di MATTEO CORSINI
Dopo anni e anni di politiche economiche più o meno apertamente keynesiane, il mondo si trova ad affrontare problemi tutt'altro che banali. Tuttavia, chi si aspettasse di trovare nelle riflessione degli economisti keynesiani qualche barlume di autocritica rimarrebbe deluso.
Per esempio Joseph Stiglitz, venerato in Italia, ritiene che ci sia di che essere pessimisti all'inizio del 2023, ma a causa di "nuovi fascismi" e "teorie economiche sbagliate". Stiglitz giustifica i suoi timori sostenendo che "quasi ottant’anni dopo che Friedrich von Hayek scrisse La via della schiavitù, continuiamo a vivere con il retaggio di quelle politiche estremiste che lui e Milton Friedman hanno contribuito a diffondere. Tali idee ci hanno portato su una rotta davvero pericolosa: la via di un fascismo in versione ventunesimo secolo."
Posto che, quanto meno dal punto di vista della teoria monetaria, Hayek e Friedman non avevano proprio le stesse posizioni, l'invettiva di Stigli