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Meglio marquez di una parassita pluri-medagliata col tricolore

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marquezdi MAURO GARGAGLIONE

E’ un fatto che lo sport è un affare di Stato, le Olimpiadi non sono un meeting di atleti, sono un’arena di bandiere. Altrimenti gli atleti sfilerebbero con le certificazioni dei loro record, invece sventolano la loro bandiera nazionale e dietro di essi, a chiudere la sfilata, nugoli di parassiti istituzionali alimentati dalle tasse dei contribuenti.

Oggi l’asfittica economia occidentale, dopo che le banche centrali hanno iniettato enormi quantità di droga monetaria e hanno ridotto a zero il costo del denaro, hanno un disperato bisogno di una nuova bolla che duri qualche anno. Una guerra fredda, magari a intensità più bassa di quella di quella del XX° secolo, potrebbe fare al caso. La politica estera aggressiva è un toccasana per forniture militari, indotto industriale con il meccanismo lubrificato dal grasso delle banche centrali.

La questione del doping russo mi sembra proprio uno degli inequivocabili segnali della guerra fredda prossima ventura. Lo sport per Putin è un importantissimo collante nazionalistico. Ma lo è altrettanto per l’Occidente. C’è l’aviazione, la marina, la fanteria e lo sport. Non è una novità di questi tempi e non giustifico chi si stupisce e si indigna cianciando di valori puliti e moralità dello sport.

La situazione è particolarmente fastidiosa in Italia, dove non esiste uno sportivo professionista che non faccia parte di un corpo militare mantenuto dai contribuenti e dove si contano innumerevoli esempi di atleti che si sono messi in politica e alcuni sono anche stati paracadutati in parlamento con tanto di rendita parassitaria.

Il fatto è che la massa, ammaestrata e inconsapevole, si lancia in denunce e invettive contro il miserabile Lorenzo o l’immorale Marquez. Questi ragazzi lottano per sè stessi per la loro gloria personale e per il loro portafoglio, non per fare, seppur indirettamente, la guerra. Meglio mille Marquez che una parassita pluri-medagliata che sventola il tricolore.

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