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Maroni, zaia e la protesta fiscale. il rischio che siano solo chiacchiere

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di FABRIZIO DAL COL

maroni_zaiaPronti allo sciopero fiscale? Roberto Maroni, Presidente, della Regione Lombardia, ex ministro del lavoro ed ex ministro dell’interno, e il suo collega presidente della Regione Veneto Luca Zaia, ex ministro delle Risorse agricole,  sotto l’egida del segretario federale della Lega ed europarlamentare Matteo Salvini, invece di tradurre in fatti le provocazioni che lanciano da più di vent’anni, con l’ultima trovata dello sciopero fiscale che hanno messo in campo confermano invece che sanno solo provocare.

Ma quale sarebbe l’obbiettivo che hanno in testa? Chi pensava che fosse quello di indire un referendum per l’indipendenza nelle rispettive Regioni si sbaglia, infatti ora la priorità è protestare sui probabili tagli alla sanità, che presto potrebbero abbattersi in maniera lineare sulle loro rispettive Regioni. Chi oggi si chiede a che punto siano i referendum sull’indipendenza che i due ex ministri avevano annunciato, non potrà che avere risposte vaghe e prive di fondamento. Infatti, i due presidenti sono rimasti alle provocazioni, perché nessuno dei due è in grado di mettere in pratica qualcosa che possa dare ai cittadini almeno qualche certezza.

Sarà proprio così? I fatti sono lì a confermarlo. La Regione Veneto, che aveva avuto più di una opportunità concreta di attuare le istanze referendarie che provenivano dai veneti, ha  invece deciso di non prenderle in considerazione e di non sfruttarle, per il solo timore di finire commissariata. E’ ovvio che chi fa politica un’ipotesi di commissariamento deve pur metterla in preventivo, ma questo rischio non lo hanno voluto correre  per non dovere dire addio alle cariche e alle poltrone.  Insomma, per come la vedo io, o continui ad amministrare la Regione senza mai ottenere un fico secco, oppure affronti lo Stato sul suo terreno, facendo leva sulle sue debolezze del diritto internazionale.

Come sappiamo non è andata così, e oggi si preferisce continuare a chiacchierare piuttosto che fare. Infatti, le ultime dichiarazioni rilasciate dai due presidenti e dal segretario Salvini sulla speranza che vinca il si al referendum scozzese, sono la prova lampante di voler solo mettersi a traino di ciò che fanno  gli altri. Quindi, è del tutto inutile continuare a parlare di progetti politici per l’indipendenza, se chi è stato inventore e promotore di questo progetto politico finisce poi al traino di chi nella sua terra preferisce i fatti alle chiacchiere.

Ecco che, chiarito l’arcano, i Lombardi e i Veneti rimarranno con un palmo di naso… soprattutto se la Scozia non riuscisse a farcela, perché sarebbero certi  di non poter nemmeno contare su quel traino.  Quindi, avanti  con la protesta sullo sciopero fiscale, che consisterebbe nella resistenza anti-tasse ipotizzata dalla Lega. Tra le iniziative ventilate da Salvini, per esempio, ci sono azioni dimostrative come le serrande abbassate nei negozi, le vendite senza scontrino, il mancato acquisto delle sigarette o del gratta e vinci o il versamento in ritardo di alcune imposte come l’iva da parte di commercianti, artigiani e professionisti. L’imperativo per chi aderisce allo sciopero sarà uno solo: non dare un centesimo allo stato, almeno per 24 ore. Ma cosa rischia chi mette in pratica queste forme di protesta? Tutto dipende ovviamente da come lo sciopero fiscale viene attuato. Di solito, gli organizzatori cercano di massimizzare i danni per lo stato e di minimizzare invece le conseguenze per i dimostranti.

Se questo è il disegno politico capace di arrivare a conquistare  l’indipendenza, allora vien da chiedersi perché si siano attesi 20 anni per metterlo in pratica. Se invece, come è più probabile che sia, sono solo parole, allora Zaia e Maroni confermeranno di essere semplici chiacchieroni.

 

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1 COMMENT

  1. infatti, i capi leghisti sono semplici chiacchieroni, che spostano gli obiettivi a secondo delle occasioni offerte dalla realtà semplicemente per stare a galla… infatti, laddove si raggiungesse l’indipendenza che ci starebbero a fare? per loro la commedia sarebbe finita e rivolo di soldi in tasca pure!
    Gliel’ha perfino cantata ieri sera a Matrix il grande avvocato Morosini, che finalmente si è reso conto anche lui di aver puntato su cavalli sbagliati… ma purtroppo la consuetudine di frequentarli lo ha portato fuori strada, ed ora hai voglia di spiegargli il percorso del diritto sul quale si tiene aggrappato quando c’è sempre modo per i furbacchioni di dribbrarlo… loro e i loro maestri che stanno ben piazzati sugli scranni di tutti i livelli e di tutte le consorterie di Roma…
    l’Italia non è l’Inghilterra, e neppure il Regno Unito che è stato esempio anche in queste ultime vicende di democrazia, pragmatismo e rispetto degli individui, loro sì cittadini, noi “schiavi di roma” dove ci sguazzano tutti quelli che vi hanno messo piede…

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