di GIANFRANCO MIGLIO*
Nella prefazione al libro autobiografico Vento dal Nord, scritto da Bossi con l'aiuto di Daniele Vimercati, io ho attribuito al segretario il merito di non aver mai cambiato la sua scelta ideologica iniziale: cioè l'opzione per una Costituzione federale. Passerò il resto della mia vita a pentirmi di quel giudizio positivo, e dell'alto riferimento che io feci allora a una pagina di Max Weber. Perché ho scambiato per intima convinzione quella che era soltanto l'opportunistica ripetizione di un luogo comune: un po' come la «dittatura del proletariato», sempre evocata dai leninisti quale coronamento della rivoluzione comunista, ma perennemente rinviata a un mitico e lontano futuro.
Io sono pronto ad ammettere che sulla innegabile caduta del «federalismo» leghista abbia avuto un forte impatto l'attenuarsi delle speranze di veder sorgere una grande federazione europea. Come ha dimostrato lo scorso giugno il calo dell' interesse degli elettori per le istituz
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