottomesso e poterlo sfruttare secondo progetti che saranno pure stati il sogno di alcuni ma non gli appartengono, non sarà mai felice con la camicia di forza che si sente addosso e prima o poi la strapperà… e sarà la salvezza non solo per se stesso ma alla fine anche per gli altri contigui per vicende vissute o per affinità elettive…
    L’Italia tutta è destinata ad esplodere…ma sarà finalmente la libertà dei popoli che la abitano…
    ad uno ad uno rinasceranno e sarà un’esplosione di potenzialità al posto dell’odierna frustrazione.. si instaureranno naturalmente rapporti nuovi dove l’emulazione sarà la spinta… e sarà un nuovo rinascimento.

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