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Manovra 2020, il solito aumento di tasse: ecco quali

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di MATTEO CORSINI

In Italia chi decide di recarsi alle urne quando sono indette le elezioni si trova a scegliere tra chi vuole fare deficit promettendo aumenti di spesa e (per lo più false) riduzioni di tasse e chi vuole fare deficit promettendo ancora più spesa tassando i nemici del popolo di turno. Chiaramente quando al governo ci sono i partiti di derivazione comunista questa ricerca del “nemico del popolo” (le origini quelle sono) è una costante. Da ultimo sono gli utilizzatori di contanti e i supposti inquinatori, ma è solo la moda del momento.

Era quindi inevitabile che la bozza di manovra di bilancio per il 2020 contenesse nuovi balzelli, nonostante Giuseppi Conte e colleghi ripetessero come dischi rotti il contrario. Ecco un breve elenco:

  • 1) Aumento delle imposte ipotecaria e catastale sui trasferimenti immobiliari soggetti all’imposta di registro da 50 a 150 euro. Un leggero aumento che triplica il balzello in un sol colpo.
  • 2) Plastic tax sugli imballaggi in plastica, dalla quale il governo punta a raggranellare, assieme ad altri micro provvedimenti anti inquinamento, circa 2 miliardi annui.
  • 3) Aumento di circa mezzo miliardo dei balzelli su slot e videolottery.
  • 4) Bollo di 2,4 euro per ogni foglio dovuto al momento del rilascio dei certificati richiesti dagli organi dell’autorità giudiziaria relativi alla materia penale.
  • 5) Taglio delle detrazioni fiscali al 19% per i contribuenti che dichiarano redditi superiori a 100-120mila euro. Quelli, per intenderci, che già oggi pagano il 19% di tutta l’IRPEF pur essendo poco oltre l’1% dei pagatori totali.
  • 6) Sugar tax, ma solo sulle bibite sai che sollievo.
  • 7) 200 milioni dal tabacco, di cui 160 da un aumento di imposte su liquidi, bruciatori, trinciato e sigaretti e oltre 45 sulle sigarette. Un evergreen.
  • 8) Una bottarella da 1,6 miliardi alle banche (quelle che si sono sperticate le mani in applausi a Gualtieri quando faceva da lobbista al parlamento europeo per allungare il brodo delle svalutazioni crediti): ennesima rimodulazione delle tempistiche di deduzioni per perdite su crediti.
  • 9) Aumento della cedolare secca per gli affitti a canone calmierato, portata dal 10% al 12,5%.

A questo proposito, il ministro Gualtieri ha affermato:

“Anche questa misura va vista con più attenzione. In realtà, l’aliquota del 10% era temporanea ed era destinata a risalire al 15%. Con il nostro intervento invece la rendiamo strutturale al 12,5%. A ben vedere quindi si tratta di una riduzione e non di un aumento di tasse”.

Come no: adesso si paga il 10% e siccome invece di aumentare al 15% ci si limita al 12,5% allora è un taglio di tasse. Argomentazione che Gualtieri ha avuto il pudore di non usare per il disinnesco degli aumenti dell’IVA (forse in cuor suo pensa ancora a “rimodulazioni” con annesso aumento di gettito). Chissà se si sia ricordato del precedente di Enrico Letta, che non ebbe poi molta fortuna nei mesi a venire.

Fatto sta che per il 2021 resterà una clausola di salvaguardia IVA da 18 miliardi. Niente di nuovo in sostanza. E non è un bene.

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