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Meridionali per salvini, “girapollici” in cerca d’autore

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meridionalipersalvinidi POLENTONE

Questa cosa dei “Meridionali per Salvini” è inquietante, e la preposizione propria “per” si presta a molteplici interpretazioni.

1 – Sono meridionali “a favore” di Salvini, sono suoi fan, supporter, ammiratori, nel senso di gente che ne sostiene la politica, sono frotte di ex sudditi di Francesco II e del Papa che si affidano al Segretario della Lega per la difesa dei loro interessi?

2 – Sono quelli che lui ritiene “meridionali”, sono cioè tali “secondo” Salvini, quelli che abitano sotto il confine meridionale della Padania, o quelli che lui colloca nella categoria antropologica o mentale di sudisti?

3 – Sono quelli che “per favorire” Salvini sono disposti a diventare meridionali, come un tempo uno “si faceva turco”? E’ l’edizione politica del “non lo fo per piacer mio, ma per far piacere a Dio”: per la Lega uno si sacrifica, come Tosi che a forza di farlo è diventato il più meridionale dei meridionali.

E’ inquietante anche il simbolo, il pollice alzato che nella Lega di un tempo stava per “roger” (“ricevuto!”), utilizzato per manifestare solidarietà con il Bossi che nel 1994 aveva scaricato il Berlusca. Bei tempi! Ma anche il pollice si può prestare a molte controverse interpretazioni. può essere segno di “pollice opponibile” che fa crescere i sostenitori della nuova iniziativa sulla scala evolutiva; può essere “pollice verde” in una bucolica commistione di ambientalismo e leghismo vintage; può anche avere a che fare con il “girarsi i pollici”, con il “pollice verso”, con “Pollicino”, con il segno dell’autostop: qualcuno vuole salire sul carro dei vincitori? O almeno di quelli che sembrano tali.

Può essere il tenerissimo atteggiamento di Linus. Può essere il richiamo all’americano “Thumb up your ass” (“stare con il pollice nel culo”), che vuol dire non combinare nulla, non avere voglia di lavorare. Può essere un ancor più dissacrante riferimento al francese “Pouce dans le cul” (“pollice nel culo”) che indica “avere un problema”, “essere fregato”, o che qualcuno ci sta fregando. Non si sa quanta dimestichezza abbia il Salvini con il francese, ma forse a questo detto molto popolare dovrebbe dare qualche credito e fare attenzione alle preposizioni, ai pollici, a chi li muove, e a dove vengono introdotti.

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