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Ma quale regione autonoma friuli, solo una colonia romana

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di ENRICO ANDRIAN

friuliCome in tutte le grandi tragedie, il preludio inizia in punta di piedi, nel silenzio generale. E’ così infatti che viene attuata, ai limiti dell’anticostituzionalità, la trasformazione delle Province in “Enti Amministrativi di Secondo Grado”; termine in lingua burocratese che può essere tradotto in lingua corrente come: “Tutto resta come prima, semplicemente risparmiamo a voi cittadini la farsa delle elezioni”.

Sebbene il sistema “democratico” italiano sia di suo una grande farsa, dal momento che i candidati ed i programmi sono scelti e stabiliti dalle segreterie di partito, ed una volta eletti questi non hanno alcun vincolo verso i propri elettori, i quali non hanno il potere di sfiduciare e far sciogliere alcuno degli organismi eletti; questa “riforma” è ancor più grave, in quanto la Provincia diventa ora un ente di “auto-nominati”. Alla faccia della democrazia.

Se è già abbastanza scandaloso che l’attuale governatrice della Regione Friuli, una dei massimi dirigenti del suo partito, dedichi tutte le sue energie ad esso ed ogni suo interesse sia indirizzato alla scalata al vertice, senza remora alcuna nell’utilizzare la nostra Regione come strumento politico e portafoglio personale; diviene ora ben più grave che i nostri cittadini saranno chiamati a scegliersi un Sindaco che, nel caso il partito lo volesse consigliere o presidente della Provincia, questi poi non avrà più tempo ed interesse nello svolgere serenamente ed integralmente il compito per il quale è stato eletto dai cittadini, ma sarà portato a dedicarsi alla mansione alla quale è stato chiamato da più alti poteri politici, e con ben altri benefici economici.

Oltre alla questione politica c’è dunque la dimensione economica, giustificazione principale di questa “riforma”. E’ infatti sull’altare del “risparmio” che si sacrificano le Province. Il problema è che questo risparmio, nei fatti, non esiste. Gli impiegati provinciali vengono infatti assorbiti negli analoghi uffici della Regione, con il relativo aumento di stipendio determinato dalla loro “promozione”.

Nel nostro caso specifico, l’eliminazione delle Province comporterà per i nostri cittadini un aumento dei costi della Pubblica Amministrazione di circa 8 milioni l’anno, senza contare i problemi ed i disservizi che si creeranno come effetti collaterali (un po’ come l’analoga chiusura alcuni ospedali e tribunali locali).
Ma non solo questa fasulla “lotta agli sprechi” si dimostra essere in realtà un ulteriore aumento della spesa pubblica ai danni dei cittadini (come dimostrato tra l’altro anche da autorevoli studi universitari), ma diventa anche evidente come l’unico “vantaggio” economico sia per il partito di governo; infatti l’aumento di stipendio di cui beneficeranno gli “ex dipendenti della Provincia” pare più che altro un modo per comprarne il voto.

Ogni aspetto dunque rimanda a quella che è una delle più antiche e tipiche caratteristiche del “modo romano” di fare politica: clientelismo e nepotismo.

Ma se ci fate caso, è già da diversi anni che i media fanno da grancassa al politico di turno, a prescindere dal partito di appartenenza, che denuncia “sprechi e le inefficienze” degli Enti Locali; ed i continui scandali che, da qualche anno a questa parte, coinvolgono amministratori locali, paiono troppo ben sincronizzati con questa “offensiva politica”, in modo da dimostrare al cittadino che “gli enti locali (soprattutto se troppo autonomi) sono spreconi ed inefficienti”, e quindi “solo lo Stato centrale è capace di prendersi cura del cittadino”.

serracchianiPurtroppo per i fan del totalitarismo centralista, le cose non stanno esattamente così nella realtà. Anzi, citando il Premio Nobel per l’Economia Milton Friedman: «I grandi progressi della civiltà, nell’architettura e nella pittura, nella scienza e nella letteratura, nell’industria e nell’agricoltura, non sono mai stati prodotti da un governo centralizzato.» E quella della “lotta agli sprechi” è unicamente una scusa per mascherare la brama di potere assoluto dello Stato, e la sua intenzione di convincere il popolo-bue a rinunciare volontatiamente ad ogni libertà, ad ogni diritto, ad ogni sovranità democratica a favore di uno Stato-Dio onnipotente, padrone incontestabile delle vite e dei beni dei cittadini suoi sudditi e schiavi.

