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Miglio e il potere statale: dal centralismo al totalitarismo

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di PIETRO AGRIESTI

Il fascismo è centralismo e totalitarismo. Miglio proponeva l’esatto opposto, decentramento e diritti individuali. Però per la concezione di fascismo oggi vigente Miglio verrebbe additato come un vecchio fascista. Da gente che promuove un grado di accentramento politico e di invasione della società da parte della politica e dello stato che ben si può definire totalitaria o tendenzialmente tale. Ma si sente ferventemente anti fascista. E però spesso è comunista o simpatizzante tale, o comunque non si penserebbe mai anti comunista militante quanto volentieri si pensa anti fascista militante, quando il comunismo propone un grado di accentramento e totalitarismo ancora maggiori del fascismo.

Gente che pensa che il fascismo sia sempre un pericolo attuale, e che per individuarlo si debba ridefinirlo continuamente, fino persino a definire fascista chi sostenga decentramento e diritti individuali, come infatti fanno abitualmente con liberali e libertari, ma trova oltremodo inattuale preoccuparsi del comunismo, e trova possibile essere di sinistra o di estrema sinistra, senza che per questo nessuno possa vedere in questo alcunché di comunista o ricondurre nulla di questo ai fallimenti e ai crimini dei regimi comunisti o citargli in faccia Stalin, Mao, Pol Pot, o che so Chavez, e però non ha difficoltà a sostenere che invece essere di centrodestra, anche nella forma più blanda possibile, sia essere già tutto sommato dei fasci e a citare Hitler e Mussolini in faccia a chiunque gli obietti qualcosa. Ecco qualcosa non funziona.

Ma ecco Gianfranco Miglio: La legge di gravità del potere. Per una sorta di legge gravitazionale del potere, nota il professore comasco, lo Stato accentrato tende ad accrescere sempre di più le sue prerogative, occupando tutti gli spazi della società: «A me francamente preoccupa la posizione di debolezza che l’individuo ha nei confronti dello Stato moderno. Senza Comunità di appartenenza, ordini professionali, chiese, che si ergano a difesa dei gruppi e degli individui, lo Stato ha avuto mano libera e rotto ogni argine. La tirannia fiscale, amministrativa, politica, che un gruppo di uomini esercita su di un altro in nome dello Stato è ormai sotto gli occhi di tutti. A questo proposito, tengo a sottolineare di essere assolutamente solitario nel panorama italiano, perché sono arrivato a questa posizione attraverso studi storici e giuridici, mentre la maggior parte degli studiosi di storia e dei giuristi venera lo Stato moderno» (p. 22).

Ciò che rende vano ogni tentativo di limitazione del potere statale è proprio la sua natura accentrata e gerarchica, basata su un rapporto verticale di comando e obbedienza nei confronti dei cittadini. Miglio perde quindi ogni illusione riguardo la possibilità di migliorare la macchina statale lasciando intatta la sua struttura di fondo. Si rivolge quindi allo studio di quei sistemi politici alternativi, basati su logiche pattizie, contrattuali e decentralizzate, storicamente sconfitti dall’avanzata dello Stato moderno. Il professore lombardo chiama queste esperienze, trascurate dalla quasi totalità degli studiosi, “l’altra metà del cielo”.

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2 COMMENTS

  1. “Ecco, qualcosa non funziona”. Che cosa? L’istruzione. Si atteggiano a depositari della cultura ma in realtà non la possiedono ed è il loro limite reale.

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