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Mala tempora currunt! Noi storici percepiamo la morte, nell’aria

Da leggere

di PAOLO BERNARDINI

Ad uno storico, uno storico che ami il proprio mestiere e viva, per tanti, troppi aspetti nel passato, il tempo presente suscita imbarazzanti inquietudini. Comunicarle, o tenerle per sé?

Proviamo la prima opzione. La battaglia contro il vaccino, il green pass, e quant’altro, va letto nel contesto globale, ma anche storico. Quando una grande dittatura emerge – il nazismo, i vari comunismi – essa esercita una forza di attrazione anche tra le popolazioni, e spesso tra i membri dei governi delle nazioni cosiddette “libere”. Quanti nazisti non vi erano negli Stati Uniti dal 1933 in poi, e anche prima! Roosevelt fu il loro Hitler, anche se nel DNA americano vi è – furono “concepiti nella libertà”, come nel titolo della monumentale, splendida opera di Murray Rothbard – sempre un anticorpo che spesso agisce in ritardo, ma prima o poi entra per fortuna in funzione, ad impedire la degenerazione totale.

Nel 1938 tanti, troppi, tutti (?) credevano in Hitler, chi più chi meno. Non ostante oche del campidoglio strillassero inascoltate. “Succederà una catastrofe”, ripetevano le oche, ma poi finirono tutte al forno. Insieme, però, a quel mondo che non le ascoltava. Che le irrideva, addirittura.

Ora, la dittatura cinese ha fatto la propria comparsa, monumentale. La schedatura del green pass è solo un segno. È davanti agli occhi di tutti che il vaccino non serve, che la malattia è stata creata in laboratorio e molto probabilmente volontariamente diffusa, con un preciso atto di destabilizzazione che deve preludere ad una ri-stabilizzazione del Mondo. Sotto il segno della mancanza di libertà. I 10 milioni di morti dello sterminio nazista non erano concepiti come fini a se stessi: dovevano preludere alla creazione di un Mondo Nuovo, del Paradiso sulla terra. Ovviamente, come con Hitler, intellettuali giornalisti professori universitari e insomma l’intelligenza (scarsa) del mondo si prostra al nuovo padrone. Questo è purtroppo nella natura umana. Dunque, l’introduzione volontaria della malattia prelude alla creazione, certamente, di un nuovo ordine mondiale. Come con Hitler e Stalin. Poi però andò male.

Tranquilli, andrà male anche stavolta. Ma a che prezzo? Quando la Cina metterà gli artigli su Taiwan, scoppierà la guerra? Probabile. Gli Stati Uniti non tengono un sistema di difesa che costa come il budget di centinaia di stati messi insieme, per utilizzare “externalities”, o per dare un ammortizzatore sociale, impiegando un numero immenso di soldati, ufficiali, sottoufficiali e mezzi. Le portaerei prenderanno il largo, un giorno, per colpire. Poiché l’asse del mondo si è trasferito da tempo nel Pacifico, questo dovrebbe accadere lì. Biden, incapace e inetto, burattino anziano di un sistema della Cina complice, lascerà il passo a qualcuno del tutto diverso. Perché il Bene trionfi, sarà necessario sacrificare tanto al Male. Non è vero che la Storia si ripeta. E’ l’umanità che è sempre la stessa. Milioni di giovani non vedono l’ora di buttar via ipod e telefonini, e imbracciare fucili. Basta che si presenti l’occasione giusta. Si presenterà.

D’altra parte ancora nel 1938 (!) il mondo non temeva troppo Hitler. Sbagliavano. Peraltro in tutta onestà costui aveva anche scritto un chiaro programma, in due libri. Il Partito comunista cinese non fa mistero dei propri programmi. Il Male si incarna sempre in qualcosa nella Storia, e non sono individui – la Regan dell’Esorcista – ma sono entità collettive chiamate “Stati”. Hollywood nella sua immensa ma ingenua ipocrisia ha fatto sì che la prospettiva fosse ribaltata. Gli indemoniati sono individui. Ma poi diventano anche a Hollywood “collettività”. Gli zombie di WWZ, gli alieni di Independence Day. Un solo posseduto non rovescia il mondo, ha bisogno di un esorcista soltanto. Ma una collettività ostile ha bisogno di eserciti per fermarla. Sono gli eserciti che si oppongono agli zombie in WWZ, o agli alieni in Independence Day. La fantasia umana anticipa sempre quel che accade, fosse pure il sommergibile divinato da Jules Verne in “Ventimila leghe sotto i mari.”

La negazione della libertà che i governi impongono al mondo è solo un segnale. Non solo in Germania gli ebrei erano malvisti prima dell’Olocausto. Il Male si estende a macchia d’olio. Il rimedio, è il suo trionfo. La guerra. Poi si placa, e attende l’attimo giusto, il “kairòs”, per tornare. Questo l’umano destino. Noi siamo le oche, e non possiamo essere nient’altro. Osservare il naufragio dalla riva – come ci racconta lo scomparso Hans Blumenberg nel suo magnifico libretto, “Naufragio con spettatore”, almeno finché le onde lambiscono anche noi e diventiamo così naufraghi noi stessi. Forse, con buona pace di Jefferson e Locke, esistono gli “schiavi naturali” di cui parlava Aristotele, e sono miliardi, ora: non vedono l’ora che arrivi un padrone ad indirizzarli e quel padrone li indirizza, ovviamente, verso una meta sola: distruggere, per intanto, gli uomini liberi, che possono opporsi ai disegni del padrone e del suo manipolo di servi eletti, illusi di essere liberi, ma che sono liberi sono di fare del male.

Auguri! Chi vivrà (da uomo libero), vedrà. Chi vivrà da schiavo, normalmente schiavo naturale, senza sapere di essere tale, sarà il primo complice della rovina. Un giorno le portaerei partiranno dalla California per il Pacifico, perché lì – ben lontano dall’Europa-Eunuco in cui viviamo – si giocano i destini del mondo. E peraltro lì si chiudono. “L’ultima spiaggia” è ambientato non a caso in Australia. La flotta del sottomarino americano – gli ultimi esseri umani sopravvissuti al mondo – va a morire a New York. Già negli anni 50 del secolo passato, era chiaro che l’Europa non contava più.

Come ogni profeta di sventure, vorrei sbagliarmi, e se mi sbaglierò, mi perdonerete e considererete tutto questo un mero esercizio letterario. Uno sfogo settembrino. “September morning still you make me feel that way.” I profeti di sventure vorrebbero in realtà profetizzare gioia e letizia. Perdonatemi se non ci riesco. Come i cani da caccia, gli storici percepiscono il Male quando è nell’aria. E’ il loro mestiere. Si basano su ciò che è sempre accaduto. E come il famoso “Angelus Novus” di Klee ridotto in prosa da Walter Benjamin, alle spalle hanno il futuro, e davanti agli occhi il passato che si riempie vorticosamente di rovine.

Un vento infernale li trascina verso l’alto e possono solo vedere le rovine che si accumulano, senza poterci far nulla. Quando parlano, non raccontano cose nuove, ma solo quello che vedono, che è già accaduto o accade mentre parlano. Potessero girare la testa e guardare avanti, e vedere un Paradiso. Ma la forza della corrente è tale per cui non possono muoversi. La loro disperazione è grande, anche se quelle rovine non li toccano. Ma noi non siamo angeli nuovi, siamo vecchi esseri umani e quelle rovine ci inghiottiranno, perché, del resto, le abbiamo preparate noi stessi.

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