di MARIETTO CERNEAZ
Javier Milei, sabato scorso, è tornato laddove tutto è cominciato, in quel “Parque Lezama” nel quale, nel 2021, annunciò la sua entrata in politica. L’evento organizzato per ufficializzare la nascita del partito La Libertad Avanza è stato un vero e proprio bagno di folla, quella folla che Milei ha ringraziato e definito i “leoni risvegliati”, ai quali ha assicurata “devota gratitudine”.
Il presidente argentino, col “chiodo” d’ordinanza, è salito sul palco ed ha parlato per un’ora un quarto, dividendo il suo discorso in più parti, nelle quali ha ricordato prima gli esordi dell’avventura che lo ha portato alla presidenza, con tutti gli annessi e connessi che abbiamo raccontato anche su queste pagine.
Dopodichè, è stato un crescendo – tra applausi e slogan dei presenti – che lo ha catapultato ad affrontare l’attualità: i successi economici che sta ottenendo, le polemiche continue con la “stampa corrotta” (Hijos de puta li ha apostrofati), il lavoro di ogni singolo ministro, ai quali non ha fatto mancare elogi e ringraziamenti.
Infine, ha esaltato il lavoro di sua sorella – definita “El jefe” (il capo), per la quale chiede il “pieno sostegno” – che ha lavorato in tutti questi mesi per costruire il partito che si presenterà alle elezioni di metà mandato dell’ottobre del 2025. Si sono abbracciati sul palco, hanno incitato insieme i presenti a rimboccarsi le maniche per aprire sezioni in tutto il paese, hanno ricordato che politici di altri gruppi, oggi presenti nel parlamento, stanno lasciando i loro vecchi partiti per aderire al nuovo progetto politico.
Insomma, quello a cui abbiamo assistito a Buenos Aires è, forse, l’evento che per antonomasia catapulta Milei nel pieno della battaglia della “politica-politicante”, che ha intrapreso tre anni fa, quando divenne deputato insieme a Victoria Villaruel. Andrà bene? Andrà male? Rivolgendosi alla folla non ha avuto dubbi: “Il trionfo è quello dei giusti – ha detto citando l’ennesimo passo biblico -. Nel 2025 daremo una legnata elettorale ai nostri avversari. Non fatevi intimidire, lottate con fede e speranza, perchè cambieremo l’Argentina”.
Il tutto si è concluso con la più classica delle chiusure: “Viva la libertad, carajo”!