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“maria de filippi ti odio”, atto d’accusa verso certa tv

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di GIORGIO CALABRESE

Il Dolore, la Fama, il Talento, l’Amore, l’Amicizia, sono alcuni dei valori su cui Maria De Filippi ha fondato il successo di trasmissioni come C’è Posta per te, Amici, Uomini e Donne, Italia’s Got Talent. Ma su quale principio di “realtà” si fondano? A quale modello di individuo parlano? Quali effetti provocano su un pubblico anagraficamente sempre più trasversale? Nessun pregiudizio personale, meschinità o moralismo contro la carriera e i format della famosa conduttrice. Maria De Filippi ti odio. Per un’ecologia dell’immaginario televisivo (Caratteri Mobili, euro 15) di Carmine Castoro è il tentativo di scardinare, con il grimaldello della filosofia, la grammatica di certi programmi di grande audience, visti come epicentro di un immaginario televisivo ormai anacronistico, devastante, da sostituire con un nuovo modo «ecologico» di pensare l’uso e l’impatto dei media sulle nostre vite già fin troppo spettacolarizzate.

Carmine Castoro, giornalista professionista, esperto di filosofia della comunicazione, è stato collaboratore e inviato per quotidiani e magazine nazionali e come autore televisivo ha firmato numerosi programmi per il palinsesto notturno della RAI e per canali Sky. Studioso ed esperto di “fenomeni estremi”, ha dedicato molti reportage a: trasgressione, prostituzione, manicomi, droga, malasanità, psicosette, devianze giovanili, pedofilia, logica della comunicazione televisiva. Ma sui meccanismi più distorti e perversi della televisione oggi, è davvero disposto a una “mission impossible” già molto condivisa, con l’appoggio di un pubblico che ha intenzione di resistere a una melassa senza più senso.

“Già nel precedente libro sull’argomento Crash Tv. Filosofia dell’odio televisivo – sottolinea Castoro – avevo sollevato l’attenzione sul pericolo e i veleni di certa televisione e di facili santificazioni di conduttori-guru. Ma non c’è traccia in Maria De Filippi ti odio. Per un’ecologia dell’immaginario televisivo di gossip, pettegolezzi sul privato della popolare conduttrice, né di sentimenti pregiudiziali o discriminatori nei riguardi della sua persona. Il libro è una lucida analisi di format che per me ben rappresentano quel punto di non ritorno, di collasso e di implosione di un intero sistema di immagini e parole che presiedono all’universo dell’intrattenimento più o meno contaminato da quello dell’informazione. Un universo che si pone come un vero e proprio dispositivo dello show, un potere silenzioso, soft-killer che scende nelle nostre anime e, senza imporci o reprimerci in nulla, modula però le nostre mappe mentali, i nostri stili di vita, il nostro sentirci integrati o esclusi da talune griglie di comportamenti. L’odio, allora, è proprio il recupero di sentimenti forti, di punti di riferimento stabili e netti contro la vischiosità di tanti format – reality soprattutto – che entrano in maniera tentacolare e rovinosa nel nostro privato, nei nostri sogni, nei nostri desideri. L’odio è il “no” a una subcultura della tolleranza che non è più rispetto delle diversità, ma acquiescenza verso qualsiasi cosa i media ci propalino, soggezione a ogni messaggio, regime di equivalenza, equipollenza fra informazione e spettacolo, senza più quello scarto necessario che ci permette di conoscere, capire, selezionare. Per questo l’odio è collegato a un discorso di “ecologia dell’immaginario” perché sa di contrattacco, di liberazione, disinfezione, disintossicazione da quella televisione non più solo “spazzatura” ma “nucleare” che ci investe quotidianamente col suo nulla”.

E per quanto riguarda trasmissioni di grosso seguito presso i ragazzi come “Amici”? “L’aspetto concreto e realmente finalizzato di trasmissioni come “Amici” – attacca Castoro – è sempre disattivato dalla logica dello spettacolo che chiede polemiche, discordie, pettegolezzi, retoriche dell’osceno e dell’attenzione morbosa. Senza dimenticare le centinaia e centinaia di ragazzi tritati vivi da un sistema che non gli ha portato proprio nulla. Invece si preferisce una sorta di “mattanza” in nome dell’audience e della tele-simpatia che ha fatto diventare dall’oggi al domani delle star personaggi come Marco Carta e svariati altri, semplicemente grazie ai regolamenti interni al programma e alle classifiche di gradimento di folle di baby-fan pronti a votare il loro beneamino”.

 

 

 

 

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1 COMMENT

  1. Sono totalmente d’accordo con Lei, detesto quei programmi e non li vedo mai. Nè tollero tutte quelle fiction che invadono la TV….. Tutto quanto sotto-cultura o meglio, roba da sotto-provinciali…. (senza offesa per i provinciali, si intende).

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