“Vogliamo votare!” è lo slogan che i ragazzi del Collettivo Avanti hanno scelto per il presidio che si terrà a Milano, di fronte al Pirellone (Piazza Duca D’Aosta), martedì 17 febbraio a partire dalle 12:30. Quel giorno il Consiglio Regionale voterà l’indizione del referendum d’autonomia della Lombardia. Affinché la legge referendaria venga approvata è necessario che due terzi dei consiglieri votino SI. Non sarà una passeggiata, ma la votazione consiliare può rappresentare un momento cruciale nella storia della nostra Regione: l’approvazione del referendum potrà finalmente dimostrare che, al di là delle differenze ideologiche fra gruppi di maggioranza e opposizione, la gran parte dei cittadini non vuole più che la Lombardia sia la Regione più tassata e più sfruttata d’Europa.
Ecco perchè sostenitori dell’autonomia e militanti indipendentisti si ritroveranno in piazza, insieme, proprio nei pressi del Parlamento Regionale, per rivendicare il diritto di decidere che deve spettare ai cittadini lombardi. Sarà un simbolico atto di pressione popolare sulla massima istituzione lombarda, vòlto ad affermare l’importanza del diritto di voto, quale fondamento della democrazia, dell’autogoverno e della convivenza pacifica.
Il referendum non è una perdita di tempo e tantomeno uno spreco di denaro. Cittadini e imprese della Lombardia, ogni anno, “lasciano” allo stato italiano oltre 50 miliardi di Euro: più di 5 mila euro di tasse a testa -bambini e anziani inclusi- che Roma si prende e non restituisce più. Ogni anno. Per contro, i 30 milioni di euro di costo del referendum (3 euro a testa per cittadino) sono il piccolissimo prezzo per alzarci in piedi e cominciare a dire basta. Su la testa! Vogliamo votare!
Collettivo Avanti
Ma scusate, se domani si votasse per l’autonomia della lombardia in quanti voterebbero a favore? Il 10%? Magari il 20 al massimo.
Prima di votare un’eventuale autonomia, o indipendenza o secessione occorre creare i presupposti perché la gente sappia cosa vuol dire votare a favore di ciò, e che è l’unica speranza per salvarci. Occorre lavorare sulle coscienze delle persone e preparare o coltivare un pensiero autonomista.
Non siamo più nel 1996. Oggi parli con le persone e a nessuno frega nulla dell’autonomia.
Ad iniziare dalle istituzioni, dalle regione che ha in mente l’ expo, ma della nostra libertà nulla.
Più che preoccuparsi di un referendum che l’itaglia non ci farà mai votare che chi è al vertice e ci tiene all’indipendenza si occupi di creare e coltivare la cultura della libertà.
Vogliamo, vogliamo, siamo tutti alla ricerca di qualcosa che non c’é. Se ci mettiamo d’accordo forse riusciremo a togliere i ladri, gli speculatori, i parassiti, gli sciacalli, gli avvoltoi, sono in tanti, molto più di quello che pensate, ed occupano poltrone importanti in seno al Governo, nelle Regioni, nelle Province, nei Comuni. Abbiamo toccato il fondo e l’unica via di uscita non ancora trovata, privilegia l’avanzata dell’ISSIS. Non sia mai che proprio loro un giorno non lontano verranno a mettere a posto l’Italia e l’Europa.
Anthony Ceresa.
Ma smettetela. Che diavolo c’entra l’autonomia con L’indipendenza.
Non esageriamo… Anch’io sono indipendentista ma se qualcuno vuole battersi per l’autonomia non lo vado certo a contrastare.
Ciò detto, il referendum sarebbe CONSULTIVO, quindi conta quasi zero… Infatti, di fronte ad un eventuale SI’, fallitaglia farebbe orecchie da mercante. E’ chiaro non può permettersi, fallitaglia, di mollare neanche 1 (uno) degli oltre 50 mld che annualmente sukkia ai beoti lombardi.
In tale ottica, d’accordo ovviamente con Marco che, alla fin fine, ottenibile o meno, l’indipendenza secca (da non chiedere, ma da battagliare per prendersela…) è l’unica vera ed efficace strada per risolvere i nostri problemi (economici, a non solo).