di SERGIO TRACCHI
Avendo rivisto di recente la trilogia di Matrix, non posso fare a meno di notare similitudini con il mondo “reale”, ovvero la nostra realtà percepita.
Nel film “Matrix”, l’agente Smith non aveva bisogno di essere ovunque, perché chiunque poteva diventarlo. Bastava una minaccia al sistema, e il volto conosciuto che avevi di fronte si trasformava nel volto del controllo.Questa dinamica non appartiene solo al mondo di Neo, ma anche al nostro.
Quante volte ti è capitato di conversare liberamente con qualcuno, finché non tocchi un argomento che scalfisce le fondamenta della realtà costruita? All’improvviso, non riconosci più chi hai di fronte: il tono cambia, la mente si chiude e, senza che se ne renda conto, quella persona diventa il difensore del sistema.
Non servono armi, non servono uniformi, Matrix li ha addestrati fin dall’infanzia. Indottrinati a proteggere l’illusione, sono pronti a respingere tutto ciò che possa risvegliare anche solo un pensiero libero.
È così che la finzione sopravvive, non grazie ai padroni, ma grazie agli schiavi che la difendono.
I pareri sono come i coglioni: ognuno ha i suoi. (Dirty Harry)