di MATTEO CORSINI
Se c’è una “teoria” (uso le virgolette perché mi pare improprio definirla tale) che più di altre è tanto insensata quanto pericolosa è la Modern Monetary Theory, che ho analizzato più volte e che in un pezzo del già lontano 2012 finii per considerare come la via monetaria al socialismo.
Le conseguenze dell’applicazione dei precetti della MMT erano prevedibili, ma la sua applicazione era stata (implicitamente) sperimentata solo in Paesi disastrati e affetti da iperinflazione fino a prima della pandemia. Quindi i fautori della MMT sostenevano che quei Paesi, in realtà, non avevano la sovranità monetaria necessaria affinché la teoria funzioni.
Ebbene, nel 2020 in molti Paesi a sovranità monetaria fuori discussione, Stati Uniti in testa, c’è stata una applicazione dei principi della MMT: spesa pubblica in deficit senza alcuna preoccupazione, con tanto di sussidi monetari elargiti direttamente ai cittadini (il proverbiale denaro lanciato dagli elicotteri) e monetizzazione massiccia da parte della banca centrale. Risultato: debito pubblico schizzato alle stelle tanto in valore assoluto quanto in rapporto al Pil, nonché inflazione che dai prezzi delle attività reali e finanziarie si è massicciamente trasferita ai prezzi dei beni di consumo. E scontiamo pure la interruzione delle catene di fornitura per via dei vari lockdown, ma senza un mix di massiccia spesa in deficit e monetizzazione e i prezzi non sarebbero aumentati nella stessa misura. Quindi tutto come il buon senso avrebbe lasciato prevedere. Questo ha portato a un ripensamento da parte degli apostoli della MMT? Certo che no.
A inizio maggio uscirà un documentario di Stephanie Kelton (gran sacerdotessa della MMT), per aprire gli occhi alle persone. Sostiene Kelton:
- “Nella scienza triste, è tutta una questione di scarsità e non potremo mai avere le cose che vogliamo perché c’è sempre questo problema davvero invadente, ovvero: come lo pagherai? Da dove verranno i soldi? E il problema è che trattiamo il denaro come qualsiasi altro bene o servizio scarso nell’economia. E ciò che la MMT sta facendo è dire: aspetta un secondo. Non siamo più nel gold standard. Abbiamo questa cosa chiamata valuta fiat.”
Posto che se non esistesse la scarsità non avrebbe ragione di esistere la scienza economica, un minimo di buon senso dovrebbe rendere evidente che aumentare senza limiti il denaro fiat non aumenta la ricchezza reale, ma redistribuisce quella esistente, danneggiando i meccanismi di produzione della stessa, quindi il potenziale di sviluppo futuro.
Come ho rilevato più volte, il “rimedio” in caso di fiammata inflattiva, ossia il drenaggio di denaro mediante tassazione, sarebbe una toppa peggiore del buco, perché distorcerebbe ulteriormente l’allocazione delle risorse reali in quella rincorsa e stratificazione di interventismi che Ludwig von Mises indicava come la via progressiva verso la completa socializzazione dei mezzi di produzione.
Altrettanto prevedibile è che per i fautori della MMT il problema sia che Biden e Powell non hanno seguito adeguatamente il manuale delle istruzioni. Altrimenti gli americani sarebbero nel paese dei balocchi. E infatti Kelton auspica che chi vincerà le prossime elezioni usi “il potere incredibile che ha, il potere della borsa“. Pare proprio che al peggio non ci sia mai limite.
Che poi, questa teoria monetaria, è talmente “moderna” da essere praticamente la stessa applicata nella Germania di Weimar. E con enormi benefici, come tutti sanno.
Non per nulla è la teoria sbandierata da quel fuori di testa di Paolo Barnard.