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L’unione europea rappresenta la negazione del libero mercato

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di MATTEO CORSINI

Il tema della cosiddetta lotta all’evasione internazionale è sempre più al centro dell’attenzione, considerando la perenne necessità degli Stati (dove più, dove meno) di trovare risorse per consentire a un crescente numero di consumatori di tasse di continuare a essere tali. Capita quindi di leggere affermazioni come quella del commissario Ue per la Concorrenza Margrethe Vestager, che, riferendosi a società quali Google, Facebook o Apple, ha detto: “Vogliamo il libero mercato ma il paradosso del mercato libero è che qualche volta dobbiamo intervenire. Dobbiamo riprenderci indietro la democrazia – ha concluso – non possiamo lasciarla né a Facebook né a Snapchat”.

Se esiste un esempio cristallino di negazione del libero mercato, questo è rappresentato dalle strutture antitrust dell’Unione europea (e non solo di quella). Ciò che questi signori vogliono non è il libero mercato, ma un mercato che si comporti come loro hanno stabilito debba comportarsi. In altri termini, si tratta di una versione tecnocratica di socialismo, ancorché nutrita di proclami come “level playing field” e altre amenità del genere.

Un mercato libero necessita solamente della tutela dei diritti di proprietà, e chi dice di volere un mercato libero deve accettare gli esiti prodotti da scambi volontari, a prescindere dal fatto che questi coincidano o meno con le proprie preferenze. Solo in Paesi con fallimentari esperimenti dichiaratamente socialisti le cose sono più lontane da questo concetto di libero mercato rispetto a quanto avviene nell’Unione europea. Per lo meno, però, in quei Paesi socialisti non si dice ipocritamente di volere il libero mercato.

Quindi il paradosso non consiste nel fatto che “qualche volta” i tecnocrati della Ue debbano intervenire, bensì nel fatto che quegli interventi, che in realtà avvengono non “qualche volta” ma in via continuativa, siano fatti in nome della tutela del libero mercato.

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2 COMMENTS

  1. Condivido che l’Unione Europea sia la negazione del libero mercato ma non per l’antitrust. La negazione del libero mercato la vediamo con le assurde regole sulle misure delle banane, delle zucchine, delle reti da pesca, delle quote latte, ecc. L’antitrust serve per il libero mercato, certo non come funziona in Italia e nell’Unione Europea. Mi spiego, tutti sappiamo che nel libero mercato il prezzo viene fissato all’incrocio tra domanda ed offerta e al livello di massimo profitto. Il problema sono i monopoli e gli oligopoli, dove il prezzo non viene fissato come nel libero mercato ma dove preferisce il produttore, non essendoci concorrenti e se ce ne sono pochi e fanno cartello. Il cartello in Italia è la norma, lo vediamo nel settore dell’energia, delle telecomunicazioni, delle assicurazioni, della finanza, il risultato è avere i prezzi più elevati che negli altri paesi. In teoria l’antirtust dovrebbe intervenire e sanzionare per impedire queste cose. Il problema sono accertare il cartello (occorrono prove) e le sanzioni. Le sanzioni spesso sono una percentuale minima del fatturato ottenuto con il cartello, quindi non c’è alcuno stimolo a rispettare le regole, spesso le aziende sanzionate fanno ricorso al Tar del Lazio e sovente ottengono l’annullamento o la riduzione delle sanzioni. Non vi sono molti rimedi, specie in una federazione anomala come la Ue (anomala perché non si è mai visto uno Stato con aliquote o regole diverse sulle tasse da Stato a Stato…o la libera circolazione dei lavoratori e non delle imprese per esempio non si può assicurare l’auto in Francia dove costerebbe la metà), a volte penso ad una tassa (che brutta parola) sugli extraprofitti calcolati in automatico sul differenziale di tariffa tra quella praticata in Italia e la media degli Stati confinanti rapportata al salario medio di un operaio. Praticamente non occorrerebbe l’antitrust, non ci sarebbe tutta la fase di istruttoria, di raccogliere le prove e comminare sanzioni ridicole.

  2. Lo statalismo, l’intrusione pubblica, sono diffusi su tutto il pianeta.
    Spesso mi chiedo dove potrei andare se decidessi di sfuggire a questo andazzo.
    Ma lo stato è sempre lì.

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