La confusione regna sovrana (qualcosa di sovrano i sovranisti lo stanno ottenendo). Da settimane, nelle stesse ore diversi esponenti di governo e maggioranza dicono cose spesso contraddittorie sugli stessi argomenti, e di fronte al saliscendi dello spread (più sali che scendi, finora), si limitano a dire che, una volta spiegata la manovra, gli operatori di mercato e le istituzioni europee capiranno.
Ovviamente c’è anche chi crede che la soluzione alla salita dello spread sia nel sostegno al debito pubblico da parte della BCE, senza se e senza ma. Ne è convinto Paolo Savona, per esempio: “Tra i compiti della Banca centrale europea c’è quello della stabilità finanziaria, quindi quello di abbattere lo spread”. Credo che Savona, che rimpiange i tempi pre-divorzio tra Tesoro e Banca d’Italia avvenuto nel 1981, non sia molto informato su ciò che la BCE può e non può fare. Oppure mente clamorosamente.
Già il quantitative easing ha distorto massicciamente i tassi di interesse di mercato e i premi per il rischio di credito, a beneficio anche dell’Italia, ancorché sia stato giustificato dalla BCE con la necessità di riportare la crescita dei prezzi al consumo attorno al 2% annuo.
La conseguenza è stata, rimanendo all’Italia, un abbassamento di circa 20 miliardi annui nella spesa per interessi (che questo governo sembra stia facendo di tutto per far risalire), che Renzi e soci hanno ben pensato di spendere in altro modo, cosicché vanificando il possibile miglioramento dello scassato bilancio della Repubblica.
Adesso che il QE volge al termine, se uno Stato vuole che la BCE compri suo debito senza limiti deve fare richiesta di intervento al fondo salva stati ESM, sottoponendosi a un programma in stile greco. Cosa che, ovviamente, nessun sovranista accetta, perché il principio deve essere che lo Stato spende quanto ritiene necessario, e la banca centrale deve colmare le eventuali perplessità degli investitori privati.
Pare che oltre 6 votanti su 10 credano a queste cose e le condividano. A mio parere personale, gran parte di quei 6 semplicemente ingnora completamente la materia, una piccola parte crede in buona fede che la soluzione consista nel far sì che non vi sia mai “carenza” di moneta per finanziare la spesa pubblica, e un’altra piccola parte sa che ciò è dannoso, ma trova conveniente far credere agli altri che non lo sia. Sospetto che i consiglieri di Salvini e Di Maio appartengano all’ultima categoria.
Temo anche che l’impatto con la realtà sarà doloroso, purtroppo anche per chi non è tra quei 6.