Avanti con le chiacchiere e con le “minacce”, come da copione leghista sin dai tempi bossiani. Nel mentre, i risultati languono, non esistono, non arrivano proprio.
Ed ecco, allora, che per l’ex presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, il tema dell’autonomia “è sparito dall’agenda politica” e se entro la fine del 2019 “ancora non sarà accaduto nulla, i milanesi faranno bene a scendere in piazza come fecero durante le gloriose Cinque Giornate del marzo 1848”. Lo ha scritto nel suo nuovo libro “Il rito Ambrosiano – per una politica della concretezza” (Rizzoli), che sarà presentato domani sera a Varese nell’ambito di Glocal – Festival del Giornalismo Digitale. “Allora fu contro il federmaresciallo Radetzky, domani sarà contro il potere centrale di Roma che non ne vuol sapere di cambiare” ha aggiunto Maroni secondo un’anticipazione diffusa dagli organizzatori.
“Il 28 febbraio 2018 io, Luca Zaia e Stefano Bonaccini abbiamo firmato con il governo Gentiloni uno storico accordo sull’autonomia. Da allora ci sono stati sviluppi? Nulla di significativo. Temo anzi che si voglia mantenere lo status quo. Non si è disposti a cambiare. Il tema stesso dell’autonomia è sparito dall’agenda politica come dai radar dell’informazione: si parla di Tav, di reddito di cittadinanza, di vaccini, di migranti, di spread. Mai di autonomia” ha osservato ancora Maroni, secondo il quale la priorità dell’autonomia resta: “La differenza tra Roma e Milano, tra rito romano e rito ambrosiano, sta tutta qua. Il primo è liturgia, lentezza, procedure. Il secondo concretezza, rapidità, efficienza”.
Parole, parole, parole… giusto per vendere un libro.