Che cosa siano le Province, quali siano le loro funzioni ed i loro costi reali, capire insomma per quale motivo esistono e se oggi hanno ancora un senso, non è invece mai argomento di discussione; e questo perché la battaglia è puramente ideologica, e lo scopo di questa omissione è evidente, tanto più che la recente insistenza nella creazione di “unioni di comuni” pare proprio dettata dalla necessità di correre rapidamente ai ripari e creare delle nuove entità intermedie che vadano a coprire il vuoto creato dall’eliminazione delle Province.

RENZI ARLOTTOIl secondo atto di questa tragedia si apre con lo scellerato “Patto Serracchiani-Padoan”, nel quale, dietro alla scintillante facciata dei 670 milioni di euro di trasferimenti concessi dallo Stato alla Regione per il triennio 2015-2017, si nasconde la rinuncia ai ricorsi già avviati dalla Regione in Corte Costituzionale in merito alla Legge Finanziaria di Ottobre 2012, ma soprattutto la rinuncia a riscuotere il credito precedentemente maturato (circa 370 milioni per ciascun anno) in seguito all’accordo “Tremonti-Tondo” e “congelati” nella Tesoreria di Stato. Ovvero verrà regalato a Roma un extra di circa 250 milioni all’anno, che si va a sommare al versamento di un miliardo e trecento milioni, che la Regione si è impegnata a riscuotere attraverso nuove tasse regionali, come “contributo” al risanamento del debito pubblico dello Stato; impegno finanziario non richiesto ad altre regioni né speciali né ordinarie.

E’ dunque evidente che questa non sia più la “Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia”, ma la colonia romana FRIVLI VENETIA IVLIA, la cui governatrice non ha nemmeno il pudore di nascondere che il suo unico scopo è quello di fare gli interessi del suo partito al governo, quando i suoi stessi “compagni” a capo di altre Regioni, nemmeno autonome, si sono schierati apertamente contro il loro stesso partito. A riprova di quanto per lei il nostro territorio e le nostre genti vadano sacrificati sull’altare della sua ambizione personale. Come se tutto ciò non fosse stato sufficiente, l’atto finale di questa tragedia sarà in crescendo.

Non è infatti mai stata abbandonata dal Governo Renzi l’idea di abolire tutte le Autonomie ma, come se non fosse abbastanza, è stata inoltre avanzata addirittura l’ipotesi di sopprimere completamente la Regione Friuli-Venezia Giulia e di annetterla al Veneto. Che lo Stato italiano decida arbitrariamente di eliminare un’intera Regione per accorparla ad un’altra già molto grande di suo e con caratteristiche ed esigenze ben diverse, senza minimamente tener conto dell’opinione dei cittadini interessati, è già sufficientemente grave di per sé; ma cancellare con un semplice atto amministrativo una Regione Autonoma il cui Statuto Speciale è dovuto alla sua particolare composizione etnica ed è garantito da accordi internazionali, diventa addirittura una violazione di trattati tale da legittimare la denuncia dello Stato italiano e della Giunta Regionale alle corti di giustizia europea ed internazionale.

Ma è soprattutto sul piano morale che diventa particolarmente odioso ed insopportabile l’assenso e l’appoggio della Giunta Regionale e della sua Presidente a questa che, ai nostri occhi, pare una vera e propria “Soluzione Finale” nei confronti dell’identità storica e culturale del Friuli e dei suoi popoli; soprattutto quando guardiamo ai numerosi esempi di popoli che in tutto il mondo sono sempre più impegnati nella lotta per ottenere più libertà e democrazia nella scelta del proprio futuro.

Se, leggendo queste righe, avete avuto la sgradevole sensazione che l’Italia sia già stata in passato un paese senza Province né Regioni, dove anche i comuni erano amministrati da funzionari scelti dallo Stato, avete ragione. Era il Ventennio Fascista, il periodo di cui molti italiani auspicano il ritorno, in particolare quando chiediamo il rispetto dei nostri diritti, che vorrebbero vedere di nuovo calpestati e negati.

Noi ci rifiutiamo di credere che voi accettiate di rimanere succubi e complici della vostra stessa distruzione; è per questo che vi chiediamo di aiutarci a fare i VOSTRI interessi, non quelli dell’Italia. Il finto “federalismo” ha fallito, ora è il momento della Libertà senza condizioni.

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