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I “medici keynesiani” sono pusher e non prescrivono medicine

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STAMPA-MONETAdi MATTEO CORSINI

“I critici delle politiche monetarie globali sostengono regolarmente che l’attuale livello dei tassi di interesse è artificialmente basso. Una semplice analogia con la medicina potrebbe aiutarli a capire quanto sia sbagliato questo modo di pensare”. Narayana Kocherlakota, già presidente della Fed di Minneapolis e membro del FOMC, ricorre alla metafora della malattia da curare per sostenere la correttezza delle politiche monetarie espansive, allo scopo di indurre i critici a rendersi conto di quanto si stiano sbagliando. Si tratta di un esercizio abbastanza frequente; l’unica variante è il tipo di malattia presa in considerazione.

Ecco quella scelta da Kocherlakota: “Immaginate una giovane donna alla quale sia diagnosticato il diabete di tipo 1, con il quale l’organismo non produce l’insulina necessaria a metabolilzzare lo zucchero. La sua vita cambia completamente. Deve costantemente monitorare il livello di zuccheri nel sangue, modificare la dieta e assumere insulina. Altrimenti muore. Gli osservatori che non riflettono potrebbero sostenere che le dosi di insulina sono “artificiali”, nel senso che un essere umano tipicamente non ne ha bisogno per sopravvivere, e lei stessa non ne ha avuto bisogno in passato. Potrebbero anche sostenere che la giovane donna dovrebbe seguire una dieta salutare e regolare, invece che assumere insulina e tenere monitorato il sangue.”

Quando uno ragiona in questo modo, volendo sembrare portatore di buon senso a fronte di gente incapace di pensare e magari anche un po’ insensibile alle sofferenze altrui, può forse impressionare chi non è abituato ad affrontare queste tematiche, ma non risulta affatto convincente per chi analizza la realtà dei fatti.

In primo luogo, la politica monetaria espansiva è tra le cause della “malattia” che le banche centrali cercano di curare con altre e più consistenti dosi di politiche monetarie espansive. Già questo dovrebbe mettere qualche dubbio a chi legge le affermazioni del “medico” Kocherlakota.

In secondo luogo, gli aggiustamenti che si verificano dopo lo scoppio di una bolla sono necessari per superare gli squilibri formatisi in precedenza e, per quanto dolorosi, non portano alla morte dell’economia, ma pongono le basi per una sua ripresa non viziata da altri squilibri.

In terzo luogo, se proprio si vuole parlare di medicinali, a me sembra che le banche centrali si atteggino più a pusher che spacciano denaro facile a operatori intossicati di debito. Non proprio il genere di soggetti a cui affidare la salute di una persona cara.

Kocherlakota si rammarica, poi, perché i governi non fanno abbastanza per sostenere la domanda. Tutto molto keynesiano. Nulla di cui stupirsi.

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