“Siamo a palazzo Chigi, che è il luogo del governo degli italiani: perciò firmo questa legge con voi. Da domani c’è da lavorare ancora di più per rendere le strade più sicure e perché questa strage infinita possa essere ricondotta alla normalità dei valori. Per restituire valore alla vita”. Con mossa degna del peggior demagogo (specialità nella quale non teme la concorrenza dei rivali/colleghi sudamericani), Matteo Renzi ha ospitato a Palazzo Chigi una rappresentanza dei familiari delle vittime di incidenti stradali in occasione dell’apposizione della firma sulla legge che introduce il reato di omicidio stradale, con pene che possono far impallidire quelle inflitte a gente che compie stragi a mano armata.
Personalmente sono sempre scettico quando si introducono fattispecie di reato ad hoc per materie che potrebbero essere disciplinate dalle (tante) norme già esistenti. Nel caso specifico, checché ne dicano i fautori di questa nuova legge, era già possibile infliggere pene adeguate a chi causava un incidente mortale, magari sotto effetto di alcol o droghe. Il fatto è che gli incidenti mortali, che pure le statistiche mostrano essere in diminuzione negli ultimi tre lustri, non possono essere azzerati, se non impedendo a tutti quanti di mettersi al volante. Purtroppo nelle maglie della nuova norma potrebbero finire persone che causano un incidente in modo del tutto casuale, senza avere una condotta alla guida particolarmente spericolata.
A volte basta un attimo di distrazione, e se si danneggia una persona con una prognosi di oltre 40 giorni si rischia di finire in galera. Basta, per esempio, aver assunto un farmaco antidolorifico. In ogni caso, anche se si evita la galera, la sospensione della patente rischia di durare anni.
Tutto questo farà diminuire gli incidenti mortali? Non scommetterei a favore. Di sicuro finirà per rovinare più vite di quante ne rovinano gli incidenti. Non si tratta di essere insensibili al dolore di chi perde una persona cara a causa di un incidente provocato da una terza persona, ma di valutare senza paraocchi demagogici le conseguenze indesiderate di questa nuova norma. Il fatto stesso che Renzi organizzi una sceneggiata a favor di giornalisti a Palazzo Chigi e straparli di “restituire valore alla vita” dovrebbe generare sospetti.
Gli incidenti non diminuiranno. Per farli diminuire non ci vuole una legge. Sarebbe se mai utile più libertà. Pensiamo ai molti incidenti dovuti all’alcool o anche al consumo di droga. Di per sè una persona potrebbe bere o consumare droga senza fare male a nessuno, nel caso degli incidenti basterebbe per esempio un autista sobrio e lucido, per accompagnare a casa sano e salvo chi non lo è, con beneficio per la sicurezza di tutti. Con lo sviluppo del fenomeno uber o di tutte le realtà simili, sia per passaggi urbani, sia per veri e propri viaggi (blablacar), una soluzione può venire dal mercato. Basta una app sul cellulare per trovare immediatamente un passaggio. Niente di più facile, soprattutto per i giovani che probabilmente sono i maggiori consumatori di alcool e droga. Con il prezzo di uno o due drink, con il prezzo di uno o due grammi di erba, possono arrivare a casa tranquilli. Se ne deduce che tutte le politiche per limitare i taxi e per ostacolare o vietare uber e tutti i servizi simili, diminuendo la possibilità di trovare un passaggio e mantenendo alti i prezzi, che sicuramente scenderebbero in una situazione di libera concorrenza, rendono le strade più insicure e interferiscono con possibili soluzioni di mercato, non legislative, al problema degli incidenti. Soluzioni meno costose rispetto all’approccio burocratico poliziesco, meno demagogiche e più concrete. Quando si parla di liberalizzare i taxi ci si concentra sempre su i tassisti esistenti e le conseguenze negative che potrebbero subire. Ma il mercato è imprevedibile, l’innovazione che produce supera le previsioni delle stesse persone da cui nasce. Uber non è nata pensando agli incidenti. Quando viene messa fuori legge non si sa esattamente a cosa si sta rinunciando. Non si tratta solo di avere più taxi che rendono lo stesso servizio o prezzi più bassi, si tratta di lasciare che il mercato cambi anche radicalmente le cose, a beneficio di tutti quanti, sia pure creando difficoltà momentanee a qualcuno. I politici invece cercano di bloccare il mercato e l’innovazione, perché sfuggono al loro controllo e alle leggi esistenti. Quindi prima sostengono il sistema di una economia corporativa, ancora fascistoide nel caso dell’Italia, proteggono i tassisti e poi fanno leggi inutili sugli incidenti stradali, che le loro politiche contribuiscono ad aumentare.